Fatti

I dati del rapporto dell’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile. Il portavoce, Enrico Giovannini: “Di fronte alla crisi che ha investito i giovani e il mondo dell’istruzione urgono politiche per recuperare il tempo didattico e di socialità perduto, per prevenire un ulteriore calo di competenze, contenere le disuguaglianze e tutelare la qualità educativa”

Senza accesso alla sanità pubblica e alle case di riposo, senza la pensione garantita dallo stato britannico, per la quale hanno versato i contributi per un’intera vita, e senza la possibilità di rientrare nel Regno Unito dopo un viaggio in Italia. “Questi sono i diritti che rischiano di perdere gli italiani, residenti qui, che non hanno ancora fatto domanda di settled status, il visto, richiesto dal Regno Unito, dopo l’uscita dalla Ue, che i cittadini europei devono ottenere entro il 30 giugno per poter rimanere”, spiega al Sir Pietro Molle (nella foto), presidente del Comites, Comitato degli italiani all’estero, che rappresenta 350mila nostri connazionali residenti tra Londra, il sud del Regno Unito e il Galles.

Con il 2021 viene inaugurato il Neighbourhood, development and international cooperation instrument (Ndici), ovvero il Fondo con cui verrà gestita la politica europea di cooperazione per i prossimi 7 anni. Sostituisce l’European development fund (Edf) e avrà una dotazione finanziaria di 70,8 miliardi di euro. Ma il 10% deve essere destinato a contribuire alla politica migratoria europea

Luca Casarini, Capo Missione Mediterranea Saving Humans, denuncia: "145 donne, uomini e bambini. Sfiniti da mesi, alcuni da anni, di detenzione nei campi di concentramento libici. Hanno subito torture, hanno visto morire padri, madri, fratelli, amici. Ora sono in mare e non ci sono navi di soccorso in giro. Non è una serie di Netflix..."

“Indebiti ostacoli al diritto fondamentale alla libertà di religione”: questo, secondo Jean-Claude Hollerich, presidente della Commissione degli episcopati dell’Unione europea (Comece), sarebbe l’effetto della legge che il governo danese intende presentare per richiedere che tutti i sermoni, le omelie e gli altri discorsi tenuti in un contesto religioso (liturgico) siano tenuti in danese o resi accessibili in lingua danese. Seppur con “rispetto” verso i processi nazionali, l’arcivescovo guarda a questa proposta “con preoccupazione” e la inserisce in “una tendenza più ampia e crescente di negligenza del diritto fondamentale alla libertà di religione negli Stati membri dell’Ue e persino a livello di Corte dell’Ue”. 

È partito il 1 gennaio scorso (fino al 30 giugno 2021) il progetto nato dalla collaborazione tra Caritas Jerusalem (CJ) e Ministero della salute (Moh) di Gaza che vede CJ impegnata in cinque distretti della Striscia (Gaza city, Gaza nord, Gaza centro, Khanyounis e Rafah) “a fornire assistenza sanitaria di base e di emergenza nelle case di persone positive al Covid-19 oltre che di malati di altre patologie”. La campagna sanitaria si rivolge a 10.800 destinatari diretti e 60.480 indiretti (familiari e parenti), per un costo totale di 250mila euro che CJ conta di raccogliere grazie a donor e benefattori. La speranza della popolazione gazawa è quella di vedere presto una campagna di vaccinazione. Ma i tempi sono molto lunghi