Arrivano le unità mobili per l’integrazione dei profughi ucraini: in Italia sono 144.800

Il progetto di Oxfam “Persone in fuga” partirà a metà luglio a Roma, Padova e in 6 province toscane. “Andremo a intercettare i bisogni di persone private all’improvviso di ogni cosa, divise tra il desiderio di tornare presto a casa e la paura che la crisi possa durare"

Arrivano le unità mobili per l’integrazione dei profughi ucraini: in Italia sono 144.800

Sono in gran parte donne e bambini costretti a separarsi dal resto della famiglia, in molti casi minori non accompagnati, i profughi ucraini che, dopo aver trovato scampo in paesi come Polonia, Romania e Moldavia, hanno deciso di continuare il viaggio verso l’Italia. Spesso hanno trovato una prima sistemazione in abitazioni private o alberghi e, nonostante gli sforzi messi in campo, molti di loro rischiano di non ricevere l’aiuto necessario per potersi integrare e ritornare ad una parvenza di normalità. In Italia ne sono arrivati oltre 144.800 dal 24 febbraio, di cui 45.398 minori. Allo stesso tempo, dall’inizio dell’anno 27.424 persone sono arrivate attraverso il Mediterraneo.

Un’emergenza a cui Oxfam - da anni al lavoro per l’accoglienza e l’integrazione di richiedenti asilo e minori migranti non accompagnati – ha deciso di rispondere con il progetto “Persone in fuga”, attivando a partire da luglio unità mobili a Roma, Padova e in 6 province toscane. Al momento il 90% dei profughi ucraini si trova in abitazioni private o strutture alberghiere, con ogni probabilità senza accesso ai servizi dei territori e scarsa probabilità di potersi integrare. Solo poco più di 13 mila sono ospiti del sistema di accoglienza nazionale.

“Andremo a intercettare i bisogni di persone private all’improvviso di ogni cosa, divise tra il desiderio di tornare presto a casa e la paura che la crisi possa durare - spiega Alessandro Bechini, direttore dei Programmi in Italia di Oxfam – Non aspetteremo di essere cercati come uno sportello, andremo noi a incontrare persone e famiglie ucraine e di altre nazionalità ospitate in strutture dove non sono garantiti i servizi minimi per l’integrazione, o che sono rimaste tagliate fuori dal sistema di accoglienza. Ogni team, che si muoverà in auto, motorino o mezzi pubblici,  sarà composto da facilitatori di comunità, persone già in contatto con le famiglie di rifugiati che si occuperanno della mediazione linguistica e di individuare i casi di maggiore fragilità; operatori legali e sociali che ad esempio si occuperanno dell’orientamento ai servizi sanitari e di sostegno psicologico, dell’inserimento dei ragazzi in attività ricreative e formative, anche in vista del prossimo anno scolastico, prendendo in carico chi ancora non ha avuto la possibilità di accedere al percorso di integrazione attivato dalle istituzioni. Un progetto reso possibile grazie alla collaborazione di partner come Co&So Firenze, Refugees Welcome, Focus - Casa dei Diritti Sociali e la cooperativa Gea”.

A fine maggio a Roma e provincia erano accolti oltre 15.600 rifugiati ucraini, la stragrande maggioranza dei quali è fuori dal sistema di accoglienza e ancora ospitata in strutture alberghiere, da cui saranno presto fuori in mancanza di un rinnovo delle convenzioni.

“Sono ancora pochi, purtroppo, gli ucraini che si rivolgono alle associazioni attive sui territori – aggiunge Bechini – Per questo cercheremo di entrare in contatto con loro direttamente per dare aiuto concreto laddove necessario o essere utili guide di orientamento a ogni genere di servizio pubblico”.

In Toscana, Oxfam ha già avviato i primi interventi a Firenze, Grosseto, nel Chianti nelle settimane immediatamente successive allo scoppio del conflitto in Ucraina; con le nuove unità mobili allargherà il suo raggio di azione a Prato, Pistoia, Arezzo e Livorno.

Nella regione oltre 10 mila profughi hanno trovato un alloggio, tra cui più di 4 mila minori. Al momento però sono soltanto 1.200 quelli accolti nei Centri di accoglienza straordinaria e 784 quelli negli alberghi dalla Protezione civile, mentre oltre 8 mila si trovano in case private, spesso grazie al contatto con connazionali che già vivevano in Italia.  Come Natalya e Lesia, due madri trentenni, costrette a fuggire dai bombardamenti intorno a Leopoli per mettere in salvo i figli di 6 e 3 anni, separandosi dai mariti. “Abbiamo incontrato Natalya e Leisa a Grosseto dove si trova la più grande comunità ucraina della Toscana – racconta Elisa Zuppa, operatrice di Oxfam – Grazie ad un contatto con un’amica, poco dopo lo scoppio del conflitto sono riuscite ad arrivare in Italia e trovare una sistemazione in una seconda casa nella zona di Marina di Grosseto, ma si sono ritrovate spaesate. In una zona isolata senza conoscere la lingua, con le sole poche cose che erano riuscite a portarsi dietro, senza mezzi di trasporto e senza sapere cosa fare, per chiamare un medico o possibilmente mandare i figli a scuola. Per questo le abbiamo subito aiutate a ottenere il permesso di soggiorno, ad accedere ai servizi scolastici e a quelli sanitari di base”.

Ad oggi oltre 10 mila rifugiati ucraini, di cui 4 mila minori hanno trovato ospitalità in Veneto, soprattutto nella provincia di Padova, dove solo 465 persone sono nei Centri di Accoglienza Straordinaria, mentre 2.350 sono ospitati in famiglia, con centinaia di minori presenti. Anche qui le emergenze principali sono quindi trovare – con il perdurare della crisi ucraina - una sistemazione stabile alle famiglie, garantendo il pieno accesso ai servizi, soprattutto sanitari.

Intanto come ogni estate sono in aumento gli sbarchi sulle coste italiane attraverso il Mediterraneo, con 16 mila arrivi solo tra maggio e giugno e centinaia di morti e dispersi in mare. Un trend che potrebbe continuare a crescere nei prossimi mesi per l’impatto della crisi alimentare in corso in molti paesi poveri, soprattutto in Africa. Mentre continuano gli arrivi di chi continua a percorrere la rotta balcanica verso l’Italia e l’Europa, persone in fuga che spesso non vengono registrate al loro arrivo nel nostro Paese.

“Con l’obiettivo che nessuno rimanga escluso, le unità mobili rivolgeranno il loro aiuto ai migranti di qualsiasi nazionalità che incontreranno nei quartieri e nelle città dove saremo operativi. Il nostro intervento ci permetterà anche di valutare direttamente la risposta messa in campo dal Governo e formulare richieste e proposte per migliorarla. – conclude Bechini - Le varie soluzioni di accoglienza che si moltiplicano in queste settimane sono il segno di una risposta solidale, ma stanno creando anche sistemi paralleli, la cui diversità di servizi e di standard rischia di ripercuotersi sui profughi accolti. Allo stesso modo, bisogna porre attenzione alle discriminazioni di cui sono vittime gli altri migranti: anche se il nostro focus sono i profughi dall’Ucraina, è necessario monitorare che quanto messo in campo per loro non vada a sottrarre diritti a chi fugge da altre situazioni di crisi”.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)