Bonus per i matrimoni religiosi? Cosa c'è dietro la proposta co-firmata da due deputati leghisti veneti

Un bonus nuziale fino a 20 mila euro “per favorire l’accesso al credito per spese connesse alla celebrazione del matrimonio religioso. È l’agevolazione fiscale contenuta nella proposta di legge numero 97, presentata il 13 ottobre dal deputato leghista calabrese Domenico Furgiuele e co-firmata dagli onorevoli veneti Ingrid Bisa (trevigiana di Cavaso del Tomba) ed Erik Umberto Pretto (di Marano Vicentino).

Bonus per i matrimoni religiosi? Cosa c'è dietro la proposta co-firmata da due deputati leghisti veneti

Il testo, che il 16 novembre è stato trasmesso alla commissione Finanze di Montecitorio, prevede che venga riconosciuta alle coppie under 35 una detrazione dell’imposta lorda nella misura del 20 per cento delle spese (fino a un aumentare complessivo delle stesse non superiore a 20 mila euro) che siano state sostenute per il matrimonio religioso celebrato in Italia quali la passatoia (ovvero il corridoio nuziale) e i libretti, l’addobbo floreale, gli abiti per gli sposi, il servizio di ristorazione, il servizio di acconciatura e quello fotografico. Le detrazioni dovrebbero essere “spalmate”, tra gli aventi diritto, in cinque quote annuali di pari importo.

Nella proposta di legge dei parlamentari della Lega Salvini Premier si stabilisce che i beneficiari dell’agevolazione devono essere in possesso della cittadinanza italiana da almeno dieci anni e avere un Isee (l’indicatore della situazione economica equivalente) riferito al reddito dichiarato al 31 dicembre 2022 non superiore a 23 mila euro (ovvero non superiore a 11.500 euro a persona).

Nella presentazione dell’articolato i deputati del Carroccio sottolineano che nel 2021 in Italia sono stati celebrati circa 179 mila matrimoni, un numero raddoppiato rispetto a quello del 2020, il primo anno della pandemia, ma inferiore del 2,9% al dato del 2019. Secondo il rapporto dell’Istat “Dinamica demografica 2021”, i matrimoni civili (più 0,7 per cento rispetto al 2019) sono stati meno penalizzati dalle limitazioni imposte per il contenimento dei contagi da Covid-19.

Viceversa le misure di contenimento dell’emergenza sanitaria hanno determinato – sostengono i proponenti – un calo verticale dei matrimoni celebrati con rito religioso “che risulta più che doppio rispetto a quello dei matrimoni civili (meno 67,9 per cento contro meno 28,9 per cento). Inoltra la diminuzione della nuzialità persiste, e si accentua nel 2020, soprattutto tra i più giovani”. 

Ma quali sono le ragioni di questo trend? “Innanzitutto il matrimonio civile – osservano i deputati leghisti – è di per sé una celebrazione meno onerosa rispetto al matrimonio religioso. Molte coppie sono dubbiose anche sui corsi prematrimoniali, i quali hanno una finalità ben precisa e spesso sopravvalutata: cercare di far capire alla coppia se si è realmente pronti nel prendere la decisione di sposarsi”.

Di qui l’idea di un bonus per il matrimonio religioso che darà modo di usufruire, nella dichiarazione dei redditi, della detrazione del 20 per cento sulle spese nuziali. I pagamenti dovranno essere effettuati con bonifico, con carta di credito o di debito. Non saranno ammessi contanti, assegni bancari o altri metodi di pagamento.

Partendo dal dato di 179 mila matrimoni celebrati nel 2021, “si prevede che la quota massima detraibile per coppia sarà pari al 20 per cento di 20 mila euro, cioè 4 mila euro da dividere in cinque quote costanti”. L’articolo 3 del testo contempla una copertura pari a 120 milioni di euro per il 2023, a 90 milioni di euro per il 2024 e a 85 milioni di euro annui a partire dal 2025.

Interpellato dal Corriere della Sera, monsignor Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la vita, ha ricordato che “il matrimonio cristiano è una scelta d’amore per formare una famiglia, una scelta di fede, libera. Il matrimonio per la Chiesa è un sacramento, e un sacramento non si compra. Uno Stato che si impegna a sostenere le famiglie, soprattutto nei momenti più difficili, compirebbe una grande scelta. Ma dovrebbe riguardare tutti i cittadini, ovviamente, non solo alcuni, al di là del fatto che abbiano fede, oppure no. Se lo Stato vuole aiutare le famiglie, ben venga, ma tutte le famiglie”.

L’onorevole Furgiuele ha successivamente precisato che “la proposta di legge, volta a incentivare il settore del wedding, durante il dibattito parlamentare sarà naturalmente allargata a tutti i matrimoni, indipendentemente dal fatto che vengano celebrati in chiesa oppure no”.

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