Autonomia. Il Veneto verso la pre-intesa

Dopo l'iniziativa referendaria di Veneto e Lombardia - anticipata dall'Emilia Romagna - la voglia di autonomia si sta facendo largo anche in Liguria e Piemonte. Ma le regioni del Sud non stanno a guardare: anche se non c'è ancora nulla di concreto Puglia e Campania appaiono pronte ad agire.

Autonomia. Il Veneto verso la pre-intesa

Autonomia vo’ cercando” sembra essere diventato il motto di molti presidenti regionali. Nelle ultime settimane al ministero degli affari regionali oltre a Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna si sono presentati Piemonte e Liguria, tutti a voler conquistare un po’ di autonomia in più e a cercare di blindare quanto concordato in attesa del responso delle urne. Per ora tutto sembra filare liscio tant’è che, al termine dell’ultimo incontro con il sottosegretario Gianclaudio Bressa, il presidente del Veneto Luca Zaia ha dichiarato: «Anche oggi un buon incontro, produttivo, positivo. Ci avviamo verso la firma di una pre-intesa quadro, che è già una bella pietra miliare».

Ma Zaia ha anche specificato: «La pre-intesa dovrà contenere anche tempi certi per il lavoro futuro che si andrà a fare con il governo che scaturirà dalle elezioni. Noi non prevediamo interruzione del lavoro».

Per quanto riguarda i finanziamenti, argomento forte che gli ha fatto vincere il referendum del 22 ottobre scorso, Zaia li ha definiti «un aspetto fondamentale » che «andrà discusso con il ministero dell’economia e delle finanze», ricordando che «i finanziamenti dovranno essere rispettosi di quello che una regione manda a Roma e che deve tornare sul territorio».

La trattativa però sta sollevando perplessità e il segretario della Cgia di Mestre Renato Mason ha scritto:

«Invitiamo il presidente Zaia a riflettere bene prima di firmare nelle prossime settimane la pre-intesa con il governo Gentiloni. A nostro avviso non ci sono ancora le condizioni necessarie, in particolar modo sui criteri di trasferimento delle risorse da Roma verso il Veneto».

Pronta la replica del presidente:

«Stiamo lavorando positivamente con il sottosegretario Bressa anche su questo fronte. Certo è che se dovessimo firmare accordi secondo i quali viene riconosciuta al Veneto la spesa storica, vuol dire che qualche altra regione si ingrasserà ancora di più e noi non faremo assolutamente questo errore. Come segnala la Cgia il rischio c’è ma noi ci stiamo lavorando».

Soddisfatti per ora anche Lombardia ed Emilia Romagna che siedono insieme al tavolo della trattativa e che contano sulla firma di una pre-intesa con il governo. Il presidente lombardo Maroni spiega: «Penso che definiremo anche i criteri di finanziamento delle competenze e ci saranno delle novità interessanti e innovative». Alle tre Regioni che hanno lanciato la sfida dell’autonomia e della riforma, si sono aggiunte anche Piemonte e Liguria e Sergio Chiamparino, presidente piemontese, arriva a immaginare «una macro-regione funzionale, che raggruppi Piemonte, Liguria, Lombardia ed Emilia Romagna», per cui è «importante esserci adesso, stare all’interno della discussione, anche se siamo alla vigilia delle elezioni. Vogliamo che a inizio legislatura ci si possa sedere tutti allo stesso tavolo». Dall’analisi di Chiamparino resta fuori il Veneto considerato in stallo, «visto che punta a mettere in discussione gli equilibri fiscali». Il presidente della Liguria Giovanni Toti chiedendo di partecipare alla trattativa ha sottolineato che «la Liguria inizia un percorso che non è eversivo, ma previsto dalla Costituzione».

Dopo l’incontro con i due nuovi arrivati, il sottosegretario Gianclaudio Bressa ha spiegato che la bozza della pre intesa che si sta redigendo con Emilia Romagna, Lombardia e Veneto «sarà sottoposta, una volta ultimata, anche alle due nuove regioni che si uniscono nel negoziato, offrendo loro la possibilità di valutare il lavoro sin qui svolto». Pronto a sedersi al tavolo anche Vincenzo De Luca, presidente della regione Campania che a fine anno ha dichiarato: «Nessuna regione del Sud si batte su questo versante, mentre a Lombardia e Veneto si sono aggregate su questo fronte Piemonte e Liguria. Anche la Campania deve contrattare un riequilibrio di poteri con lo stato italiano e in quella sede lanceremo da Napoli la sfida dell’efficienza alla Lombardia».

La Puglia invece non si è ancora mossa in maniera concreta anche se il presidente Emiliano l’ottobre scorso pareva pronto alla trattativa.
Resta sullo sfondo la discussione sulla quantità di risorse che verranno trasferite alle regioni che hanno intrapreso il percorso di autonomia, insieme alle competenze, e la legge che dovrà essere approvata dalla maggioranza assoluta dei due rami del parlamento.
Quali saranno i frutti di queste trattative ancora non è ben chiaro, ma è certo che la richiesta di riforma partita dalle regioni ha innescato un processo di ripensamento federale del paese e di innovazione istituzionale che non sarà possibile bloccare.

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