Con il Covid 22% di ricoveri in meno nel 2020. In ospedale morti 4 over 85enni contagiati su 10

Rapporto di Istat e Agenas. Diminuzione dei ricoveri legata al differimento delle ospedalizzazioni non urgenti. Il tasso di ricovero Covid-19 sulla popolazione è stato pari a 48 per 10 mila, con valori più elevati per gli uomini, per gli ultra 65enni e nel Nord-ovest. Il 12,3% dei ricoveri Covid-19 è transitato nelle terapie intensive. I pazienti deceduti sono il 21,6% del totale dei ricoveri Covid-19 e quasi totalmente ultra 65enni (90%)

Con il Covid 22% di ricoveri in meno nel 2020. In ospedale morti 4 over 85enni contagiati su 10

L’Istat e l’Agenzia Nazionale per i Servizi sanitari regionali (Agenas) presentano per la prima volta un rapporto che analizza l’impatto della malattia da Sars-CoV-2 sul sistema ospedaliero italiano. Oltre a descrivere gli effetti sul complesso dei ricoveri, grazie al confronto dei dati relativi al 2020 con la media del triennio 2017-2019, il rapporto quantifica i ricoveri Covid-19 e ne descrive le caratteristiche salienti; illustra inoltre le conseguenze sui ricoveri non correlati al Covid-19 .
In sintesi: nel 2020 si sono registrati circa 6,5 milioni di ricoveri, il 22% in meno rispetto alla media del triennio precedente. La diminuzione, attribuibile principalmente al differimento delle ospedalizzazioni non urgenti, ha riguardato sia il regime ordinario (-20,1%) che il day hospital (-29,4%), con decrementi più accentuati al Sud e nel Nord-ovest.
La riduzione dei ricoveri è stata più marcata in corrispondenza della prima ondata pandemica, con tassi di ospedalizzazione in regime ordinario diminuiti del 45% in aprile e del 39% in maggio rispetto alla media degli stessi mesi 2017-2019. Nel corso della seconda ondata pandemica l’impatto sul sistema ospedaliero è stato più contenuto, con riduzioni del 25% in novembre e del 26% in dicembre.

Tra le diagnosi a più elevata ospedalizzazione in regime ordinario sono diminuiti del 29,5% i ricoveri per le malattie del sistema osteomuscolare e tessuto connettivo, del 27,2% quelli per le malattie dell’apparato digerente e del 25,2% per le malattie dell’apparato genito-urinario. I ricoveri per traumatismi (-17,3%), tumori (-14,5%), gravidanza e parto (-11,7%) hanno subito riduzioni più limitate.
Le dimissioni ospedaliere in regime ordinario connesse al Covid-19 sono state 286.530, pari al 5,5% del totale, con un range che varia da 2,4% nelle Isole a 9,2% del Nord-ovest. Tale variabilità territoriale rispecchia in larga misura la diversa diffusione del virus, ma non sono da escludere problemi legati a una non sempre corretta registrazione dei casi nelle schede di dimissione ospedaliera.

La numerosità dei ricoveri Covid-19 ha seguito l’andamento delle ondate pandemiche, con due picchi in corrispondenza della prima ondata di marzo-aprile (36% della casistica Covid-19 registrata nell’intero anno) e della seconda ondata di ottobre-dicembre (55%).
Il tasso di ricovero Covid-19 sulla popolazione residente è stato pari a 48 per 10 mila, con valori più elevati per gli uomini (57,4 contro 38,7 nelle donne), per gli ultrasessantacinquenni (133,3) e nel Nord-ovest (82,6).

