Fatti

Per il segretario generale di Greenaccord è quello che serve per scongiurare, dal Nordafrica all’Europa, quella che alcuni studiosi chiamano già con preoccupazione “sesta estinzione di massa”. “Oggi – dice al Sir – le tecnologie digitali e il sistema di allerta satellitari ci aiutano moltissimo e stupisce che le città, ancora una volta, siano in fortissimo ritardo nella sperimentazione dei sistemi più moderni di protezione civile. Come se la catastrofe dell’Emilia-Romagna non abbia insegnato niente”

L’incontro con un gruppo, sorto spontaneamente, che presta servizio per fornire un po’ di viveri e qualche ricambio alle numerose persone che, in transito a Gorizia nel corso del loro viaggio, non hanno un posto dove trascorrere la notte

“Eletto alle più alte magistrature dello Stato, presidente della Camera dei deputati, senatore a vita, presidente della Repubblica per due mandati, ha interpretato con fedeltà alla Costituzione e acuta intelligenza il ruolo di garante dei valori della nostra comunità, con sentita attenzione alle istanze di rinnovamento presenti nella società. Votato alla causa dei lavoratori, inesauribile fu la sua azione per combattere la spirale delle morti sul lavoro”. 

“Conservo grata memoria degli incontri personali avuti con lui, durante i quali ne ho apprezzato l’umanità e la lungimiranza nell’assumere con rettitudine scelte importanti, specialmente in momenti delicati per la vita del Paese, con il costante intento di promuovere l’unità e la concordia in spirito di solidarietà, animato dalla ricerca del bene comune”.

Ci sono vittime anche tra la popolazione civile. A denunciarlo è un Report della Caritas Internationalis sulla situazione in Nagorno Karabakh e sulle conseguenze dell’azione militare condotta dall’Azerbaigian contro la pacifica popolazione armena dell’Artsakh. Giunto al Sir tramite mons. Mikael Bassalé, amministratore apostolico dei cattolici di rito armeno, secondo l’Ufficio per la difesa dei diritti umani del Nagorno Karabakh, ci sono almeno 200 morti e più di 400 feriti. 

Raggiunto telefonicamente dal Sir, parla l'amministratore apostolico dei cattolici di rito armeno dell'Europa dell'Est e lancia un appello: “Non abbandonateci. Quello che sta succedendo è una cosa terribile. Il governo azero ha deportato gli armeni nel corridoio di Lachin. Hanno poi attaccato la nostra gente. Tanti sono morti. Tanti sono dispersi perché non ci sono le comunicazioni. È un genocidio”

"Ora si respira un po' ma la situazione a Porto Empedocle è speculare a quella di Lampedusa", dice al Sir Valerio Landri, direttore di Caritas Agrigento. Nei giorni di maggiore affollamento nella tensostruttura al molo, Caritas è stata chiamata dalla prefettura per un aiuto: "Abbiamo accolto per un paio di notti due gruppi: 8 donne, tra cui una incinta, con i bambini; e un gruppo con 14 ragazze minorenni che erano state molestate all'interno della tensostruttura". Ora si stanno preparando per affrontare l'eventualità dell'arrivo a piedi ad Agrigento, circa 10 km, dei tunisini da Porto Empedocle. Distribuiranno acqua, cibo e teli termici a chi si troverà in strada, in attesa di prendere un treno verso nord. Intanto la prefettura promette un nuovo hub più organizzato ed efficiente entro novembre.

A breve migliaia di candidati affronteranno le prove del concorso che permetterà loro di diventare docenti di educazione motoria e insegnare nelle scuole primarie. Scuole che in molti, troppi casi, non sono dotate di una palestra. Tuttoscuola fa il punto della situazione analizzando i dati dell’anagrafe dell’edilizia scolastica. In Calabria e in Sicilia l’80% delle scuole primarie sono prive di palestra