Attenti al “troppo” Pnrr. Ci si indebita per crescere, prosperare, ripagare i debiti; non per finirne soffocati

Gli esperti lo dicono a chiara voce: meglio spendere meno, in modo intelligente, piuttosto che sperperare solo perché i soldi ci sono.

Attenti al “troppo” Pnrr. Ci si indebita per crescere, prosperare, ripagare i debiti; non per finirne soffocati

Sul Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) c’è chi dice: fate presto. Chi invece: fate bene. Noi suggeriamo: fate meno, che appare la scelta più saggia e realistica.

Ci spieghiamo. L’Italia ha chiesto e ottenuto la somma più alta messa a disposizione dall’Unione Europea per riprendersi dagli effetti della pandemia e per strutturarsi in modo adeguato alla transizione digitale (e pure ecologica). Ben 230 miliardi di euro, alla fine. Nessun Paese ha chiesto una somma simile (tutti stupidi e noi furbissimi?), che in parte è a fondo perduto, ma per la maggior parte dovrà essere restituita ad un tasso agevolato. In tutte le lingue dell’Unione, queste somme si chiamano debiti, e non dimentichiamoci che l’Italia ha già ora un debito pubblico spaventoso sulle spalle.

La questione vera però è un’altra. Questa montagna di denaro dovrà essere bene impiegata e proficuamente spesa entro il 2026: dopodomani. Cioè: progetti chiari, importanti, cantierabili. Lavori celeri e ben realizzati, comunque entro quel termine. Ma di cosa stiamo parlando?

L’alta velocità ferroviaria è dal 1999 che è entrata nelle nostre vite, ed è ben lungi dall’essere completata. Da “soli” 40 anni facciamo progetti su progetti attorno al ponte sullo Stretto, non capendo nemmeno se sia un’opera necessaria o meno. E il Mose a Venezia?

In poche parole: siamo l’Italia, non l’Islanda. E già così… Aggiungiamo che di progetti buoni ne avevamo pronti veramente pochi; che ne abbiamo aggiunti altri giusto per impiegare i soldi promessi: progetti che hanno senso relativo e sembrano comunque sproporzionati, come i 20 miliardi che pensiamo di spendere per digitalizzare la pubblica amministrazione. Daremo i supercomputer della Nasa alle anagrafi dei paesi?

Altre idee sono buone sulla carta, ma solo su quella. Creare una bellissima rete di strutture ospedaliere e sanitarie sul territorio è una bellissima idea, salvo il rischio di costruire edifici che poi non avranno medici, infermieri, personale specifico… in un’Italia che attualmente ha solo 16 ospedali di ottima qualità in tutto il suo territorio. Il resto? Come mai è considerato poco qualitativo o scadente? E ci saranno risorse poi per la gestione quotidiana?

Oppure la balzana idea di impiegare pacchi di miliardi per l’edilizia scolastica, laddove già oggi (e domani ancor di più) le scuole dovremo chiuderle o sottodimensionarle: non nascono più figli, ci sono sempre meno studenti. E nei Comuni manca quel personale tecnico capace di impostare lavori pubblici importanti che ormai non si fanno in nessuna parte da una ventina d’anni.

Gli esperti lo dicono a chiara voce: meglio spendere meno, in modo intelligente, piuttosto che sperperare solo perché i soldi ci sono. Ci si indebita per crescere, prosperare, ripagare i debiti; non per finirne soffocati. Non è questione di colore politico: nemmeno Mandrake riuscirebbe a cambiare l’Italia e le sue magagne in pochi mesi (tra l’altro, siamo ancora fermi al chi fa che cosa). Non è una sconfitta, essere lucidi e ragionare guardando il futuro e il bene comune. A costo di dire all’oste: basta così, siamo a posto.

Copyright Difesa del popolo (Tutti i diritti riservati)
Fonte: Sir