Coronavirus. L'urlo di dolore delle imprese

Roberto Boschetto, Presidente di Confartigianato Imprese Padova: “Ora fermi 37.719 addetti. E il futuro? se non avremo liquidità, a rischio la tenuta delle piccole imprese. Bisogna congelare il rating bancario o saremo tutti a rischio”.
Le stime dell’ufficio studi di Confartigianato Imprese Veneto sulla base dei codici ATECO inseriti nei due decreti dell’11 e 22 marzo: chiuse oltre 15mila imprese e a casa 37mila addetti.

Coronavirus. L'urlo di dolore delle imprese

“Quello che si sta alzando in questi giorni è un vero e proprio grido di dolore di tantissimi imprenditori artigiani che non sanno cosa li aspetterà dopo l’emergenza sanitaria. Prima la salute, lo abbiamo sempre detto. Ma questo non significa che non dobbiamo già valutare misure concrete a difesa della piccola impresa”. Vuole dare un messaggio chiaro e diretto il Presidente di Confartigianato Imprese Padova Roberto Boschetto.

Per il combinato disposto dei due DPCM dell’11 e 22 marzo scorsi, sono oltre 15mila le imprese artigiane della provincia di Padova che dovranno rimanere chiuse dalla mezzanotte di oggi 25 marzo 2020. Un numero che secondo l'Osservatorio della Confartigianato Imprese Veneto vale il 60,6% del totale a Padova (25mila circa). Il numero di addetti che si trovano a casa dal lavoro è di 37.719 pari al 58% del totale dell’artigianato padovano.
“I dati si commentano da soli – precisa Boschetto - immaginiamo l’impatto che questa emergenza avrà su un’economia basata sulle piccole imprese. Abbiamo bisogno di provvedimenti urgenti. Gli insoluti sono all’ordine del giorno, se non congeliamo il rating bancario, gli effetti di questo fermo saranno disastrosi”.

“Lo stillicidio di decreti, la loro pubblicazione in tarda serata e gli annunci aumentano - afferma Roberto Boschetto, Presidente di Confartigianato Imprese Padova- la complessità del momento e rischiano di accrescere l’insicurezza e il senso di smarrimento di quanti nella difficoltà continuano ad operare garantendo servizi fondamentali. E’ fondamentale che nelle prossime ore il Parlamento, in fase di conversione del decreto Cura Italia, accolga il più possibile gli emendamenti proposti dalla Confartigianato e tenga conto anche di queste ulteriori nuove limitazioni. Devono essere previsti stanziamenti dedicati a integrazione degli esistenti per sostenere le imprese. Ad oggi in Veneto sono state 6.700 le imprese che hanno aperto la procedura per usare FSBA tutelando 27.000 dipendenti, siamo già al 20% di aziende artigiane e loro dipendenti in cassa integrazione. E la situazione a Padova non è diversa, siamo inondati di richieste. Un numero mai raggiunto nemmeno nella grande crisi del 2011/2013 e destinato solo ad aumentare con la prevista chiusura delle tante attività produttive non “indispensabili” programmata da domani 26 Marzo e dall’impossibilità nel mondo dipendente artigiano, dove l’80% sono operai, di continuare a lavorare in modalità smart working”. “In questo momento -conclude Boschetto- è fondamentale un grande senso di responsabilità da parte di tutte le parti sociali, affinché le imprese che oggi sono autorizzate ad operare possano farlo con serenità e in sicurezza, tenendo presente sempre che non possiamo permetterci oggi di arrestare del tutto il sistema produttivo se non a costo di una grave crisi occupazionale domani. Va infine previsto con provvedimento unico, chiaro ed inequivocabile, che i titolari delle imprese possano andare nella propria impresa per vigilare i macchinari e la sicurezza degli impianti”.

I numeri - Il combinato disposto dei due decreti legge dell’11 e 22 marzo scorsi hanno individuato i codici ATECO delle attività “strategiche” che possono continuare a lavorare.
In regione Veneto per il solo artigianato risultano chiuse, dalla mezzanotte di mercoledì 25 marzo (salvo modifiche in corso sull’elenco definito il 22 marzo da parte di Governo e Parti Sociali), 15.182 attività pari al 60,3% del totale artigianato.
I settori maggiormente colpiti sono: l’edilizia (esclusi gli installatori di impianti che possono operare) con 7.114 aziende chiuse, seguite dal comparto del benessere (2237 attività chiuse), dalla metalmeccanica con 2.209, la moda 1.484, il legno/arredo con 1.119 e l’artistico con 445 attività chiuse.
Sul fronte degli addetti che restano senza lavoro, in totale in provincia, le aziende artigiane lasciano a casa 37.719 persone tra dipendenti, titolari, soci e collaboratori familiari. In questo caso il settore più coinvolto in termini assoluti è sempre l’edilizia con 11.499 persone seguito dalla metalmeccanica10.021, la moda 6.073, il benessere con 4.538, il legno/arredo con 3.546 e 914 quelli che operano nell’artistico.

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Fonte: Comunicato stampa