Covid 19, si riaprono i confini ma non per i migranti. A largo di Malta bloccati in 400

La denuncia di Sos Mediterranée: "Sono sopravvissuti che hanno affrontato un viaggio pericolosissimo dopo essere fuggiti da violenze e abusi estremi in Libia. Trattenerli a bordo di quattro imbarcazioni invece di farli sbarcare è contro il diritto internazionale"

Covid 19, si riaprono i confini ma non per i migranti. A largo di Malta bloccati in 400

Mentre le misure restrittive per il Covid-19 vengono progressivamente allentate in tutta Europa, e progressivamente si riaprono i confini, 400 persone restano bloccate al largo di Malta. A sottolineare il paradosso è l’ong Sos Mediterranée che mette in guardia sulle “conseguenze letali di una sempre più pesante carenza di soccorsi nel Mediterraneo centrale e chiede un'azione europea immediata e coordinata”.

“Più di 400 persone soccorse sono attualmente bloccate in mare, al di fuori delle acque territoriali maltesi, su quattro imbarcazioni da crociera turistiche private, noleggiate dal governo maltese - scrive l’ong in una nota -. Alcuni di questi sopravvissuti, che hanno affrontato un viaggio pericolosissimo dopo essere fuggiti da violenze e abusi estremi in Libia, sono stati trattenuti a bordo di queste imbarcazioni - che non sono adatte a lunghi soggiorni - per più di un mese. Invece di farle sbarcare in un luogo sicuro, come richiede il diritto internazionale, le persone soccorse in mare vengono utilizzate per negoziati politici con gli Stati membri dell'Unione Europea che, nonostante l'urgenza della situazione, non hanno proposto una soluzione coordinata per il loro trasferimento”.

Intanto nonostante la pandemia di Covid-19 e l'assenza di navi di soccorso delle ong in mare dall'inizio di maggio, le partenze dalle coste libiche non si sono fermate, ma sono addirittura aumentate nelle ultime settimane. “Le persone in fuga dalla Libia devastata dalla guerra non hanno attualmente altra alternativa che rischiare la vita in mare - aggiunge Sos Mediterranèe -. Di recente sono state numerose le segnalazioni riguardo a imbarcazioni di fortuna in stato di pericolo e diversi sbarchi autonomi sono stati registrati sulle coste italiane. Nel frattempo, più di un centinaio di altri sopravvissuti sono in attesa di essere sbarcati da un traghetto utilizzato per la loro quarantena, organizzata dalle autorità italiane”.

Dal 7 all'8 aprile, sia l'Italia che Malta hanno formalmente dichiarato i loro porti "non sicuri" a causa dell'emergenza Covid-19. Nel frattempo, le misure di solidarietà degli altri Stati membri dell'Unione Europea nei confronti degli Stati in prima linea e i precedenti accordi di "ricollocazione" delle persone soccorse in mare sono stati sospesi e le uniche due navi di soccorso civile in servizio sono state immobilizzate dalle autorità italiane da oltre quattro settimane. “Una combinazione di ritardi, mancata assistenza e risposta alle chiamate di soccorso, di intercettazioni non trasparenti da parte di navi private e respingimenti coordinati, sta creando una spirale caotica e mortale nel Mediterraneo centrale - continua la nota -. Questa macabra realtà è culminata nella tragedia di Pasqua, quando una barca che trasportava 63 persone è rimasta in pericolo in mare, per giorni senza soccorso, prima di essere riportata in Libia. Durante quei sei giorni in mare, cinque persone sono morte e altre sette sono scomparse. Si presume che siano annegate.Centinaia di persone sono state intercettate e riportate con la forza dalla guardia costiera libica e da alcune navi commerciali verso la Libia non sicura negli ultimi due mesi, in continuo spregio al diritto internazionale”.

Questa situazione fa crescere la grave preoccupazione per i "naufragi invisibili", ossia sconosciuti alla comunità internazionale. "L'allargamento del letale ‘buco nero’ del Mediterraneo, dove le persone scompaiono senza lasciare traccia, è inaccettabile. C'è un'emergenza collettiva per i Paesi dell'Unione Europea: l’urgente necessità di organizzare la solidarietà. Il Mediterraneo non deve trasformarsi anche quest’estate in un mare di morte e di disumanità", dichiara Sophie Beau, cofondatrice e direttore generale di Sos Mediterranèe.  Per questo l’ong chiede agli stati europei di far sbarcare immediatamente le 400 persone bloccate a Malta in un luogo sicuro; di (ri)stabilire un meccanismo di ricollocazione coordinato per le persone soccorse nel Mediterraneo centrale; di istituire con urgenza un'operazione di salvataggio in mare completa ed efficiente, a guida statale, che rispetti il diritto marittimo e salvi vite umane in mare.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)