Decreto immigrazione, il rischio reale è un aumento degli irregolari

Con la stretta sulla protezione speciale verranno colpite le persone già integrate nel nostro paese. L’allarme lanciato da Roberto Zaccaria, presidente del Cir, audito ieri al Senato

Decreto immigrazione, il rischio reale è un aumento degli irregolari

“Un decreto che non avrà alcuna incidenza concreta né sulle stragi in mare, né sulle partenze. L’obiettivo che invece sembrava voler raggiungere. Ma che avrà un sicuro effetto sullo spazio di protezione delle persone che arrivano e si trovano in Italia, causando effetti da non sottovalutare: l’incremento del numero di persone irregolarmente presenti nel Paese e della marginalità sociale che tale condizione va a determinare”. Lo afferma Roberto Zaccaria, Presidente del Consiglio Italiano per i Rifugiati Roberto Zaccaria, audito ieri dalla I Commissione Affari Costituzionali del Senato, che sta analizzando il cd. Decreto Flussi. Un decreto che desta viva preoccupazione, seri dubbi di costituzionalità e perplessità rispetto alla sua efficacia.

Il nodo centrale riguarda la protezione speciale, che ha riempito il vuoto lasciato dall'abolizione della protezione umanitaria e che oggi rappresenta una delle tre forme di tutela consolidate nel nostro ordinamento. Nel corso del tempo è servita per dare attuazione al diritto costituzionale di asilo. Una Costituzione che ha previsto un riconoscimento molto ampio del diritto d’asilo che deve essere garantito a chiunque non possa godere nel suo Paese delle libertà democratiche. La protezione speciale è anche quella che registra nel nostro Paese il più alto tasso di riconoscimento, oltre il 20%, e ha contato 10.865 riconoscimenti nel 2022.

Il decreto in discussione abroga il riconoscimento della protezione speciale per quelle persone che rischiano, tornando nel loro Paese, di veder violato il loro diritto alla vita privata e familiare. “Il diritto alla vita familiare e privata è garantito dalla nostra Costituzione, della CEDU e dalla Carta dei diritti fondamentali UE: un diritto che non può essere ignorato né derogato da una legge ordinaria. Questo decreto vuole cancellare norme che tutelano diritti fondamentali. E questo non possiamo permetterlo.” continua Zaccaria.

La maggior parte dei titolari di protezione speciale la riceveva proprio in virtù delle norme che si vogliono ora abrogare - spiega il Cir-. Col decreto si colpirà in modo significativo chi si era già integrato nel nostro Paese. “Si tratta di una disposizione che avrà un forte impatto sull’irregolarità e che alimenterà la criminalità organizzata e costringerà molte persone a piegarsi al lavoro nero e allo sfruttamento lavorativo” spiega la nota.  

Il decreto prevede inoltre norme volte a facilitare un ampliamento dei Centri di Permanenza per i Rimpatri (CPR), luoghi in cui le persone sono lasciate in uno stato d’incertezza, isolamento e abbandono e la cui efficacia finalizzata al rimpatrio si è rivelata spesso fallimentare. L’ampliamento della rete dei Centri per il rimpatrio è propedeutico, nell’impalcatura del Decreto, ad aumentare l’efficacia del sistema di espulsione e di rimpatrio forzato. “Un sistema inefficace che ha costi umani, sociali ed economici altissimi. E che dovrebbe essere totalmente ripensato - spiega il Consiglio italiano per i rifugiati -.  Nel 2021 sono state rimpatriate forzatamente 3.939 persone (dati Polizia di Stato), di cui solamente 2.520 persone dopo trattenimento amministrativo nei Cpr. A fronte di un numero di migranti irregolarmente presenti sul territorio italiano stimato in 519.000 persone (dati ISMU al gennaio 2021) e di 26.251 provvedimenti di espulsione adottati dalle forze di polizia. Un sistema di detenzione amministrativa che  riesce a rimpatriare solamente il 50% di quanti detenuti amministrativamente nei Cpr”.

“Noi crediamo che in un’ottica di gestione integrata del fenomeno migratorio si dovrebbe investire nello strumento del ritorno volontario assistito che trae la sua forza dalla collaborazione del migrante e dalla predisposizione di un adeguato progetto di reintegrazione nel Paese di origine. Un programma che può trasformare il fallimento del processo migratorio in una nuova occasione anche per quelle persone costrette a lasciare l’Italia” dice Zaccaria, che conclude ricordando la Costituzione italiana “un cappello protettivo dei nostri diritti politici, civili, sociali ed economici da maneggiare con cura”. 

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)