Dipendenze. I dati certificano che abbiamo sostituito una dipendenza con un’altra

Il Novecento ha trasformato l’Europa in un coacervo di staterelli molti dei quali benestanti, ma privi di risorse proprie.

Dipendenze. I dati certificano che abbiamo sostituito una dipendenza con un’altra

Un lontano giorno del 1973 scoprimmo che, se si muoveva una farfalla in Medio Oriente, si provocava uno tsunami in Occidente. E capimmo che le nostre economie – le nostre vite – dipendevano dal petrolio estratto lì.
Di quella dipendenza siamo stati succubi per decenni, allargata ad altri Paesi dell’Opec. Poi, un giorno di febbraio del 2020, ci accorgemmo che se la fabbrica-Cina chiudeva i battenti (a causa di un virus di cui non si sapeva nulla), il resto del mondo sarebbe andato in tilt: perché da lì arrivano materie prime, semilavorati, prodotti finiti di qualsiasi tipo. E se non ci arrivano (i problemi al traffico marittimo amplificarono il disastro), chiudiamo bottega pure noi.
Sempre nello stesso mese, ma due anni dopo, noi europei ci ritrovammo vulnerabili ancora sul fronte energia: il (per noi) vitale gas metano ci arrivava in buona parte dalla Russia. Ma se quest’ultima si trasformava da Paese fornitore a potenza militare aggressiva e ostile, come si faceva a contrastarla e allo stesso tempo foraggiarla pagandole una gigantesca bolletta del gas?
Abbiamo posto rimedio – così come stiamo lentamente ponendo rimedio alla nostra dipendenza cinese –, ma i dati certificano che abbiamo sostituito una dipendenza con un’altra: questa volta con gli Stati Uniti, che sono diventato nel corso del 2022 il principale fornitore di petrolio e gas liquefatto per l’Unione Europea.
Gli Usa sono un mercato aperto dove si vende e si compra senza problemi. Fanno parte con noi del cosiddetto “Occidente” (si aggiungano Giappone, Corea, Canada, Australia e Nuova Zelanda); siamo legati agli americani da una possente alleanza militare (la Nato), che ci ha difeso prima dall’impero sovietico, poi da altri nemici, ultimo dei quali Vladimir Putin.
Insomma, non siamo nelle mani di un dittatore guerrafondaio, di un manipolo di ricchi sceicchi o di una potenza illiberale. Ma rimaniamo nelle mani di qualcuno, e questo ha delle conseguenze, che ci piaccia o no. Cinquant’anni fa una svolta filo-sovietica non ci sarebbe stata consentita; oggi, un’alleanza con la Cina troverebbe ostacoli notevoli oltreoceano.
Il Novecento ha trasformato l’Europa in un coacervo di staterelli molti dei quali benestanti, ma privi di risorse proprie: i soldi ci hanno permesso di andare in qualsiasi “mercato” a comprare ciò che ci serve, senza fare tanto gli schizzinosi. Ma il mondo si è incredibilmente allargato, non siamo né i più ricchi, né gli unici clienti con il borsellino aperto. Quindi sono sempre più i venditori a dettare le regole del gioco, all’interno del quale continuiamo a comportarci come tanti staterelli, e non come un’unica potenza che si muove compatta e decisa. Infatti a quei mercati paghiamo conti salatissimi.

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Fonte: Sir