Accoglienza, “senza decreti attuativi né risorse difficile immaginare cambi radicali”

A parlare è Marco Lombardo, assessore alle Politiche per l’immigrazione del Comune di Bologna. “Cas strutture da superare, sì all’accoglienza diffusa. Il governo emani subito le norme attuative del decreto Lamorgese con i nuovi standard del Sistema di accoglienza e integrazione”

Accoglienza, “senza decreti attuativi né risorse difficile immaginare cambi radicali”

“Le verifiche effettuate sul Cas di via Mattei rilevano una situazione parzialmente diversa da quella denunciata dai migranti che hanno protestato di recente, ma allo stesso tempo condividiamo le preoccupazioni rispetto alle condizioni del centro”. La constatazione è di Marco Lombardo, assessore alle Politiche per l’immigrazione del Comune di Bologna, rispondendo in Question time a Francesco Errani (Pd) e Emily Clancy (Coalizione civica). Nei giorni scorsi i migranti accolti nella struttura di via Mattei hanno bloccato il centro dopo aver denunciato, in una lettera, le condizioni all’interno: “In più di 200 viviamo ammassati nello stesso campo. Alcuni di noi sono in Italia da pochi mesi, altri vivono nel Cas da anni. Siamo sfruttati da agenzie e cooperative nei magazzini della logistica, come quelli dell’Interporto, oppure lavoriamo come rider. Altri di noi non hanno lavoro”. Nella lettera lamentavano anche l’assenza dei controlli sanitari e quindi il rischio di contagio nelle “camerate da 12 persone. Non sappiamo chi di noi è positivo al Covid-19”.

“Non ci sfugge – ha risposto Lombardo – il fatto che queste strutture non siano idonee a garantire il distanziamento e che quindi vadano superate non solo in una logica di prospettiva di medio e lungo termine, come luoghi non idonei per effettuare la vera accoglienza, ma anche come luoghi non idonei per garantire la tutela sanitaria in questo momento”. Quanto alle condizioni igienico-sanitarie, “dalle rilevazioni che abbiamo fatto risulterebbe una situazione un po’ diversa da quella apparsa sui giornali. Medici e infermieri sono presenti, come da capitolato, così come gli screening con tamponi quando vengono indicati dall’Ausl risultano siano stati fatti. Risulta presente e funzionante la necessaria strumentazione per la rilevazione della temperatura corporea all’ingresso”. Tra le azioni da avviare, invece, “raccolgo l’invito che ha fatto Errani di sollecitare affinché nel piano di vaccinazione rientrino anche gli operatori che lavorano nel Cas”.

Lombardo ribadisce poi la necessità di superare il modello vigente: “Purtroppo sono i capitolati d’appalto che non consentono delle attività idonee ai bisogni primari ai quali bisogna dare una risposta da parte di diversi enti. Già il decreto Salvini aveva ridotto le risorse per i capitolati d’appalto e anche per le attività che si possono svolgere: questi provvedimenti non solo precludono ai richiedenti protezione internazionale l’accesso ai servizi di accompagnamento all’autonomia e all’integrazione, ma rendono possibile la gestione dell’accoglienza solo quasi in strutture di grandi dimensioni, ora più che mai inadeguate ad assicurare condizioni di vita dignitose e sicure, anche dal punto di vista sanitario. Gli effetti di questi provvedimenti sulle persone accolte sono gravi, perché i tempi di permanenza, in attesa che si concluda l’iter della richiesta di protezione, sono lunghi, a volte pari anche a un anno e più. E sono condizioni che inducono a una situazione di assistenzialismo che può favorire il rischio concreto per queste persone di cadere anche vittima di reati di sfruttamento a fini lavorativi”. L’assessore ha anche sottolineato la necessità di “emanare subito il decreto ministeriale previsto dall’art. 10 comma 1 del decreto legislativo 142/2015 novellato della 173/2020, il cosiddetto decreto Lamorgese, con i nuovi standard del Sai, che vanno applicati per quanto possibile anche ai Cas, per attuare le norme che prevedono il loro superamento nel sistema unico di accoglienza. Dal punto di vista politico l’amministrazione è pronta a immaginare un superamento del modello del Cas come Centro di prima accoglienza governativa, impegnato nell’attività di screening sanitario e informativa legale. L’obiettivo, invece, è l’accoglienza diffusa come prevista dal Sistema di accoglienza e integrazione (Sai). 
Il miglioramento del sistema di accoglienza non si può fare se oltre alle norme necessaria non ci sono anche le risorse per poter modificare i capitolati, importanti anche in questo momento di emergenza sanitaria: senza decreti e senza risorse difficilmente si avrà anche una modifica nella sostanza”.

Nel frattempo, a Lombardo è arrivata la richiesta per l’attivazione di un tavolo permanente con i soggetti istituzionali per accelerare le procedure del rilascio dei permessi di soggiorno, visti, cittadinanze e sul sistema di accoglienza. Mittenti: Cgil, Cisl e Uil. La lettera, inviata a seguito di un incontro che i sindacati hanno avuto con l’assessore, contiene una piattaforma di richieste che punta alla definizione di “un protocollo di relazioni sindacali che preveda l’azione di coordinamento tra i diversi soggetti istituzionali e sindacali coinvolti nelle risposte e procedure rivolte ai cittadini migranti”. Riguardo alla Legge 173 che ha convertito i cosiddetti decreti Lamorgese poi, i sindacati riferiscono di essere “ancora in attesa di procedure per la ricezione e l’esame delle domande di permesso speciale che viene rilasciato, appunto, a fronte di un percorso di stabilizzazione e integrazione della persona”. A tutto questo “si aggiunge la necessità di provvedere con assunzioni presso gli uffici competenti all’espletamento delle procedure per il rilascio e rinnovo dei permessi e delle altre pratiche”. Di fronte alle domande di regolarizzazione, “c’è l’assoluta urgenza di risposte, dopo un ritardo di circa otto mesi, urgenza resa ancora più improrogabile per la fragilità delle persone derivante dall’avere lavori spesso precari ed una situazione abitativa spesso non stabile”.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)