"Basta stragi in mare" a Cutro la manifestazione nazionale

Sarà il primo appuntamento nazionale di un percorso di iniziative e mobilitazioni che le reti intendono organizzare. Miraglia (Tavolo Asilo): “Invertire la rotta di Italia ed Europa. Basta morti, ora politiche per salvataggio in mare e arrivi in sicurezza”

"Basta stragi in mare" a Cutro la manifestazione nazionale

“Fermare la strage, subito! La strage di Cutro non è stato un incidente imprevedibile. È solo l’ultima di una lunghissima serie di tragedie che si dovevano e si potevano evitare”.  Si apre così l’appello sottoscritto dal Tavolo Asilo e Immigrazione, dalla rete 26 Febbraio, dalle ong impegnate in operazioni di ricerca e soccorso, dalle reti locali della Calabria, dall’Aoi, dalle tante organizzazioni locali e nazionali che hanno deciso di promuovere una manifestazione sulla spiaggia di Cutro il prossimo 11 marzo, per esprimere indignazione per quanto accaduto e solidarietà con le famiglie delle vittime.  La manifestazione di Cutro sarà il primo appuntamento nazionale di un percorso di iniziative e mobilitazioni che le reti intendono organizzare. 

“Abbiamo pensato che fosse importante non lasciare soli i familiari delle vittime, i sopravvissuti e la comunità locale - sottolinea Filippo Miraglia di Arci, tra i portavoce del Tavolo Asilo -. Quella di sabato sarà una risposta nazionale a quello che è successo, di vicinanza anche alla Calabria e a Crotone per la solidarietà che hanno dimostrato più delle istituzioni. Vogliamo far sentire la voce di chi non ci sta a vedere i cadaveri affiorare dalle nostre spiagge per responsabilità dei governi italiani ed europei. In questi anni sono stati cancellati i programmi di ricerca e salvataggio. Oggi la strategia è quella di chiedere alla gente di non partire ma è come chiedere a un malato di non curarsi. Le persone sono obbligate a partire, quelle che sono morte davanti alle coste calabresi venivano da Afghanistan, Siria, Pakistan”. Secondo Miraglia la risposta  non può essere solo quella di contrastare gli scafisti con pene più severe come si appresta a fare il Governo italiano nel Consiglio dei ministri di domani. “Gli scafisti sono l'ennesimo capro espiatorio di questa vicenda. Da anni diciamo, anche attraverso report come quello realizzato da Arci Porco Rosso, casi di scafisti che in realtà sono persone obbligate a guidare la barca, spesso sotto minaccia e violenza - spiega -. I trafficanti che  organizzano i viaggi lucrano sulla pelle dei rifugiati, ma i governi non li contrastano anzi li finanziano, come accade in Libia. Le morti si fermano salvando la vita in mare, attivando i visti umanitari, permettendo alle persone di viaggiare in sicurezza. Oggi più che mai è necessario invertire la rotta”.

Nell’appello le organizzazioni promotrici chiedono anche un’indagine seria che faccia chiarezza su quanto è successo, di istituire una Commissione parlamentare d'inchiesta sulle stragi di frontiera e di realizzare immediatamente un programma europeo di ricerca e salvataggio in tutto il Mediterraneo. “Chiediamo di attivare i visti umanitari previsti dal Regolamento Europeo dei Visti, consentendo così alle persone in fuga da guerre e violenze l’attraversamento delle frontiere europee in sicurezza e legalità - si legge -. E di attivare ogni via d’accesso complementare, a partire dai reinsediamenti, dai corridoi e da altre forme di sponsorship e di ampliare i canali regolari di ingresso, senza usare questi strumenti per giustificare politiche di chiusura e respingimenti delegati a governi non UE. Chiediamo, inoltre, di fermare ogni iniziativa e programma di esternalizzazione delle frontiere e di promuovere accordi bilaterali condizionati dal rispetto dei diritti umani e non dal controllo dei flussi migratori”. A chi non potrà essere presente a Steccato di Cutro chiediamo di mobilitarsi online scattandosi una foto con la fascia bianca al braccio e pubblicarlo sui social con l’hashtag #fermarelastrage. 

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)