Bielorussia, manifestazioni in tutto il mondo contro la dittatura
Tra fine maggio e inizio giugno decine di città hanno gridato il loro appoggio alla libertà in Bielorussia, chiedendo anche la liberazione di 451 prigionieri politici. Manifestazioni anche a Padova, Milano, Bologna, Palermo e Roma. Ekaterina Ziuziuk, portavoce di Supolka, associazione di cittadini bielorussi in Italia: “Chiediamo libertà per la nostra patria”
Tra fine maggio e inizio giugno decine di città nel mondo hanno gridato il loro appoggio alla libertà in Bielorussia, chiedendo anche la liberazione di 451 prigionieri politici arrestati nel luglio 2020, dopo le ultime, contestate, elezioni. In Italia ci sono state manifestazioni a Padova, Milano, Bologna, Palermo e Roma. “Da un anno il nostro popolo combatte con azioni gentili e resistenti contro una dittatura, chiediamo libertà per la nostra patria”, dice a Osservatorio Diritti Ekaterina Ziuziuk, portavoce di Supolka, l’associazione di cittadini bielorussi nel nostro paese.
Proprio la Ziuziuk è stata vittima di minacce da parte del governo bielorusso, che a inizio maggio l’ha attaccata attraverso i social. “Ho avvisato subito i carabinieri, non ho paura per me ma mi preoccupo per i miei cari che in Bielorussia non hanno niente a che fare né con il mio attivismo, né con le proteste”, ha detto. Su canali Telegram delle testate filogovernative Zheltye Slivy e Provocatory2020, in particolare, sono apparsi i dati privati dei genitori e del fratello della portavoce. La donna vive nel nostro paese da più di vent’anni e dal luglio dello scorso anno è impegnata a denunciare la repressione di Alexander Lukashenko.
Gli arresti di oppositori nel paese, nel frattempo, continuano. Il 18 maggio è toccata a tutta la redazione di Tut.by, fermata con l’accusa di evasione fiscale. Il sito, che ha denunciato le violenze messe in atto dal dittatore, è stato chiuso. Mentre la caporedattrice Maryna Zolotova, di cui Osservatorio Diritti aveva raccontato la vicenda, è detenuta in attesa di processo: rischia 7 anni di prigione.
Le vittime. In questo clima è difficile fare chiarezza sulla morte di alcuni personaggi esposti contro il regime. Come quella di Vitold Ashurak, attivista condannato a 5 anni di prigione per manifestazione non autorizzata, che ufficialmente è stato colpito da un infarto, nonostante alcuni amici di famiglia sostengano che sul corpo ci fossero segni di tortura. Un altro manifestante, Stepan Latypov, imprigionato lo scorso settembre, ha invece provato a togliersi la vita in tribunale lo scorso 1° giugno con una penna in gola, ma non sono state divulgate le sue condizioni di salute. E poi c’è la vicenda di Dzimitry Stakousky, 17 anni, che si è ucciso dopo essere stato accusato di terrorismo per avere manifestato a Minsk. E che ha lasciato questo messaggio: “Il Comitato investigativo bielorusso è colpevole del mio gesto, se fossi libero non mi ammazzerei”.
L’articolo integrale di Laura Fazzini, “Bielorussia: l’ultima dittatura d’Europa contestata in mezzo mondo”, può essere letto su Osservatorio Diritti.