Azerbaigian. Nagorno Karabakh, nessun spiraglio di pace: già migliaia i morti

Un conflitto che affonda le sue radici nella storia del secolo scorso,: la situazione è precipitata un mese fa, il 27 settembre, quando l’esercito azero, sostenuto da Ankara, ha attaccato

Azerbaigian. Nagorno Karabakh, nessun spiraglio di pace: già migliaia i morti

Il nuovo conflitto in Nagorno Karabakh compie un mese e non si intravede ancora uno spiraglio che faccia pensare alla pace. Il cessate il fuoco annunciato dal presidente americano Donald Trump è stato violato, il presidente azero fa trapelare la decisione di continuare a combattere, mentre i morti sono già migliaia. La situazione è precipitata un mese fa, il 27 settembre, quando l’esercito azero, sostenuto da Ankara, ha attaccato.

Il contesto. Le radici di quello che sta accadendo sono state poste nel 1921. Allora Stalin assegnò il Nagorno Karabakh, dove vivevano soprattutto armeni, all’Azerbaijan: l’intenzione era quella di dare una struttura più solida a Baku, affinché si potesse portare la rivoluzione in Anatolia. Fino agli anni Ottanta la situazione fu controllata dal regime, ma con la perestroijka arrivò anche la richiesta di secessione da parte degli armeni. La tensione crebbe, fino al 1991, quando armeni e azeri cominciarono a combattere. Gli scontri terminarono tre anni dopo con la vittoria degli armeni e causarono la morte di 30mila persone. I vincitori proclamarono la Repubblica indipendente dell’Artsakh, che però non è stato riconosciuto da nessuno. Alla fine il Karabakh è stato assegnato dalla comunità internazionale all’Azerbaijan e per questo si continua a lottare.

La situazione. Il medico traumatologo Karen Daivisiyan, intervistato da Osservatorio Diritti, ricostruisce in modo lapidario quello che sta accadendo: “Il 27 settembre, in modo improvviso, sono iniziati i bombardamenti sulle città del Nagorno Karabakh e non si sono mai fermati. Noi qua, all'ospedale civile di Stepanakert, dopo ogni attacco, riceviamo centinaia di feriti che riportano lesioni agli arti e anche al cervello e molti sono stati investiti dalle esplosioni delle bombe a grappolo, letali per i civili”. Il conflitto sta colpendo tutti: uomini e donne, adulti e bambini, civili e militari.

Gli ultimi sviluppi. Nella parte meridionale della regione, dove l’esercito azero è riuscito ad avanzare parecchio, si continua a combattere in modo cruento. A rimpolpare le fila arrivano giovani volontari con armi Ak-47 a bordo di Lada Niva. E sullo sfondo di canti nazionalistici e colpi d’artiglieria, regna il silenzio di genitori che stanno perdendo i propri figli in combattimento.

L’articolo integrale di Daniele Bellocchio (da Stepanakert, Repubblica dell'Artsakh), Nagorno Karabakh: guerra feroce e senza uscita alle porte dell’Europa, può essere letto su Osservatorio Diritti.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)