Comunità Progetto Sud: danneggiato parcheggio gestito da Ciarapaní. Don Panizza: “Un avvertimento, è il modo di parlare dei clan”
Poche centinaia di euro rubate, danni per quasi 50mila euro. Questo il bilancio dell'atto intimidatorio subito dalla cooperativa Ciarapaní a Lamezia Terme al parcheggio gestito dinanzi all'ospedale lametino. Ne abbiamo parlato con don Giacomo Panizza, fondatore e presidente di Comunità Progetto Sud, di cui la cooperativa fa parte.
Poche centinaia di euro rubate, danni per quasi 50mila euro. Questo il bilancio dell’atto intimidatorio subito dalla cooperativa Ciarapaní a Lamezia Terme al parcheggio gestito dinanzi all’ospedale lametino. Ne abbiamo parlato con don Giacomo Panizza, fondatore e presidente di Comunità Progetto Sud, di cui la cooperativa fa parte.
Don Giacomo, facciamo il punto di quanto accaduto…
Quest’ultimo fatto accaduto è un po’ simile ad altri, però stavolta hanno fatto danni esagerati. L’atto ha riguardato un parcheggio per le macchine gestito dalla cooperativa Ciarapaní e vandalizzato.
È stata colpita una realtà inserita nella Comunità da lei guidata.
Ciarapaní è una realtà all’interno di Comunità Progetto Sud. Con essa gestiamo il parcheggio dell’ospedale di Lamezia Terme, perciò tutti sanno che poi la sera svuotiamo la cassa e mettiamo le casse automatiche fino alla mattina dopo.
Il fatto è successo tra le 20 di ieri alle 2.20 di notte, quando è scattato l’allarme. In quel frangente avranno potuto rubare 200 euro, massimo 300 per esagerare. Il parcheggio è utilizzato anche di notte, soprattutto da chi viene a fare la notte in ospedale per stare vicino al parente ricoverato.
Quali i danni occorsi?
Per rubare hanno spaccato alcuni elementi strutturali del parcheggio: le sbarre per entrare, i fari alti perché fanno la luce sotto. E siccome lì c’è vicino il campo rom, è facile dire che siano stati loro. Potrebbe anche essere vero, ma da soli non possono aver inventato una rapina, anche perché sanno che non ci sono grandi cifre. E sa perché? Alcuni rom lavorano proprio nella cooperativa Ciarapanì. Pensi che la Ciarapaní ha questo nome perché gli è stato dato proprio dai rom.
Vede il rischio di un’accusa troppo facile alla comunità rom?
Penso che rischiamo che succeda come altre volte, che poi se trovano qualcuno da incriminare sarà lo scemo del gruppo o qualcuno con problemi psichiatrici. Questo comporterebbe che la discussione non vada oltre e non si cerchi il colpevole.
Chi ha compiuto i fatti potrebbe avere il mandante. Considero che i danni fatti ammonteranno sotto i 50.000 euro.
Come leggete questo episodio?
Noi lo leggiamo come c’è ancora la ‘ndrangheta a Lamezia Terme, però si rischia che si dica che siano stati i rom. I rom lavorano da noi e conoscono il funzionamento del parcheggio. Perché alcuni rom avrebbero recato così tanto danno ad altri rom lavoranti della cooperativa sociale?
Quindi al di là dei danni si tratta di un atto intimidatorio?
Una volta o due l’anno, dal 1976, noi subiamo queste cose, ma cose pesanti le stiamo avendo negli ultimi tempi. Sono un 5-6 anni che non ci sparano in casa, che non ci mettono le bombe, però tutti gli anni fanno qualcosa.
Così vogliono dire che loro ci sono e dobbiamo stare attenti. Ma lo dicono alla città. È il modo di parlare di questi clan.
Questi fatti però non vi fermano, perché l’impegno continua.
Sì, ma insomma, basta, smettetela, basta danni. Ma poi mi si permetta di dire un’altra cosa.
Prego.
Ciarapaní è una delle piccole cooperative che abbiamo, di tipo B, composta da persone che semplicemente lavorano. Ad esempio, mettiamo il solare sui tetti, facciamo giardinaggio alle ville, in favore di chi ci chiama, se uno deve trasportare i mobili perché cambia casa oppure darli a chi è povero noi li aiutiamo, ci occupiamo di idraulica per le abitazioni. Fanno un lavoro importante, però anche loro sono vittime di queste azioni. Eppure sono tutte fasce deboli che noi aiutiamo a lavorare.
Insomma, guai a limitarsi a colpevolizzare i rom?
Come nel campo rom c’è qualche criminale che sottomette agli altri, anche a Lamezia Terme ci sono i clan che sottomettono gli altri, e così anche in Italia ci sono dei poteri forti che sottomettono altri italiani costringendo a stare zitti. Così fanno i mandanti dei rom, perché ricordi che i rom non sottomettono. E non tutti i rom che noi conosciamo rubano.
Come ha reagito Lamezia Terme a questo fatto?
La gente oggi veniva comunque al parcheggio, perché la gente ci vuole bene e non vuole più stare zitta, parla perché non ha più paura come una volta. Per questo la casa di Comunità Progetto Sud si chiama “Pensieri e parole”.
Fabio Mandato