Afghanistan, "ora misure urgenti per mettere in salvo le persone"

Presentato a Roma il documento programmatico del Tavolo Asilo. Si chiede di mettere in campo tutte le iniziative necessarie a garantire la sicurezza delle persone. Schiavone (Asgi): “Gli strumenti ci sono e possono già essere messi in pratica a normativa vigente”. Miraglia (Arci): “L’Ue deve fare la sua parte”. Stilli (Aoi): “Da domani cabina di regia con i ministeri”

Afghanistan, "ora misure urgenti per mettere in salvo le persone"

Mettere in campo iniziative all’altezza della tragedia che si sta consumando in Afghanistan “sotto i nostri occhi”. Lo sottolinea il Tavolo Asilo e immigrazione in un documento programmatico, presentato oggi a Roma, nella sede della Fnsi. Le organizzazioni che compongono il Tavolo, chiedono dunque a Italia ed Europa, di attivarsi da subito e con strumenti concreti, alcuni già previsti dalla normativa vigente. A partire da un ampio programma di ricollocamenti e trasferimenti, da attuare anche dai paesi di transito e dalla concessione di visti temporanei attraverso l’attivazione della direttiva europea 55 del 2001, adottabile a maggioranza qualificata. E poi: la sospensione di qualsiasi decisione negativa (diniego, respingimento, rimpatrio) nei confronti degli afghani già presenti sul territorio dell’Ue, garantire assistenza e protezione umanitaria ai 39 milioni di afghani rimasti nel Paese, consentire l’accesso in sicurezza, con un particolare riguardo ai casi più vulnerabili. 

“Nel summit straordinario dei  ministri dell’Interno europei il messaggio era molto chiaro: gli afghani devono restare a casa loro. Ma nessuno può impedire alle persone di viaggiare verso l'Europa per chiedere protezione. Senza misure legali e sicure, però, l'unica alternativa che gli resta sono i trafficanti - sottolinea Filippo Miraglia, responsabile immigrazione dell’Arci -. L'Unione europea deve fare la sua parte, che non può essere affidarsi solo ai corridoi umanitari dei privati. Ci deve essere un'iniziativa degli Stati all'altezza della responsabilità dell'Ue. Si deve trattare con i talebani e con i governi confinanti con l'Afghanistan affinché questo sia possibile".  Nello specifico, Miraglia ricorda la direttiva 55 del 2001, la direttiva che prevede cioè norme per la concessione della protezione temporanea in caso di afflusso massiccio di sfollati e offre la possibilità di attuare un piano di evacuazione concordato a livello europeo, con la ripartizione dell’accoglienza concordata tra gli Stati sulla base di criteri equi. Inoltre, aggiunge Miraglia "bisogna smetterla di rimandarli indietro come avviene lungo la rotta balcanica. Molti paesi continuano a fare rimpatri e respingimenti e questo non è ammissibile". 

Al Governo italiano si chiede inoltre di trasferire alle rappresentanze consolari nei Paesi limitrofi anche le competenze sul rilascio di visti in ingresso, che venga consentito l’accesso delle persone che hanno ricevuto il nulla osta per il ricongiungimento familiare, che venga garantita un’assistenza adeguata nel Sistema di accoglienza e integrazione (Sai) in accordo con i comuni. "Oggi le persone non sanno a chi rivolgersi. Bisogna consentire i ricongiungimenti in sicurezza. Chiediamo", ha concluso Miraglia, "che venga anche allargato il sistema di accoglienza, come hanno richiesto i sindaci in queste settimane. Aspettiamo da due settimane il decreto per l’allargamento del Sai, nel frattempo le famiglie afgane che hanno finito la quarantena restano nei centri Covid perché non si sa ancora dove trasferirle".

