Didattica innovativa. Obiettivo 2026, dunque, per sistemare le infrastrutture?

Le novità della lunga e interessante intervista concessa al Sole24Ore dal ministro Patrizio Bianchi.

Didattica innovativa. Obiettivo 2026, dunque, per sistemare le infrastrutture?

“Didattica innovativa” Chissà perché questi termini riescono ogni volta a suscitare reazioni contrastanti.

Innanzitutto sono attribuiti al ministro Patrizio Bianchi, in una lunga e interessante intervista concessa al Sole24Ore nei giorni scorsi. E sono accompagnati da precise spiegazioni.

La didattica innovativa deriverebbe, infatti, stando all’intervista, da una serie di azioni messe in atto dal Ministero legate al “Piano scuola 4.0” grazie al quale – sostiene il Ministro che lo ha firmato – “100mila aule su tutto il nostro territorio nazionale diventeranno nei prossimi mesi spazi innovativi di apprendimento, con tecnologie avanzate, dispositivi digitali e arredi che permetteranno una maggiore flessibilità e si adatteranno alle esigenze delle studentesse e degli studenti di oggi. Utilizzando, poi, in modo integrato altri fondi strutturali, entro il 2026 renderemo tutte le aule del Paese attrezzate per una didattica innovativa. Una scelta precisa: le ricerche educative ci dicono da tempo che gli ambienti influiscono sul processo di apprendimento e sulle metodologie della didattica”.

Obiettivo 2026, dunque, per sistemare le infrastrutture. Magari.

Un po’ di scetticismo – che non vuole essere diffidenza preconcetta rispetto all’intento costruttivo del ministro, cui anzi vanno riconosciuti un attivismo e un impegno straordinari nel mettere la scuola al centro delle attenzioni del Paese, anche con la ricerca di fondi adeguati – viene dal fatto che chi ha presente anche sommariamente i problemi della scuola italiana e in particolare la questione infrastrutture si chiede: ma se non siamo stati capaci ancora di mettere a norma gli edifici, se esistono rischi sismici ignorati, se molti istituti sono fatiscenti, se la situazione – come noto – nel Paese è (per dirla con eufemismo) “a macchia di leopardo”, se le connessioni alla rete internet sono faticose in diverse parti dell’Italia, se … se… Ce la faremo davvero?

Certo che gli ambienti di apprendimento condizionano l’attività degli alunni, sono almeno decenni che se ne parla. E noi abbiamo inventato i banchi a rotelle.

Si perdoni la battuta, ma l’intenzione è di sottolineare quanto sia impegnativo, anche se dilazionato nel tempo, l’intento del ministro Bianchi, il quale ha ragioni da vendere quando dice che la Pandemia ci ha “costretti a subire le tecnologie, in sostituzione della presenza”. Ma invertire la tendenza, come promette – cioè trasformare “l’ambiente fisico di apprendimento dell’aula” rendendolo “integrato con l’ambiente digitale di apprendimento e ogni classe dovrà avere uno schermo e dispositivi digitali, individuali o di gruppo, non solo tablet, ma anche visori e strumentazioni per una didattica immersiva” – è davvero un programma così bello da sembrare impossibile. Naturalmente integrato con “la formazione dei docenti”. E anche su questo, vista la storia, siamo di fronte a una scommessa più che impegnativa. Ci sarebbe poi da discutere nel merito della vera e propria didattica, ma non è questa la sede.

In ogni caso vogliamo crederci. Avanti allora ministro Bianchi, coi “tempi certi” e un “processo veloce”. Come promesso nell’intervista, “facciamo un investimento complessivo di 2,1 miliardi attraverso il nostro Pnrr. È il più grande intervento complessivo di questo tipo mai realizzato, con risorse e tempi certi. Cambieremo rapidamente il volto della nostra scuola”.

Sarebbe una rivoluzione epocale.

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Fonte: Sir