Coronavirus. Telefono amico: sono aumentate chiamate e chat per ricevere conforto e sostegno. C'è paura di non poter svolgere la vita di sempre

Dall’11 marzo sono aumentate le telefonate  le chat e le mail: questo il quadro di Telefono Amico Italia, l’organizzazione di volontariato che dà ascolto a chiunque abbia bisogno di una voce amica. L'ansia e la preoccupazione principale è legata al Coronavirus, non tanto però la paura di contrarre il virus, quanto la difficoltà ad adattarsi alla nuova situazione  all'isolamento e alla chiusura in casa, non poter fare la vita di tutti i giorni.

Coronavirus. Telefono amico: sono aumentate chiamate e chat per ricevere conforto e sostegno. C'è paura di non poter svolgere la vita di sempre

Dall’11 marzo Telefono amico Italia, l’organizzazione di volontariato che dà ascolto a chiunque abbia bisogno di una voce di conforto, ha raccolto 96 chiamate, più del doppio rispetto ai periodi di normalità. Di queste circa una trentina parlavano di Coronavirus. Oltre al telefono per raccontare il proprio disagio e sfogarsi, a livello nazionale può contare anche sulla “mail amica”. La sede di Padova invece ha attivi anche altri due servizi: la chat tramite Whatsapp (113 chat dall'11 marzo) e la telefonata amica agli anziani, in collaborazione con il Comune di Padova (l’associazione ha in carico cento anziani che vengono chiamati due volte a settimana).

«Le persone più vulnerabili – spiega Cristina Rigon, presidente di Telefono amico Padova – sono quelle che già lo erano. Mi riferisco agli anziani, ai malati psichici in modo particolare. Persone che stanno patendo molto non solo la solitudine, condizione che purtroppo già conoscono, ma anche l’isolamento. Persone che hanno dovuto ridurre notevolmente la mobilità. Chi è adulto e “sano” riesce in qualche modo a ingegnarsi per adattarsi a questa nuova normalità. Chi ha una fragilità pregressa invece fa molta fatica. Abbiamo dunque molti utenti abituali, ma anche contatti nuovi».

Le preoccupazioni e le ansie vengono manifestate fin da subito: non tanto la paura di contrarre il virus quanto piuttosto il non poter svolgere la vita di sempre e, per gli anziani, la mancanza di contatti personali che si stanno diradando, la limitazione delle visite mediche e delle possibilità di fare le terapie, ma anche la paura di un'eventuale riduzione dei servizi elargiti dal Comune. Se per gli utenti il Coronavirus ha modificato notevolmente le loro percezioni, per i volontari nessuna novità: «Lavoriamo sull’emergenza emozionale – continua la Rigon – questo è il tema del nostro servizio, rispondiamo nel vissuto emozionale dell’utente, nella fragilità e emergenza, nel “qui e ora”. I nostri volontari non riscontrano difficoltà nel gestire questo periodo particolare. Sono però più impegnati perché le richieste sono più numerose».

Proprio per questo è stato implementato il servizio di chat, passando da quattro giorni a settimana dalle 18 alle 21, a tutti i giorni, compresi sabato e domenica, negli stessi orari. In tre ore i volontari ricevono 17-18 chat di persone diverse. Alcune si esauriscono in poche battute, altre perdurano per tutto il tempo del servizio. «Le chat richiedono poi tempi e modalità diversi di risposta – conclude la presidente – manca il tono di voce che è elemento importante per comprende lo stato d’animo. Non rispondiamo a messaggi vocali o telefonate avviate tramite Whatsapp e non usiamo emoticon perché sono molto soggettive e possono dare adito a interpretazioni. Rimanendo poi traccia di ciò che si scrive le nostre risposte sono ancora più controllate».

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