Baghdad chiude i campi, oltre 100 mila profughi senzatetto

Gli sfollati sarebbero finiti nel limbo, nel mezzo della pandemia Covid-19 e all'inizio dell'inverno. L'allarme del Norwegian refugee council che chiede di dare alternative

Baghdad chiude i campi, oltre 100 mila profughi senzatetto

Le autorità irachene hanno disposto la chiusura di alcuni campi profughi nel Paese e ora 100.000 persone sarebbero finite nel limbo, nel mezzo della pandemia Covid-19 e all'inizio dell'inverno. A dare l'allarme è il Norwegian Refugee Council (Nrc).

L'ong esprime preoccupazione per il destino di migliaia di famiglie, costrette a lasciare con poco preavviso i campi di Baghdad, Kerbala, Divala, Suleimaniya, Anbar, Kirkuk e Ninewa. A questi cui si aggiungono quello di Hammam Al Alil, gestito dall'Nrc.

Molte persone, riferisce il Norwegian Refugee Council, provengono da quartieri ancora totalmente distrutti e rischiano anche di essere fermate ai posti di blocco, o addirittura arrestate, a causa della mancanza di nullaosta di sicurezza e della percepita appartenenza a gruppi armati.

"Chiudere i campi prima che i residenti siano disposti o in grado di tornare alle loro case fa ben poco per porre fine alla crisi degli sfollati" ha detto il segretario generale dell'Nrc, Jan Egeland. Al contrario, ha continuato il responsabile, "mantiene decine di sfollati iracheni intrappolati in questo circolo vizioso di sfollamento, lasciandoli più vulnerabili che mai, specialmente nel mezzo di una furiosa pandemia".

Finora, sulla base delle istruzioni delle autorità irachene, circa 600 famiglie hanno lasciato Hammam Al Alil, uno dei più grandi campi per sfollati che dovrebbe chiudere entro la prossima settimana. L'Nrc pertanto chiede al governo iracheno un piano chiaro per la chiusura dei campi e di condividere queste informazioni con le famiglie almeno un mese prima in modo che possano prendere le disposizioni necessarie.

Il Norwegian Refugee Council chiede al governo di Baghdad di garantire il coordinamento con i distretti di accoglienza in modo che i rimpatriati non siano respinti ai posti di blocco, nonché coinvolgere le organizzazioni umanitarie nella pianificazione in modo che i rimpatriati possano essere aiutati lungo il percorso e all'arrivo a destinazione. Coloro che non sono in grado di tornare in sicurezza alle loro case devono anche ricevere opzioni di reinsediamento e integrazione locale.

L'Nrc ha raccolto alcune testimonianze degli sfollati, tra cui quella di Ahlam, una donna di 49 anni di Mosul che vive ad Hammam Al Alil. Saputo della sfratto, ha detto in lacrime: "Questa è casa mia. Perché mi costringete a uscire di casa? Diventeremo senzatetto. Mi sembra un funerale" spiegando che la sua ultima risorsa sarebbe stata quella di installare la sua tenda da qualche parte a Mosul. Alcuni residenti del campo hanno dovuto vendere le loro tende semplicemente per coprire i costi di trasporto per tornare nelle loro zone di origine.

Il monitoraggio condotto dall'Nrc delle persone che sono state costrette a lasciare i campi di Baghdad e Kerbala nelle ultime settimane mostra che quasi la metà di loro non è stata finora in grado di tornare nelle aree di origine, secondo l'Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim), molti finiscono in ambienti precari ai margini delle città, in appartamenti danneggiati, non sicuri o edifici non finiti, privi di beni di prima necessità e assistenza sanitaria, e costretti a ulteriori sfollamenti.

"Esortiamo la comunità internazionale a continuare a sostenere gli iracheni costretti a lasciare i campi, molti dei quali non hanno alcuna possibilità di tornare a casa" ha concluso il segretario generale dell'Nrc, Egeland.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)
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