Finisce la scuola, chiusa da mesi. Famiglie in piazza per dire: “Apriti scuola!”

Lunedì 8 giugno, ultimo giorno dell'anno scolastico, iniziative in programma davanti a molti istituti scolastici e in diverse piazze e parchi di Roma. Obiettivo: chiedere una scuola diversa e nuova, che si fondi sulle relazioni e sappia arricchirsi di spazi, risorse e strumenti diversi. Per garantie la sicurezza, ma senza restare “a distanza”

Finisce la scuola, chiusa da mesi. Famiglie in piazza per dire: “Apriti scuola!”

La scuola ha chiuso e non ha più riaperto. E' diventata virtuale, digitale, a distanza: così si sono limitati i contagi, non c'è dubbio, ma le conseguenze sulla “salute” fisica e mentale dei bambini e dei ragazzi sono tutte da verificare. Ora chiude anche questa, si interrompe la famigerata “Dad”, una sigla che abbiamo imparato a conoscere, a dibattere, a esaminare in questi mesi, con insegnanti, pedagogisti, esperti e genitori che l'hanno raccontata, evidenziandone le possibilità e le criticità. Certo è che tanti sono rimasti fuori dalle aule virtuali e da una scuola che, chiudendo i cancelli, non ha saputo aprire le porte di tutte le case. E mentre si pensa all'estate che verrà, con la preoccupazione per le famiglie e i ragazzi che dovranno affrontare – come? - ulteriori tre mesi di socialità e attività limitate dalle regole imposte dal virus, intanto è d'obbligo pensare al futuro. Settembre è lontano ma vicino: troppo vicino perché si possa prendere tempo, rimandando ulteriormente la definizione e la realizzazione di quelle misure che – come si dice da tempo – saranno indispensabili per il rientro in classi reali.

Così, mentre la ministra Azzolina e gli esperti della task force dedicata all'istruzione immaginano le aule del futuro – classi smistate, didattica mista, mascherine obbligatorie, plexigass sui banchi sono per ora le ipotesi in discussione – sono soprattutto i genitori che, dopo aver incassato nei giorni scorsi i ringraziamenti della stessa ministra per gli sforzi fatti in questo difficile periodo, ora mettono le cose in chiaro: la scuola deve riaprire. “Apriti scuola!” è lo slogan e l'appello con cui si ritroveranno nelle piazze, nelle strade e nei parchi migliaia di genitori lunedì 8 giugno, per “festeggiare” così l'ultimo giorno di questo anomalo anno scolastico. Con l'auspicio e la raccomandazione che il prossimo anno si volti pagina e si torni in classe veramente, non virtualmente.

Non solo: l'iniziativa servirà per chiedere che sia questa l'occasione per ripensare il modello di scuola, facendo tesoro di quanto si è appreso in questo periodo di emergenza, che ha messo in luce la ricchezza ma anche le carenze e le lacune del sistema attuale. “Le scuole sono chiuse da marzo - si legge in una nota del comitato - la crisi educativa e sociale prodotta da questo anno scolastico spezzato va inserita fra le emergenze da affrontare con maggiore coraggio e decisione. Il comitato di esperti ha rilasciato le sue indicazioni per la riapertura a settembre, ma al di là dei princìpi ciò che conta è come queste indicazioni verranno operativamente declinate da scuole e enti locali”.

L'obiettivo è conciliare sicurezza sanitaria e ricchezza relazionale e formativa. Come? Inventandosi, appunto, una scuola nuova, più aperta al territorio, più versatile nell'occupare diversi spazi e diversi modi di apprendimento: la scuola in strada, la scuola al parco, la scuola attraverso la musica, il teatro e le forme d'arte. Per realizzare tutto questo, naturalmente servono risorse finanziarie e umane adeguate. Non si può risparmiare sulla scuola, come non si può risparmiare sulla sanità: dovrebbe essere questa una delle lezioni assimilate in questi ultimi tre mesi.

Tante le iniziative in programma per lunedì. Solo a Roma sono una trentina le associazioni e i comitati genitori riuniti sotto un’unica pagina Facebook, che è diventata anche crocevia di esperienze, racconti, riflessioni sul tema della scuola che si sogna.

“Per un ritorno a scuola che accolga le indicazioni degli esperti ma che non sia penalizzante per bambini e ragazzi – scrivono i comitati e le associazioni di Roma - è invece necessario un radicale ripensamento del modo di fare e stare a scuola e lo stanziamento di fondi ingenti , che ne permettano la realizzazione”.

La richiesta principale è che “l’esperienza della didattica a distanza (che come è ormai evidente aumenta le disuguaglianze , escludendo i più vulnerabili o chi ha bisogni educativi speciali, toglie ogni argine alla dispersione scolastica e sottopone gli studenti ad un'eccessiva esposizione agli schermi con possibili danni fisici e psichici) sia limitata al massimo, anche alle superiori”. E' urgente tornare in classe, insomma, e per far questo “occorre cambiare il rapporto fra numero di insegnanti, personale ATA e numero di bambini. ampliare il numero degli spazi, rendendo utilizzabili tutti gli ambienti disponibili interni ed esterni; formare il personale a utilizzare al meglio gli strumenti informatici a disposizione e ad operare in un contesto che necessariamente non sarà più solo quello dell’aula scolastica”.

Per questo motivo l’8 giugno “le associazioni e i comitati genitori di Roma saranno con i bambini e in sicurezza di fronte alle scuole, nelle piazze, nei parchi, nelle strade, unendo in una rete virtuale tutte le scuole di Roma, con piccole azioni educative diffuse sul territorio (lezioni e concerti in piazza, consegna dei diplomi di fine ciclo, bike to school e percorsi a piedi da scuola a scuola…)”.

Tre gli obiettivi principali della manifestazione: primo, “dimostrare che è possibile la mappatura degli spazi educativi alternativi”, secondo, “affermare, con la loro viva presenza, l’esistenza dei bambini e dei ragazzi, dei loro diritti e dei loro bisogni”; terzo, “far sapere alla città che comitati e associazioni dei genitori nei prossimi mesi saranno sempre di più impegnati non solo per rifiutare la normalizzazione della didattica a distanza e le classi pollaio, ma per rendere possibile - in tanti territori e forme differenti - l’apertura degli edifici scolastici negli orari extradidattica e favorire così, attraverso la proposta di iniziative sociali e culturali, la ricomposizione delle relazioni sociali, cioè la costruzione di comunità nelle quali bambini e adolescenti siano una priorità”.

Qui tutte le informazioni e il programma delle iniziative.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)