Camille Lepage, appello per creare una commissione internazionale

A sei anni dalla morte della fotoreporter francese uccisa in Repubblica Centrafrica a 26 anni, la madre e Reporter senza frontiere chiedono che si arrivi alla verità e non si chiudano le indagini

Camille Lepage, appello per creare una commissione internazionale

Dopo sei anni si sa ancora troppo poco sull’omicidio di Camille Lepage, la fotoreporter francese uccisa in Repubblica Centrafrica a 26 anni d’età. Tanto che la madre, Maryvonne Lepage, e Reporter senza frontiere (Rsf) lanciano un appello per non far cadere nel dimenticatoio le indagini sulla vicenda.

L’assassinio. La giornalista è stata ammazzata il 12 maggio 2014 durante uno scontro a fuoco, mentre preparava un servizio sui gruppi anti-balaka. Camille si trovava nel Paese per seguire la guerra scoppiata due anni prima, in seguito alla formazione del gruppo di Seleka, ribelli musulmani che tolsero il potere al presidente Franços Bozizé e perseguirono chi professava altri credi. In seguito la situazione si aggravò: cristiani e animisti parteciparono alla lotta con le milizie anti-balaka e la guerra civile arrivò ovunque, tanto da far temere un genocidio.

La richiesta. Per arrivare alla verità su quanto accaduto, nei giorni scorsi la madre di Camille e Reporter senza frontiere hanno chiesto la creazione di una commissione internazionale, così da permettere a Francia e Repubblica Centrafricana di collaborare. Per Rsf, infatti, “resta da stabilire l'esatta identità di chi ha aperto il fuoco e il motivo per cui è stato commesso l'attacco contro il gruppo anti-balaka con cui Camille Lepage si trovava al momento della sua morte”. Insomma, è necessario restringere il campo. “Imboscata criminale? Regolamento dei conti tra miliziani? Solo una vasta indagine sul campo sarebbe in grado di determinare cosa è successo il giorno di questo attacco armato”, dice ancora l’organizzazione.

Giornalisti in Centrafrica. Nel Paese la situazione della libertà d’informazione è drammatica ormai da tempo. Stando all’ultima classifica pubblicata da Rsf, infatti, si trova al 132esimo posto su un totale di 180. Nell’agosto di due anni erano stati uccisi nella Repubblica Centrafricana tre giornalisti russi, Orkhan Dzhemal, Aleksandr Rastorguyev e Kirill Radchenko. Anche in questo caso non sono stati individuati i responsabili.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)