Caritas Italiana: “Cresce la povertà e si allontanano gli obiettivi dell’Agenda 2030”

Presentato oggi il ventesimo Rapporto sulla povertà dal titolo “Oltre l’ostacolo”. 25 anni fa il primo rapporto Caritas sulla povertà assoluta. “L’emergenza sanitaria ha colpito duramente il tessuto sociale ed economico. Solo in Italia si contano oltre un milione di poveri assoluti in più rispetto al pre-pandemia”

Caritas Italiana: “Cresce la povertà e si allontanano gli obiettivi dell’Agenda 2030”

Cresce la povertà assoluta in Italia e si allontanano così molti degli obiettivi dell’Agenda 2030 di Sviluppo sostenibile delle Nazioni unite. A tracciare un quadro aggiornato della povertà in Italia è il Rapporto 2021 di Caritas Italiana dal titolo “Oltre l’ostacolo” pubblicato oggi online. Il rapporto - che giunge a 25 anni dalla sua prima edizione - “si cala in un momento cruciale della vita del nostro Paese, ancora alle prese con la persistenza di un’emergenza sanitaria che ha colpito duramente il tessuto sociale ed economico, evidenziando tuttavia grandi esempi di risposta e resilienza, da parte di tanti attori, pubblici e privati”, si legge nel testo.

A decretare l’allontanamento dagli obiettivi dell’Agenda 2030, un rapporto delle Nazioni unite, secondo cui il Covid-19 ha di fatto rallentato a livello globale i progressi per il raggiungimento di gran parte dei 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile. “Sul fronte della povertà e della disuguaglianza - spiega la Caritas - , le persone in povertà estrema passano da 119 a 124 milioni; in un anno il tasso di individui sotto la soglia di povertà estrema sale così dall’8,4% al 9,5%. Non si registrava un aumento in tal senso dal 1998, attestano le Nazioni unite”.

Il primo degli obiettivi dell’Agenda 2030 riguarda proprio il contrasto alla povertà. “Solo in Italia si contano oltre un milione di poveri assoluti in più rispetto al pre-pandemia - spiega la Caritas -, arrivando al valore record di persone in stato di povertà assoluta, 5,6 milioni (pari a 2milioni di nuclei familiari)”. L’incidenza delle famiglie in povertà assoluta si conferma più alta nel Mezzogiorno (9,4%), anche se la crescita più ampia, registrata da un anno all’altro, si colloca nelle regioni del Nord (dal 5,8% al 7,6%). Povertà assoluta che si mantiene al di sotto della media per le famiglie di soli italiani (6,0%) - seppur in crescita rispetto al 2019 (4,9%) -, mentre sale al 22,2% per le famiglie miste e al 26,7% per le famiglie di soli stranieri. Gli stranieri in povertà assoluta sono 1 milione e 500mila, con una incidenza pari al 29,3%, contro il 7,5% dei cittadini italiani, per un totale di 568mila famiglie povere.

Negli ultimi dodici mesi si rafforza lo svantaggio di minori e giovani under 34. Secondo l’Ocse, infatti, saranno i giovani a pagare il prezzo economico e sociale più alto della pandemia. “Questo non può dirsi di certo una novità correlata alla crisi attuale - si legge nel rapporto - anche se in essa sembra trovare nuova linfa e quindi ulteriori margini di peggioramento”. Da anni, infatti, la povertà assoluta tende ad aumentare al diminuire dell’età tanto che l’incidenza maggiore si registra proprio tra bambini e ragazzi under 18 (13,5%), a fronte di un’incidenza del 5,4% per le persone over 65, spiega la Caritas. “In valore assoluto oggi in Italia si contano 1 milione 337 mila minori che non hanno l’indispensabile per condurre una vita quotidiana dignitosa - si legge nel rapporto -. Tra i minori sono soprattutto ragazzi e adolescenti a sperimentare le maggiori criticità, in particolare le fasce 7-13 anni e 14-17 anni”. Secondo la Caritas, “la povertà minorile non può lasciare indifferenti, costituisce infatti la forma più iniqua di disuguaglianza: in primo luogo perché incolpevole, ma anche per gli effetti di lungo corso che produrranno sulla vita dei ragazzi, soprattutto in termini di opportunità. Appare pregiudicato l’oggi e al contempo anche il loro domani”.