Anche per Gianfranco Schiavone di Asgi “la richiesta politica più pressante è quella di attuare la Direttiva 55/2001. Questa assicurerebbe l'accesso dei profughi afghani nel territorio dell'Ue. È una fuga da un regime che vieta ogni libertà democratica - spiega -. Siamo di fronte a dei rifugiati a pieno titolo, ne va riconosciuto lo status. La direttiva serve proprio a questo. Inoltre, la direttiva è vincolante, quindi vale per tutti i Paesi, e il piano di distribuzione sarebbe ordinato. Lo dice il testo giuridico. Insomma, abbiamo già a disposizione gli strumenti per agire ma non li stiamo usando". Secondo Schiavone, a farsi portavoce dell’attuazione della direttiva deve essere proprio il  Governo italiano: "vediamo se c'è una maggioranza in grado di riceverla in Europa. Se l’'Unione eueopq è in grado di dare un reale segnale. Contestualmente vanno messi in pratica i piani di accoglienza. Dobbiamo voltare pagina".

Un Tavolo di coordinamento con la Farnesina 

Nel corso della conferenza stampa, Silvia Stilli portavoce nazionale dell'Associazione delle organizzazioni di cooperazione e solidarietà internazionale (Aoi), ha annunciato un tavolo di coordinamento sull'Afghanistan “che si riunirà per la prima volta domani presso il ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale domani mattina alle 9. Abbiamo chiesto anche che ci sia una cabina di regia tra i ministeri di Esteri e Difesa". Secondo Stilli il nuovo Tavolo servirà per attuare una vera cabina di regia tra i ministeri. "Nei giorni dei trasferimenti dall'aeroporto di Kabul c'è stato uno scoordinamento totale tra il ministero della Difesa e l'Unità di crisi del ministero degli Esteri. Le liste passavano da una parte all'altra senza alcun criterio. E’ un’esperienza che non si può ripetere, serve coordinamento" avverte Stilli, che ricorda come solo una parte degli afghani in pericolo sia riuscita a mettersi in salvo, circa il 25% di quelle presenti sulle liste stilate da ong e ambasciata. “Pangea onlus, una delle ong nostre affiliate, ha riaperto la casa delle donne a Kabul, anche se oraè gestita da uomini - spiega -. La questione delle liste è ancora aperta, ma non sappiamo se ci saranno nuovi  ponti aerei. Oggi nel Paese non c'è nessuna rappresentanza diplomatica. Come riusciremo a operare? Non lo sappiamo" conclude la portavoce delle ong italiane.

Tra le persone a rischio ci sono anche i giornalisti che hanno lavorato in Afghanistan in questi anni, spesso a contatto con i media internazionali. “Abbiamo provato a far rientrare in Italia più giornalisti possibile. Questa categoria, insieme alle donne e agli insegnanti, è nel mirino dei talebani. Non passa giorno senza un arresto di un giornalista. Serve una grande iniziativa comune e internazionale in favore dei diritti, della libertà e della democrazia - sottolinea Raffaele Lorusso, segretario della Federazione nazionale stampa italiana -. Per questo chiediamo l'attivazione di corridoi umanitari: in Afghanistan è in corso una caccia all'uomo, dobbiamo mettere in sicurezza chi vuole scappare".

 Alla conferenza del Tavolo Asilo anche diversi esponenti politici che condividono il documento delle organizzazioni. Secondo Emma Bonino, senatrice di +Europa:  “la situazione in Afghanistan è in evoluzione ma non ci si può attendere nulla di buono nei prossimi giorni. Intanto la frenesia diplomatica non è stata in grado di partorire una sola idea se non quella di “teneteli lì vicino”, nei paesi limitrofi. Tutto questo serve a coprire il nulla decisionale che è emerso fino a oggi, Probabilmente non cambierà nulla per quanto riguarda la politica estera comune". Per Matteo Mauri del Partito democratico “questo è uno dei momenti in cui si riscrive il Dna dell’Europa”. In particolare, l’esponente Pd non ci si può limitare a dire di non volere “immigrazione irregolare, rifiutando così di usare gli strumenti necessari per governare la realtà. Tutti i Paesi europei devono fare accoglienza di qualità. L'Italia deve andare nella direzione dell'ultimo decreto immigrazione: privilegiare l'accoglienza nel sistema di accoglienza nazionale 'Sai', perché è il migliore e il più adeguato anche per questa situazione, dove ci sono tante donne e bambini in fuga". Tra gli altri politici presenti Paola Nugnes e Loredana De Pretis. 

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)