Covid, quasi 450 mila persone hanno chiesto aiuto alla Caritas: il 34% sono “nuovi poveri”

Nuova rilevazione a giugno per monitorare l’impatto del Covid su persone e servizi: il 95,9% ha evidenziato un aumento dei problemi legati alla perdita del lavoro e fonti di reddito. Più di una persona su tre si è rivolta alle diocesi per la prima volta. A chiedere sostegno disoccupati, persone con impiego irregolare fermo a causa della pandemia, lavoratori precari e saltuari senza ammortizzatori sociali

Covid, quasi 450 mila persone hanno chiesto aiuto alla Caritas: il 34% sono “nuovi poveri”

Aumentano i problemi legati alla perdita del lavoro e delle fonti di reddito, ma anche alla cure, depressione e solitudine: è quanto emerge dalla seconda rilevazione nazionale condotta dal 3 al 23 giugno dalla Caritas italiana, con un questionario strutturato destinato ai propri direttori e responsabili (dati raccolti su 169 diocesi, il 77,5%), per capire come cambiano i bisogni, le fragilità e le richieste intercettate nei Centri d’ascolto e nei servizi Caritas e gli interventi attivati durante l’emergenza sanitaria e sociale legata al Covid 19, in forme spesso nuove e adattate alle necessità contingenti, l’impatto su operatori e volontari della pandemia. 

Oltre la metà delle diocesi che hanno aderito al questionario ha segnalato difficoltà nel pagamento di affitto o mutuo, disagio psicologico-relazionale, difficoltà scolastiche, solitudine, depressione, rinuncia e rinvio di cure e assistenza sanitaria, mentre il 95,9% ha evidenziato un aumento dei problemi legati alla perdita del lavoro e delle fonti di reddito.

Nel dettaglio, rispetto alle condizioni occupazionali, si sono rivolti ai centri Caritas per lo più disoccupati in cerca di nuova occupazione, persone con impiego irregolare fermo a causa della pandemia, lavoratori precari e saltuari che non godono di ammortizzatori sociali, lavoratori dipendenti in attesa della cassa integrazione ordinaria/cassa integrazione in deroga, lavoratori autonomi/stagionali in attesa del bonus 600/800 euro, pensionati, inoccupati in cerca di prima occupazione, persone con impiego irregolare, casalinghe.

Altre questioni evidenziate riguardano problemi burocratici e amministrativi, difficoltà delle persone in situazione di disabilità, mancanza di alloggio in particolare per i senza dimora, diffusione dell'usura e dell'indebitamento, violenza e maltrattamenti in famiglia, difficoltà a visitare/mantenere un contatto con parenti/congiunti in carcere, diffusione del gioco d'azzardo e scommesse.

Fondamentale accanto all’impegno degli operatori è stato l’apporto di migliaia di volontari tra cui molti giovani che nella fase acuta della pandemia hanno garantito la prosecuzione dei servizi sostituendo molti over 65 che in via precauzionale rimanevano a casa. Tra operatori e volontari sono stati 179 quelli positivi al Covid-19, di cui 95 ricoverati e 20 purtroppo deceduti.

Piccoli segnali positivi arrivano dal 28,4% delle Caritas che, dopo il forte incremento dello scorso monitoraggio, con la fine del lockdown hanno registrato un calo delle domande di aiuto.

Non tutte le Caritas interpellate hanno quantificato con precisione le persone accompagnate e sostenute da marzo a maggio, che comunque, dalle risposte parziali pervenute, risultano quasi 450.000, di cui il 61,6% italiane
Di queste il  34% sono “nuovi poveri”, cioè persone che per la prima volta si sono rivolte alla Caritas. 92.000 famiglie in difficoltà hanno avuto accesso a fondi diocesani, oltre 3.000 famiglie hanno usufruito di attività di supporto per la didattica a distanza e lo smart working, 537 piccole imprese hanno ricevuto un sostegno.

Complessivamente - grazie al fiorire di iniziative di solidarietà e al contributo che la Conferenza Episcopale Italiana ha messo a disposizione dai fondi dell’otto per mille che i cittadini destinano alla Chiesa cattolica - i servizi forniti sono stati molteplici: dispositivi di protezione individuale e fornitura igienizzanti, pasti da asporto e consegne a domicilio, servizi di ascolto e accompagnamento telefonico, acquisto farmaci e prodotti sanitari, ascolti in presenza su appuntamento, supporto e orientamento rispetto alle misure messe in atto dalle amministrazioni e governo, assistenza domiciliare, attività di sostegno per nomadi, giostrai e circensi, servizi di supporto psicologico, rimodulazione dei servizi per senza dimora, accompagnamento alla dimensione del lutto, sportelli medici telefonici, aiuto per lo studio e doposcuola, alloggio per quarantena e isolamento, presenza in ospedale e Rsa, accoglienza infermieri e medici.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)