Accoglienza migranti, Refugees welcome supera le 100 "convivenze"

Sono 1196 le famiglie che hanno espresso la volontà di ospitare un rifugiato, 3448 i rifugiati in cerca di ospitalità e 120 le convivenze già realizzate in due anni, dal 2016 al 2018. Sono questi i numeri del progetto Refugees Welcome. "Da giugno numeri in crescita"

Accoglienza migranti, Refugees welcome supera le 100 "convivenze"

ROMA - Sono 1196 le famiglie che hanno espresso la volontà di ospitare un rifugiato, 3448 i rifugiati in cerca di ospitalità e 120 le convivenze già realizzate in due anni, dal 2016 al 2018. Sono questi i numeri del progetto Refugees Welcome, lanciato due anni fa e tuttora attivo, con numeri in crescita. L’associazione ha presentato oggi a Roma, nella sede della Stampa Estera, il suo primo rapporto di attività e le Linee guida per l’accoglienza in famiglia. Un’iniziativa che punta a rendere il progetto replicabile il più possibile: le linee guida, infatti, saranno rese disponibili per tutti.

I numeri di Refugees Welcome. Delle 120 convivenze attivate, 31 sono attualmente in corso, la media è di circa 7 mesi ma 8 famiglie hanno deciso di prolungare l’iniziativa a tempo indeterminato. In altri 7 casi, dopo la prima convivenza, il rifugiato è stato accolto in una seconda famiglia. A livello territoriale, le regioni che hanno accolto di più sono Lazio e Lombardia. La città più ospitale è stata, invece, Roma con ben 30 convivenze. Per quanto riguarda gli accolti: nel 58 per cento dei casi sono titolari di protezione umanitaria, seguono i rifugiati 20 per cento e le persone con protezione sussidiaria (16 per cento). Le famiglie accoglienti sono, invece, principalmente composte da coppie con figli (30 per cento), ci sono poi le persone singole (28 per cento dei casi), le coppie senza figli (23 per cento) e le coppie con figli adulti fuori casa (11 per cento). L’associazione spiega che il 2018 è stato l’anno con il boom di iscrizioni proprio in risposta alla politica dei porti chiusi: 150 famiglie hanno dato la disponibilità a ospitare un rifugiato nei mesi di giugno e luglio, proprio dopo i primi provvedimenti del nuovo governo e del ministro Salvini. Nel 2019, inoltre, partiranno nuovi gruppi locali in Puglia, Campania, Umbria e Calabria, portando a 15 le regioni in cui il progetto è attivo.

Una sfida per un vero cambiamento culturale. “Il nostro obiettivo era realizzare un cambiamento culturale rispetto al racconto del fenomeno migratorio - spiega Fabiana Musicco, vicepresidente di Refugees Welcome -. E promuovere l’accoglienza in famiglia abbiamo ritenuto fosse il giusto metodo per contribuire a questo cambiamento. Oggi abbiamo 1196 famiglie iscritte, i numeri non sono oceanici ma significativi, perché continuano a crescere”. All’inizio ad accogliere di più era il Centro Nord “perché il gruppo dei fondatori era al Nord - aggiunge Musicco - poi le richieste sono cominciate ad arrivare anche dalle regioni del Sud e ora copriamo 15 regioni”. Per replicare il più possibile l’iniziativa, l’associazione ha stilato le sue Linee guida, che comprendono tutti i passaggi che portano all’accoglienza in famiglia, dalla prima intervista con la famiglia, fino all’incontro con la persona ospitante e le cose da fare durante l’accoglienza. “Abbiamo utilizzato la metodologia creative commons perché chiunque le possa utilizzare, vogliamo che ci sia un processo di contaminazione - continua Musicco -. Noi oggi poniamo varie sfide, innanzitutto alle istituzioni che hanno la governance del fenomeno migratorio e che ci auguriamo vogliano portare avanti il progetto".

Unhcr: "Includere i rifugiati è una risposta sociale". “I numeri di Refugees Welcome sono importanti, la tendenza è in crescita, questo ci fa capire che ci sono persone che vogliono aprire le porte all’inclusione - sottolinea Felipe Camargo, responsabile Unhcr per il Sud Europa - . Dobbiamo continuare ad appoggiare queste iniziative consapevoli che i risultati sono sicuri, una risposta all’inclusione dei rifugiati è una risposta sociale. Inoltre, le iniziative che vengono dal basso sono quelle che hanno un impatto maggiore sulle persone”. Per Camargo l’esperienza delle sponsorship private. in Italia come in Canada,  è fondamentale. “Da poco sono stati approvati due compact, su migranti e rifugiati - aggiunge Camargo -. Ma questi provvedimenti parlano essenzialmente di una cosa, dell’acceso ai diritti, anche i diritti più semplici come il diritto a mangiare, a sorridere, e questo dove si può realizzare meglio, se non in una famiglia?”.

Sahal: "Prima temevo la strada, ora sento di avere una famiglia". Alla presentazione, oggi a Roma, sono intervenute anche diverse famiglie ospitanti insieme ai rifugiati accolti in casa. “Non ho motivazioni particolarmente elevate per aver scelto di ospitare una persona - dice Laura Pinzani -. Volevo solo fare qualcosa, in un momento in cui non vedevo realizzarsi la responsabilità statale su questo tema. Ho trovato Refugees Welcome a Roma, mi sono iscritta, dopo un po’ mi ero dimenticata di aver scritto e loro mi hanno contattato. Dopo tre o quattro incontri con delle persone molto brave e disponibili, io ,Sahal e i miei figli ci siamo incontrati in un bar romano, ci siamo parlati e per fortuna siamo piaciuti anche a lui”. Ora Sahal vive ancora da Laura, e sta imparando l’italiano grazie a suo figlio Riccardo. “Quando sono arrivato in Italia all’inizio stavo da solo, avevo paura a vedere i ragazzi che stanno in strada, che muoiono di fame. - afferma il ragazzo -  Ora sento di avere una famiglia”. (ec)

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)