Il 70% dei ricoveri Covid-19 ha avuto accesso all’ospedale tramite il Pronto soccorso o l’Osservazione breve intensiva (OBI); il 16% a seguito di trasferimento da altro ospedale. Il 52% è stato dimesso al domicilio. Tra gli ultra65enni, la quota di dimissioni al domicilio scende al 40% mentre circa il 30% è deceduto in ospedale.
Il 12,3% dei ricoveri Covid-19 è transitato nelle terapie intensive (circa 35 mila), a fronte di un valore medio del 7,5% per i ricoveri ordinari non-Covid. Nel Mezzogiorno la quota di ricoveri Covid-19 con transito in terapia intensiva supera il 16% rispetto al 8% dei ricoveri non-Covid.

Le diagnosi più frequentemente associate ai ricoveri Covid-19 sono state, oltre ad alcune malattie infettive e parassitarie (tubercolosi, Hiv, infezioni batteriche di sede non specificata e soprattutto malattie da virus e da clamidia non specificate), le malattie del sistema respiratorio, le malattie ipertensive, il diabete mellito, il sovrappeso e l’obesità, la demenza e la malattia di Alzheimer.
Il 21,5% dei pazienti con ricovero Covid-19 ha avuto nel corso del 2020 ricoveri successivi dopo il primo (23,1% tra gli over65). Nel 43% dei casi il motivo principale è stato di nuovo il Covid-19. Sono frequenti anche ricoveri successivi per malattie respiratorie (17%), in particolare per polmoniti non specificate e per altre malattie respiratorie non specificate, possibili esiti a distanza del Covid-19.

Deceduti quattro over 85 su dieci ricoverati Covid-19

Come detto, in oltre il 70% dei casi i ricoveri Covid-19 sono stati ospedalizzati dal Pronto soccorso o dall’Osservazione breve intensiva, con scarse differenze per classi di età. Il 15,6% dei pazienti proveniva da un altro ospedale per acuti. Tra i minorenni quest’ultimo valore scende al 9,3% mentre tra gli over65 sale al 16,5%, in ragione di quadri clinici maggiormente ingravescenti negli anziani. La percentuale di dimessi al domicilio è pari al 51,7%, con un’elevata variabilità per età: dal’88,5% dei minorenni al 39,8% degli ultrasessantacinquenni (24,2% tra gli over85).
I pazienti deceduti sono il 21,6% del totale dei ricoveri Covid-19 e sono quasi totalmente ultrasessantacinquenni (90%). In questa fascia di età la percentuale di ricoveri conclusasi con il decesso è pari al 30,2%: tale valore scende al 19,6% tra i pazienti di 65-74 anni e sale al 42,1% tra quelli di 85 anni e più. Anche la dimissione presso RSA o altro ospedale per acuti o altro istituto di riabilitazione ha riguardato principalmente gli anziani, il 23,9% degli over65 e il 27,3% degli ultraottantacinquenni.

Nel Mezzogiorno più elevata la quota di ricoveri Covid-19 in terapia intensiva

Nel 2020 il 12,3% dei ricoveri Covid-19 è transitato nelle terapie intensive (circa 35mila), a fronte di un dato medio del 7,5% per i ricoveri ordinari non-Covid-19. Il ricorso alla terapia intensiva per i ricoveri Covid-19 risulta più elevato al Centro (13,3%) ma, soprattutto, nel Mezzogiorno (16,2% al Sud, 16,5% nelle Isole). In queste aree geografiche è anche più elevato il divario rispetto al ricorso alla terapia intensiva per i pazienti non-Covid-19.
La quota di ricoveri Covid-19 in terapia intensiva è più alta in corrispondenza della prima ondata (13,3%) rispetto alla seconda (11,9%), ma nella seconda è aumentata la variabilità territoriale, da un minimo di 9,3% nel Nord-est a un massimo di 16,9% nelle Isole. In quest’ultima ripartizione l’utilizzo delle terapie intensive per i casi Covid-19 tra le due ondate è diminuito di soli 0,8 punti percentuali.