Sono le famiglie più numerose a risentire maggiormente dell’incidenza della povertà assoluta che passa dal 20,5% tra le famiglie con cinque e più componenti, all’11,2% di quelle con quattr, mentre invece è all’8,5% se si è in tre. "La situazione si fa più critica se ci sono figli conviventi, soprattutto se si tratta di minori - spiega la Caritas -, e se sono più di uno: in quel caso l’incidenza sale infatti al 9,3% nelle famiglie con un solo figlio minore, al 22,7% in quelle che ne hanno tre (o più). Preoccupa anche la situazione delle famiglie mono-genitoriali: per loro la povertà sale in un solo anno di tre punti percentuali, arrivando all’11,7%”.

L’istruzione continua ad essere tra i fattori che più influiscono sullo stato di deprivazione, oggi più del passato, sostiene la Caritas. “Dal pre-pandemia al 2020 si aggravano le condizioni delle famiglie la cui persona di riferimento ha conseguito al massimo la licenza elementare (o nessun titolo), passando da 10,5% a 11,1% e peggiorano visibilmente anche le condizioni di coloro che possiedono un diploma di scuola media inferiore, dal’8,6% al 10,9% - si legge nel rapporto -. Nei nuclei dove il capofamiglia ha almeno un titolo di studio di scuola superiore si registrano valori di incidenza molto più contenuti (4,4%)”. Tuttavia, proprio sul fronte educativo le conseguenze della pandemia risultano essere “assai gravi”, spiega il rapporto, “collegate per lo più alla chiusura delle scuole per due anni scolastici consecutivi (2019-20 e 2020-21)”. In Italia il 78% delle scuole italiane ha garantito le video-lezioni con gli insegnanti, con frequenze più elevate per quelle secondarie di primo grado (pari all’86 %) e per gli istituti del Nord, con punte vicine al 90% in Valle d’Aosta, Friuli-Venezia Giulia ed Emilia-Romagna. Nel Mezzogiorno, invece, si registrano performance più basse della media (76%), con i valori minimi in Molise (69%) e Campania (71%). Complessivamente gli studenti che non hanno partecipato alle video-lezioni risultano quasi 600 mila, pari all’8% degli iscritti, con un minimo di esclusi nelle regioni del Centro (5%) e valori più elevati (9%) nel Mezzogiorno (con un massimo del 13% in Sardegna)”.

Il 2020 inoltre segna un “netto peggioramento” delle condizioni di vita degli occupati per i quali l’incidenza della povertà sale dal 5,5% al 7,3%. “Per le famiglie con persona di riferimento inquadrata come operaio o assimilato il peso della povertà arriva al 13,2% - si legge nel rapporto -, fra i lavoratori in proprio al 7,6%. Risulta stabile invece, la situazione delle famiglie con persona di riferimento ritirata dal lavoro (4,4%) o in cerca di occupazione (19,7%), quest’ultima come di consueto molto elevata”.

La pandemia ha avuto “conseguenze impietose” anche sulla riduzione dei divari di genere. “Secondo l’ultimo rapporto del Word economic forum (Wef), Global gender gap report 2021, la crisi sanitaria ha di fatto fortemente rallentato a livello globale i progressi verso l’uguaglianza tra uomini e donne - spiega la Caritas -. Il rapporto evidenzia impatti sproporzionati avuti nel corso del 2020 tra universo maschile e femminile, i cui echi risuoneranno a lungo, vanificando in qualche modo molti dei risultati raggiunti negli ultimi anni. Oggi la capacità di colmare le differenze di genere fra uomini e donne a livello mondiale è del 68% (nel 2019 era del 68,6%). Si allungano così i tempi stimati per il raggiungimento della parità a livello mondiale: per colmare i divari uomo-donna serviranno ancora 135,6 anni, a fronte dei 99,5 previsti solo un anno fa”.

Copyright Difesa del popolo (Tutti i diritti riservati)
Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)