Asili nido, Cittadinanzattiva: "Mancano informazioni ufficiali"

Nel Focus del XIX Rapporto “Osservatorio civico sulla sicurezza a scuola” di Cittadinanzattiva i dati sullo stato di 1.305 strutture  (12% del totale).  Il 44% costruito dal 1976 in poi; il 56% possiede la certificazione di agibilità. Covid, nel 75% dei casi i comuni hanno garantito il pieno funzionamento

Asili nido, Cittadinanzattiva: "Mancano informazioni ufficiali"

Sullo stato degli asili nido in Italia "mancano informazioni ufficiali". Il  XIX Rapporto “Osservatorio civico sulla sicurezza a scuola” presentato oggi da Cittadinanzattiva, che dedica un approfondimento allo stato delle strutture che ospitano asili nido, le ha cercate e ottenute interpellando i comuni. Le risposte fornite dal 40% dei 1.257 enti locali, che hanno risposto all'istanza di accesso civico inviata nei mesi scorsi da Cittadinanzattiva, riguardano 1.305 nidi, il 12% del totale degli asili pubblici e privati. 

Dati di "prima mano”, commenta l'organizzazione, che "consentendo di fornire un quadro su aspetti ancora troppo poco indagati e su cui non ci sono dati ufficiali a livello nazionale”.  “Forse in pochi sanno – si legge - che gli asili nido non sono ad oggi compresi nell’Anagrafe dell’Edilizia Scolastica nonostante ospitino oltre 320.000 bambini da 0 a 3 anni, distribuiti in 11.017 strutture pubbliche e private. Abbiamo cercato di colmare tale lacuna fornendo dati sul 12% dell’intero universo nazionale".
L'offerta di asili nido e di servizi per la prima infanzia, spiegano gli osservatori, è in parte cresciuta: nel 2013 erano 22,5 i posti a disposizione in queste strutture ogni 100 bambini con meno di 3 anni; nell’anno educativo2018/19 sono arrivati a 25,5 ogni 100 minori. "Una crescita non trascurabile, che nel periodo 2016-18 è stata pari a 1,5 punti, - ma che risulta ancora troppo lenta sia rispetto agli obiettivi nazionali che a quelli europei", sottolinea il rapporto.

Dalle risposte dei comuni è emerso che il 44% dei nidi monitorati è ospitato in strutture costruite dal 1976 in poi; il 22% è stato costruito prima del 1975. I bambini con disabilità risultano essere poco presenti (1%) rispetto, invece, alla scuola dell’infanzia e agli altri ordini scolastici, mentre la presenza di bambini stranieri rappresenta una percentuale abbastanza rilevante: 12% come media nazionale.

Sicurezza strutturale, va meglio rispetto alle scuole

I dati sui nidi "descrivono una situazione migliore rispetto a quella degli edifici scolastici", sottolineano gli osservatori. Il 56% possiede la certificazione di agibilità rispetto al 42% degli edifici scolastici; il certificato di prevenzione incendi è presente nel 51% dei nidi rispetto al 36% degli edifici scolastici. "Certamente - si legge - i nidi sono avvantaggiati dal fatto di essere allocati in edifici di più recente costruzione e situati nel 62% dei casi a piano terra ma si è ancora troppo lontani dalla sufficienza. Gli interventi di miglioramento e adeguamento sismici hanno riguardato soltanto il 6% delle strutture, mentre il 18% ha effettuato le indagini diagnostiche di soffitti e solai - che per Cittadinanzattiva rivestono da sempre un'importanza notevole per prevenire gli episodi di crollo".

La sicurezza interna

Ben l’82% degli asili nido ha redatto il Documento di valutazione dei rischi (Friuli e Basilicata al 100%, male la Calabria con il 50%); il 74% circa ha il Piano di emergenza (ma la percentuale in Calabria si ferma al 25%); segnaletica di sicurezza a posto nell’82% circa dei nidi (anche su questo la Calabria si ferma al 25%).
Le prove di evacuazione vengono effettuate solo nel 52% degli asili (bene il Friuli con l’89% e la Basilicata con l’80%; assai indietro Sicilia, Abruzzo, Campania e Lazio, tutte ferme sotto la soglia del 30%; in Calabria nessun asilo ha effettuato tali prove).La recinzione esterna è presente nel 73% dei nidi oggetto dell’indagine anche perché sono numerosi quelli che si trovano in strutture a piano terra (62%). In merito ai sistemi di sorveglianza, nonostante negli ultimi anni si sia molto dibattuto a causa degli episodi di maltrattamenti verso i bambini in nidi e scuole dell’infanzia, ciò non sembra aver influito sull’istallazione di sistemi di videosorveglianza interni, presenti solo nel 2% dei casi. Leggermente più elevata la percentuale di sistemi di videosorveglianza esterna (6%) anche a causa dei frequenti episodi di vandalismo su nidi e strutture scolastiche.

Covid, nel 75% dei casi garantito il pieno funzionamento

Nel 75% dei casi i Comuni nel corso del 2021 hanno garantito il pieno funzionamento degli asili nido.
Tra le eccezioni da segnalare, la Campania in cui solo nel 38% dei casi si è riusciti a garantire il servizio (in 9 casi esso è stato addirittura sospeso) e la Puglia, nel 45% dei nidi. Per contro Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia e Liguria hanno garantito il servizio con gli orari consueti nel 100% dei casi, seguite da Umbria (98%), Trentino Alto Adige (96%), Piemonte (89%), Lombardia (83%). Nelle regioni restanti il dato si attesta oltre il 50%.
Rispetto agli orari di copertura del servizio, nel 76% dei nidi è stato mantenuto quello del periodo pre pandemia ma si rileva una notevole differenza tra l’orario “pieno” garantito nell’89% e quello della sola mattina, applicato nell’11% dei casi. Oltre il 60% ha modificato i percorsi di entrata ed uscita, un nido su tre ha fatto modifiche sulla sala pranzo e il 39% su quella del sonno.
Nel 6% dei casi per riorganizzare gli spazi è stato necessario ricorrere ad interventi cosiddetti di edilizia leggera, utilizzando i fondi pubblici stanziati dal Ministero dell’Istruzione.
Il 79% dei nidi dispone di mensa interna; il servizio è dato in appalto esterno nel 48% dei casi. Riguardo alla qualità del pasto solo nel 3% dei casi si è fatto ricorso al lunch box o ai menù semplificati. Nell’8% si sono utilizzate stoviglie usa e getta.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)