Corruzione. Transparency International: “L’Italia migliora. Cresce la fiducia internazionale”

Transparency International ha pubblicato, martedì 25 gennaio, l’edizione 2021 dell’Indice di percezione della corruzione (Cpi). In Italia la presentazione via Zoom con la partecipazione del presidente dell'Anac, Giuseppe Busia, che commenta positivamente il balzo in avanti del nostro Paese, che guadagna 10 posizioni nella classifica dei 180 Paesi oggetto dell’analisi, ma avverte che bisogna andare avanti sul fronte della trasparenza

Corruzione. Transparency International: “L’Italia migliora. Cresce la fiducia internazionale”

Danimarca, Nuova Zelanda e Finlandia sono i Paesi dove la corruzione è percepita di meno. Siria, Somalia e Sud Sudan quelli dove è più sentita. L’Italia migliora. Sono alcuni dati dell’edizione 2021 dell’Indice di percezione della corruzione (Cpi), pubblicato oggi, 25 gennaio, da Transparency International.

L’Indice elaborato annualmente dall’organizzazione anticorruzione a livello globale classifica i Paesi in base al livello di corruzione percepita nel settore pubblico, attraverso l’impiego di 13 strumenti di analisi e di sondaggi rivolti ad esperti provenienti dal mondo del business. Il punteggio finale è determinato in base ad una scala che va da 0 (alto livello di corruzione percepita) a 100 (basso livello di corruzione percepita).

L’Italia guadagna 3 punti importanti rispetto allo scorso anno, che le consentono di compiere un balzo in avanti di 10 posizioni nella classifica dei 180 Paesi oggetto dell’analisi. Il Cpi2021 posiziona dunque l’Italia al 42° posto, con un punteggio di 56. Il progresso dell’Italia evidenziato in questa edizione del Cpi, in linea con il costante miglioramento dal 2012 ad oggi, è il risultato della crescente attenzione dedicata al problema della corruzione nell’ultimo decennio e fa ben sperare per la ripresa economica del Paese dopo la crisi generata dalla pandemia.

La fase di rilancio del Paese richiede, secondo Transparency, la massima attenzione alla prevenzione dei rischi di corruzione, affinché gli impegni presi per la digitalizzazione, l’innovazione, la transizione ecologica, la sanità e le infrastrutture possano trovare piena realizzazione.

“La credibilità internazionale dell’Italia si è rafforzata in quest’ultimo anno anche per effetto degli sforzi di numerosi stakeholder del settore privato e della società civile nel promuovere i valori della trasparenza, dell’anticorruzione e dell’integrità”,

commenta la presidente di Transparency International Italia, Iole Anna Savini, durante la presentazione dell’Indice, via Zoom. “L’emergenza generata dalla pandemia ha fortemente influenzato l’elaborazione del Cpi, dal momento che in alcuni casi ha generato una minor fiducia nei Paesi che hanno preferito rimuovere le garanzie di controllo, in altri ha determinato un rafforzamento della coscienza collettiva e risposte più solide da parte dei Governi”, aggiunge Savini, che puntualizza anche alcune criticità ancora presenti, come “il ritardo nella trasposizione della Direttiva europea 2019/1937 sul tema del whistleblowing, i cui termini sono scaduti a dicembre 2021, che consentirebbe di completare la disciplina contenuta nella legge 179/2017”, ancora “l’attesa della pubblicazione del registro dei titolari effettivi” la necessità di portare a termine “la regolamentazione del lobbying”.

“Abbiamo assistito a passi avanti dal 2012, ora questo balzo ci dà soddisfazione: dobbiamo guardare avanti con responsabilità perché se ci si ferma si torna indietro, considerare la prevenzione della corruzione e l’impegno per la trasparenza come elementi essenziali per un progresso duraturo del nostro Paese”, evidenzia il presidente dell’AnacGiuseppe Busia, durante la presentazione del Cpi2021. “Il Paese è impegnato con il Pnrr, serve uno sforzo collettivo per andare avanti – sottolinea Busia -.

L’Italia che vogliano costruire deve andare nella direzione della trasparenza e di un’amministrazione che funziona bene, anche con l’aiuto di un settore privato che coopera con gli stessi valori”.

Il presidente dell’Anac ha offerto quattro impegni concreti da portare avanti. “Il primo è la digitalizzazione, per garantire massima trasparenza degli appalti, la scelta dei migliori e il controllo dei cittadini. Anac sta lavorando molto a tale obiettivo attraverso la Banca dati unica degli appalti pubblici, da cui passeranno i contratti del Pnrr”. Su questo fronte possiamo essere anche di ispirazione all’Europa.
Il secondo impregno è proprio “il recepimento della Direttiva europea sul whistleblowing. Abbiamo avuto importanti rassicurazioni dal ministro della Giustizia, Marta Cartabia al riguardo”. Serve, inoltre, “un lavoro culturale profondo nel Paese per far sì che il whistleblower svolga l’azione di vedetta civica nella società e nel mondo del lavoro”. Busia indica come ulteriori obiettivi “la realizzazione della Piattaforma unica della Trasparenza, prevista dal Pnrr e affidata ad Anac” e “soprattutto la garanzia di indipendenza per Autorità come Anac che operano sul fronte dell’anticorruzione”.

“La corruzione – osserva il presidente dell’Anac – mina la coesione sociale e ostacola la ripresa e un futuro positivo per l’Italia”.

A livello globale, Danimarca e Nuova Zelanda rimangono al vertice della classifica, affiancati quest’anno anche dalla Finlandia, con 88 punti. In fondo alla classifica, come lo scorso anno, Siria, Somalia e Sud Sudan, con un punteggio, rispettivamente, di 13 per i primi due e di 11 per la terza. Tuttavia, dal 2012 al 2021, ben 154 Paesi non hanno compiuto progressi significativi o hanno peggiorato il loro punteggio, e in quest’ultimo anno 2/3 dei Paesi analizzati (123 su 180) presentano ancora importanti problemi di corruzione, avendo conseguito un punteggio inferiore a 50, ed evidenziano un forte rischio di arretramento nella tutela dei diritti umani, nella libertà di espressione e di una crisi della democrazia.

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Fonte: Sir