Ipertensione, diabete, Alzheimer e broncopneumopatie fortemente associate al Covid-19

Le diagnosi più frequentemente associate ai ricoveri Covid-19 sono quelle relative ad altre malattie infettive e parassitarie (19%), escluso Covid-19, con una frequenza quasi 6 volte più elevata di quella che si riscontra nei ricoveri non-Covid-19 (rapporto proporzionale di ospedalizzazione standardizzato - RPO5 =5,65). Tra le malattie infettive la sepsi è quella più rappresentata (RPO=1,94), ma l’associazione più forte si riscontra con un gruppo eterogeneo di altre malattie infettive presenti nel 16% dei ricoveri Covid-19 (RPO=8,44); si tratta in particolare di tubercolosi, Hiv, infezioni batteriche di sede non specificata e soprattutto malattie da virus e da clamidia non specificate, probabilmente perché i codici ICD9CM riferiti a questo gruppo sono stati spesso utilizzati, soprattutto nelle prime fasi della pandemia, per la codifica delle manifestazioni del Covid-19.
Le malattie del sistema respiratorio sono, in generale, 4 volte più frequenti nei ricoveri Covid-19 rispetto alla casistica non-Covid-19 (RPO=3,93). Tra le malattie di questo gruppo sono frequenti le polmoniti da agente non specificato (che possono essere considerate probabili manifestazioni della malattia non opportunamente codificate), ma anche le broncopneumopatie cronico-ostruttive (4%, RPO=1,14). Risultano fortemente associate al Covid-19 anche le malattie endocrine, nutrizionali e metaboliche, in particolare il diabete mellito, riscontrato nel 13% dei ricoveri (RPO=1,93), il sovrappeso e l’obesità (3,0%, RPO=2,16).

Nel gruppo dei disturbi psichici, al Covid-19 sono significativamente associati la demenza (3,6%; RPO=1,65) e la malattia di Alzheimer (0,7%; RPO=1,82). Le malattie del sistema circolatorio sono molto frequenti sia nei ricoveri Covid-19 sia negli altri ricoveri (rispettivamente 40% e 27%), quindi l’associazione con il Covid-19 non è particolarmente forte ma è comunque statisticamente significativa (RPO=1,17). All’interno di questo gruppo si riscontrano forti associazioni del Covid-19 con le malattie ipertensive (19%; RPO=1,59). Tumori e cardiopatie ischemiche croniche risultano invece significativamente più elevati tra i ricoveri non Covid-19.

Ricoveri ripetuti più frequenti per i pazienti con diagnosi di Covid-19

Nel corso del 2020 oltre il 34% delle persone con un ricovero Covid-19 ha avuto altri episodi di ospedalizzazione nello stesso anno (il 12,7% ha avuto solo ricoveri precedenti, il 16% solo ricoveri successivi al primo ricovero Covid-19 e il 5,5% sia ricoveri precedenti che successivi), mentre tra coloro che hanno avuto ricoveri non-Covid-19 la percentuale è pari al 22%, simile a quella osservata nel 2019 (23%).
Il numero medio di ricoveri è pari a 1,6 tra i pazienti Covid-19 e a 1,3 tra quelli non-Covid-19. Tra i ricoverati Covid-19 la percentuale di ricoveri ripetuti varia per età, ma non per sesso. Gli ultrasessantacinquenni sono il gruppo con maggior frequenza di ricoveri ripetuti (38%), seguito dai minorenni (32%). Il 21,5% dei pazienti con un primo ricovero Covid-19 ha avuto ricoveri successivi nell’anno . Tale quota varia tra 16% e 19% nelle classi di età fino a 64 anni, mentre aumenta al 23,1% tra gli anziani.

Quando il ricovero si è reso necessario successivamente al primo, il motivo principale è stato molto spesso di nuovo il Covid-19 (43% dei casi). Sono stati anche frequenti i ricoveri successivi per malattie respiratorie (17%), per la maggior parte polmoniti non specificate (circa 31% di tutte le respiratorie) e, soprattutto, per un gruppo eterogeneo di malattie respiratorie non meglio specificate (64%) che fa supporre si tratti di esiti a distanza della malattia.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)