Dl sicurezza, "i nostri ragazzi destinati ora a diventare adulti marginalizzati"

Il decreto-legge immigrazione e sicurezza vanifica tutto il lavoro prezioso costruito a favore dei minori stranieri fra non molto neo-maggiorenni. L’appello del Garante Infanzia, di tutori, operatori sociali e istituzioni della città di Palermo

Dl sicurezza, "i nostri ragazzi destinati ora a diventare adulti marginalizzati"

PALERMO - Il decreto-legge immigrazione e sicurezza pubblica entrato in vigore il 5 ottobre scorso produce marginalità, irregolarità e insicurezza e vanifica un lavoro prezioso costruito in anni di impegno. In un documento l'appello del Garante Infanzia Lino D'Andrea, dei tutori, operatori sociali e legali, associazioni e istituzioni della città di Palermo che operano a sostegno dei minori migranti non accompagnati.

Se all’inizio del 2014 hanno fatto ingresso in Italia  5.952 minori migranti non accompagnati, nel 2015 il loro numero è salito a 11.921 e nel 2016 a 17.373. Si tratta per la maggior parte di ragazzi tra i 15 e i 17 anni, che provengono da contesti di estrema povertà ma anche di conflitti e insicurezza. Più del 40% di loro, in questi anni, si è fermato in Sicilia.

A Palermo un traguardo importante è stato raggiunto con l’istituzione dei tutori volontari, arrivati oggi al numero di 75, di cui il 65% ha più di una tutela (le tutele assegnate nel corso di un anno -giugno 2016/giugno 2018 - sono state ben 147).

Siamo profondamente preoccupati da una legge che rischia di distruggere tutto quello che di buono abbiamo costruito con i giovani minorenni che a breve saranno maggiorenni – dice il garante dell'Infanzia Lino D'Andrea -. Inoltre i neo-maggiorenni con un permesso umanitario che erano accolti negli SPRAR e inseriti in un fondamentale percorso di inclusione e sostegno anche a fronte di rilevanti vulnerabilità, si stanno ritrovando tutti senza nemmeno più un posto dove dormire. Dove andranno? Cosa diventeranno? Come sopravviveranno? In cosa si trasformerà la loro delusione dopo tanta fatica fatta per essere quello che per anni gli abbiamo chiesto di essere: bravi ragazzi capaci di integrarsi e dimostrare la loro buona volontà?”.

La stessa preoccupazione nel documento viene sottolineata dai tutori che con questi giovani hanno iniziato un percorso di sostegno e accompagnamento. “Noi tutori volontari, operatori sociali e legali, rappresentanti delle istituzioni locali, ci stiamo interrogando profondamente sul senso di simili previsioni che evidentemente accrescono il disagio e l’insicurezza di tutte e tutti  - si legge nel documento - e comportano la vanificazione, e quindi lo spreco, di tante risorse economiche ed umane investite. Abbiamo sostenuto questi ragazzi e queste ragazze, condiviso i loro sforzi e i loro sogni, contribuito a realizzare almeno in parte i loro progetti. Li abbiamo visti crescere e lottare contro ricordi terribili, abbiamo curato insieme a loro i segni, fisici e psicologici, dei traumi subiti. Li abbiamo visti studiare e imparare la lingua, emozionarsi al primo giorno di lavoro e mettercela tutta per dare il meglio di sé. Li abbiamo sostenuti per superare le loro paure e ci siamo stupiti della loro forza nonostante tutto. Abbiamo imparato da loro che le differenze culturali sono spesso relative, mentre i desideri e le speranze si assomigliano sempre, quando sono quelli di persone giovani e piene di vita”.

Moltissimi minori e neo-maggiorenni che avevano già avuto un permesso di soggiorno umanitario non potranno rinnovarlo, e se ancora non avranno raggiunto i requisiti per la sua conversione in un permesso di lavoro – continua il documento -, cosa difficilissima in questi tempi di crisi economica per tutti, ma anche di discriminazione nell’accesso a lavori stabili soprattutto per i giovani non italiani, e se avranno superato i 18 anni anche solo di un giorno, saranno di fatto, anche in questo caso, dei nuovi irregolari. A fronte dell’assenza di accordi di rimpatrio con quasi tutti i loro paesi di origine, questi ragazzi diventeranno giovani adulti marginalizzati, potenziali vittime di tratta e sfruttamento, individui soli che avranno invano, per anni, frequentato la scuola, fatto tirocini, costruito relazioni, contribuito allo sviluppo culturale, sociale e anche economico delle nostre città. In nome di tutto questo chiediamo con forza a chi ha il potere di farlo di intervenire nel percorso di conversione del decreto-legge immigrazione e sicurezza pubblica che sta affrontando adesso l’iter parlamentare. Chiediamo di modificare in maniera sostanziale tutte le previsioni che rischiano di comportare l’irregolarità  delle persone presenti sul territorio, anche se entrate come minori soli non accompagnati, e che quindi vanificherebbero il percorso, così fragile ma preziosissimo, che a Palermo, come in altre città d’Italia, è stato costruito con l’impegno di tante persone e che tanta ricchezza ha già donato alle nostre società”.

Nonostante il decreto-legge immigrazione e sicurezza pubblica non coinvolga formalmente i minori migranti arrivati in Italia da soli, infatti, le sue previsioni, e specialmente quelle contenute nell’articolo 1 che di fatto cancella il permesso di soggiorno per motivi umanitari hanno su di loro un impatto estremamente rilevante, rischiando di annullare tutto il loro percorso di inclusione. Il permesso di soggiorno per motivi umanitari rilasciato dalla Questura su valutazione preventiva della commissione territoriale, infatti, riguardava un’alta percentuale di minori migranti arrivati da soli. Implementando l’art. 10 della Costituzione italiana questo permesso veniva concesso a seguito del riconoscimento di una serie di situazioni di vulnerabilità, tra cui la vulnerabilità dei minori, come meritevoli di protezione, oltre che del riconoscimento, in molti casi, del valore dei percorsi di inserimento scolastico e socio-lavorativo.

“Tanti ragazzi di 15 o 16 anni hanno così ricevuto un completo diniego alla loro richiesta di protezione – si sottolinea ancora nell'appello -, anche a fronte di eccezionali percorsi di integrazione e della loro minore età, oltre che di storie di maltrattamenti e abusi di cui sono inevitabilmente portatori, fosse solo per le violenze subite nel corso del loro viaggio verso l’Europa. Se nelle maglie di un ricorso avverso la decisione negativa della commissione territoriale essi potranno ancora essere formalmente dei richiedenti asilo, e quindi persone in posizione regolare sul territorio, il loro percorso di inclusione rischia però adesso, molto più di prima, di restare privo di prospettive, vanificando anche gli sforzi della comunità che li ha fino ad ora sostenuti. A fronte di un rigetto del ricorso, se la loro storia non sarà valutata come meritevole di ricevere una forma di protezione internazionale che implica strutturalmente una persecuzione personale (status di rifugiato) e una comprovata insicurezza del paese di provenienza (protezione sussidiaria), essi diventeranno infatti, nella maggior parte dei casi, irregolari sul territorio italiano”.

Copyright Difesa del popolo (Tutti i diritti riservati)
Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)