Afghanistan, "i profughi bloccati e respinti alle frontiere hanno bisogno di protezione"
L’appello di EuroMed Rigths in occasione della riunione dei ministri dell'Interno europei. Dal giugno 2021, centinaia di rifugiati, tra cui afgani, che cercavano di attraversare la regione turca di Van al confine con l'Iran sono stati arrestati dalle forze di sicurezza
“Mentre i ministri degli interni dell'Ue si incontrano oggi per discutere della situazione in Afghanistan e degli sfollati afgani, è urgente fornire agli afgani protezione e aiuto immediati in transito e nei paesi dell'Ue. Invece, sono bloccati in un limbo al confine turco”. Lo sottolinea in una nota l’organizzazione EuroMed Rigths, ricordando che dal giugno 2021, centinaia di rifugiati, tra cui afgani, che cercavano di attraversare la regione turca di Van al confine con l'Iran, sono stati arrestati dalle forze di sicurezza turche. “Le pericolose rotte di contrabbando dalla regione di Van a Istanbul, attraverso il lago Van e l'autostrada Tatvan, sono state riattivate, provocando incidenti mortali, annegamenti e maggiori rischi di violenza sessuale - spiega l’organizzazione -. La Turchia ha accelerato la costruzione di un muro al confine Iran-Turchia che coprirà l'intero confine di 295 km e sarà dotato di misure di sicurezza, come torri di guardia, telecamere termiche, radar e sensori. Il ministro dell'Interno turco ha inviato 35 squadre per operazioni speciali e 50 veicoli armati per assistere i soldati che pattugliano il confine e impediscono ai rifugiati di accedere al territorio. In un'unica operazione nel luglio 2021, più di 1.400 afgani sono stati respinti in Iran dalle guardie di frontiera e dalla polizia militare turche. Il 19 agosto 2021, il presidente della Turchia, Tayyip Erdogan, ha affermato che la Turchia non diventerà "l'unità di stoccaggio dei migranti in Europa".
EuroMed Rights sottolinea come i rifugiati afghani abbiano seri problemi di protezione in Turchia, in quanto non hanno diritto né a una protezione ai sensi della Convenzione di Ginevra del 1951 né a una “protezione temporanea” come i siriani. Secondo rapporti internazionali, tra il 2018 e il 2019, almeno 53.000 cittadini afgani sarebbero stati espulsi dalla Turchia. Inoltre, si sono intensificate le tensioni all'interno delle comunità ospitanti, gli attacchi razzisti e i crimini d'odio contro i rifugiati. “La recente dichiarazione del ministro greco delle Migrazioni, Notis Mitarachi, di considerare la Turchia un Paese “sicuro” per i richiedenti asilo provenienti da Siria, Afghanistan, Pakistan, Bangladesh e Somalia è estremamente preoccupante e accelererà i rimpatri forzati dalle isole greche alla Turchia di Afghani bisognosi di protezione” continua la nota.
Intanto anche Grecia e Bulgaria rafforzano i controlli alle frontiere. La Grecia ha inoltre recentemente completato la costruzione di un muro di 40 km al confine con la Turchia e messo in atto un nuovo sistema di sorveglianza per impedire ai potenziali richiedenti asilo di tentare di raggiungere l'Europa. “La Grecia ha adottato famigerate politiche di migrazione e asilo che hanno portato a detenzioni di massa, rimpatri, condizioni di accoglienza deplorevoli sulle isole greche e criminalizzazione delle Ong che lavorano con migranti e rifugiati - spiega EuroMed Rights -. All'altro confine dell'Ue con la Turchia, anche la Bulgaria sta rafforzando i controlli alle frontiere per impedire ai migranti di entrare nel suo territorio - 14.000 migranti sono stati fermati dall'inizio del 2021 - inviando 400 soldati alle frontiere con la Turchia e la Grecia. Altri Stati membri e la stessa Ue stanno sviluppando una narrativa che rafforza tale approccio. Come ha affermato il presidente francese, Emmanuel Macron, "Dobbiamo proteggerci dai grandi flussi migratori irregolari", mentre il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, ha dichiarato che l'UE è determinata a mantenere "protetti i confini dell'Ue". In questo contesto, l'Unione europea e i suoi Stati membri dovrebbero invece attivare urgentemente la direttiva sulla protezione temporanea - come ha ricordato l'alto rappresentante Josep Borrell - per fornire protezione immediata ai rifugiati afgani e armonizzare il grado di protezione riconosciuto ai rifugiati afgani, come i tassi di riconoscimento variano notevolmente in tutta Europa”. Secondo l’organizzazione gli Stati membri dell'Ue dovrebbero aumentare gli impegni di reinsediamento, facilitare le procedure di ricongiungimento familiare e intensificare i percorsi legali per fornire a tutti i rifugiati, compresi quelli più a rischio come le donne e le persone Lgbt, un'accoglienza adeguata, accesso all'asilo e ai diritti fondamentali”.