Alika Ogorchukwu, la comunità nigeriana in piazza: “Sia riconosciuta la matrice razzista”

Sabato a Civitanova Marche il corteo promosso da un cartello di associazioni e dal Comitato antirazzista italiano. Tra le richieste: un sostegno alla vedova e la cittadinanza al figlio. Appello ai media: “Meno toni ansiogeni e allarmistici sull’immigrazione. Usate le parole corrette e restituite identità alle persone”

Alika Ogorchukwu, la comunità nigeriana in piazza: “Sia riconosciuta la matrice razzista”

“L’ambulante, il nigeriano, il clandestino: sono questi alcuni dei termini con cui Alika Ogorchukwu, l’uomo ucciso in strada a Civitanova Marche, è stato definito dai media italiani, senza preoccuparsi nemmeno di fornire un nome e un'identità. Questo è il linguaggio mediatico, imbevuto di immaginari coloniali e razzisti, con cui si definisce il corpo nero, menzionato solo in relazione a sbarchi o crimini e i cui tratti individuali vengono cancellati. Gli incessanti toni allarmistici e ansiogeni di questa narrazione contribuiscono alla costruzione di stereotipi che influenzano l’immaginario collettivo, le cui conseguenze implicano per le persone Nere e razzializzate situazioni di terrore, violenza e morte”. Inizia così l’appello lanciato dalle associazioni in occasione della manifestazione per chiedere giustizia sulla morte di  Ogorchukwu, che si svolgerà sabato prossimo a Civitanova Marche. A organizzare il corteo, che partirà dallo stadio comunale sul lungomare Sergio Piermanni, è la comunità nigeriana, insieme ai familiari della vittima e a un cartello di associazioni. “La vicenda di Alika Ogorchukwu mette in luce un ulteriore tema: quello della disabilità. Ogorchukwu è stato una vittima anche dell’abilismo sistemico, a causa del quale in Italia solo 3 persone disabili su 10 riescono a trovare un impiego” continua la nota.

Alla luce di tutto ciò, le associazioni chiedono: il riconoscimento della matrice razziale per l’omicidio (si costituiranno parte civile come persone razzializzate); la presa a carico delle istituzioni e della politica delle responsabilità dirette e indirette; che il mondo dell’informazione italiana inizi ad adeguarsi a una comunicazione corretta e a validare le vite Nere partendo dal rispetto di nomi e cognomi di origine non occidentale; la rimozione del video dell’omicidio, che alimenta da un lato la pornografia del dolore e dall’altro il trauma della comunità nera italiana. Inoltre si chiede ai movimenti femministi e queer di persone bianche di denunciare l’utilizzo strumentale dei nostri corpi e la violenza maschile che viene riprodotta nei confronti di maschilità subalterne e razzializzate e il riconoscimento della violenza maschile all’interno delle minoranze (Saman Abbas, Agitu Ideo Gudeta). Infine la richiesta alle istituzioni è  di tutelare economicamente la moglie di Ogorchukwu e la cittadinanza il figlio.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)