Covid: vaccini in arrivo. I vaccini anti-covid con somministrazione in doppia dose

Più dosi in sequenza significano maggiori opportunità di "allenamento" per il sistema immunitario, aiutato così a capire come contrastare effettivamente il virus.

Covid: vaccini in arrivo. I vaccini anti-covid con somministrazione in doppia dose

La pandemia da Covid-19 è ancora una dura realtà con cui fare i conti. Ma, finalmente, dopo tanti mesi duri e “sconvolgenti”, in fondo al tunnel si intravede una luce di concreta speranza: giungono i tanto agognati vaccini anti-covid. I primi ad aver (quasi) raggiunto l’approvazione per uso di emergenza sono i preparati di Pfizer e Moderna, entrambi risultati altamente efficaci nella fase sperimentale, entrambi basati su una tecnologia a mRNA (acido ribonucleico “messaggero”) ed entrambi da somministrare in due dosi successive (con la seconda iniezione da effettuare rispettivamente a tre e a quattro settimane dalla prima).

Questa particolare modalità di somministrazione, ovviamente, comporta maggiori costi, più sfide logistiche e una più complessa organizzazione. Ma, allora, perché puntare da subito proprio sulla “doppia dose”?
Per poter dare una risposta fondata, anzitutto è utile ricordare che i vaccini svolgono la loro funzione di stimolare l’organismo a difendersi dai virus pericolosi, mediante l’esposizione al sistema immunitario di una piccola parte (una proteina) non infettiva del virus, detta “antigene”, che lo rende riconoscibile.

I vaccini a mRNA (come quelli di Pfizer e di Moderna) contro la CoViD-19 seguono il medesimo principio, solo che, anziché introdurre l’antigene (spike) direttamente, forniscono all’organismo la “ricetta” per crearlo. Come è noto, il nostro sistema immunitario deve imparare da zero a riconoscere questo segnale d’allarme, non essendo finora mai stato esposto al virus in questione, da poco passato alla nostra specie.

Ed è proprio qui che risalta l’importanza della “doppia dose” da somministrare. Più dosi in sequenza, infatti, significano maggiori opportunità di “allenamento” per il sistema immunitario, aiutato così a capire come contrastare effettivamente il virus, tanto più che quella stimolata dal vaccino non è un’infezione, non essendoci alcun patogeno che si sta replicando nell’organismo. Per le “sentinelle” del nostro organismo, dunque, si tratta di imparare a riconoscere il segnale di avvenuto ingresso del virus (simulato dal vaccino), in modo da poter respingere questo specifico “corona virus” qualora lo si dovesse un giorno incontrare per davvero.

In pratica, quindi, i vaccini somministrati in doppia dose mostrano più volte all’organismo gli antigeni virali, consentendogli così di produrre sia più anticorpi neutralizzanti (linfociti T), sia più cellule della memoria (linfociti B): questi componenti del sistema immunitario, che resistono più a lungo, saranno in prima linea in caso di vera invasione del SARS-CoV-2, perché si ricorderanno dell’antigene che hanno già incontrato col vaccino e permetteranno di schierare difese adeguate. Ebbene, la somministrazione del vaccino in doppia dose ne aumenta l’efficacia: i preparati di Pfizer e di BioNTech, ad esempio, raggiungono un’efficacia del 52% già dopo la prima dose, mentre con la seconda hanno mostrato di giungere ad una protezione vicina al 95%!

Naturalmente, riducendosi nel tempo le cellule della memoria, alcuni vaccini (come quelli contro il tetano, o la pertosse) hanno bisogno di richiami periodici per rafforzare una risposta che però è già stata stabilita. La reale durata della protezione offerta dai vaccini anti-covid emergerà solo con il tempo, ma è del tutto plausibile che, in futuro, dovremo sottoporci a richiami periodici.

Resta il fatto che il sistema del doppio dosaggio comporta alcuni problemi non banali. Per esempio, servono due volte di più aghi e fialette, il doppio degli sforzi di produzione, approvvigionamento, conservazione e distribuzione. Di conseguenza, aumentano anche i costi, così come gli sforzi organizzativi per assentarsi dal lavoro e raggiungere le strutture vaccinali. Nei contesti meno serviti, poi, dove accedere alle vaccinazioni è un’impresa, risulterà inoltre più difficile convincere le persone a presentarsi per una seconda iniezione, col rischio che l’immunizzazione venga completata soltanto per metà, senza raggiungere la copertura necessaria.

Per queste ragioni, i vaccini anti-covid di seconda generazione, ancora in fase di test, stanno esplorando anche l’ipotesi di un dosaggio singolo, testando l’efficacia di questa soluzione rispetto a quella della doppia dose.

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Fonte: Sir