Formazione, tema aspro. La scuola è per sua inevitabile condizione un fermento, a volte conflittuale

Il ministro spiega che la riforma di formazione e reclutamento era non solo inevitabile, ma ampiamente richiesta dallo stesso mondo della scuola.

Formazione, tema aspro. La scuola è per sua inevitabile condizione un fermento, a volte conflittuale

Il mondo della scuola, manco a dirlo, è in fermento. In effetti si tratta di una situazione permanente più che di un momento contingente, visto che il mondo scolastico, di suo, è perenne movimento e dialogo, se non altro perché rappresenta il punto di incontro straordinario tra esigenze, tensioni, aspettative di mondi diversi. Anzitutto quelli delle generazioni differenti, che si incrociano nelle aule scolastiche e danno vita a un moto ondoso perenne. Poi ci sono le realtà e le esigenze talora contrapposte di società e istituzione. La prima che chiede non di rado cose inarrivabili – ad esempio che la scuola supplisca tout court alle mancanze che sussistono ad altri livelli – la seconda che tiene botta arrancando, cercando di arrivare anche dove non può.

Ci sono poi le tensioni sempre latenti e talvolta manifeste tra chi opera all’interno della scuola – i docenti in primis – e chi “gestisce” il mondo scolastico, cioè Viale Trastevere e in generale il Governo. Tensioni legate a problemi pratici come occupazione e contratto e problemi un po’ più di scenario, come formazione, investimento complessivo di un Paese sulle realtà educative.

Insomma, la scuola è per sua inevitabile condizione un fermento. E spesso proprio questo movimento perpetuo, anche conflittuale, è all’origine non solo di conflitti poco produttivi, ma piuttosto di una tensione al miglioramento complessivo del sistema.

Adesso si discute aspramente di formazione. Con un decreto appena approvato che ha fatto infuriare i sindacati, fino ad evocare lo sciopero generale. E il ministro replica che invece la riforma di formazione e reclutamento era non solo inevitabile, ma ampiamente richiesta dallo stesso mondo della scuola e la strada proposta “definisce un percorso chiaro di formazione iniziale affidato a università e scuola insieme, che valorizza il tirocinio con tutor scolastici e che integra anche le competenze didattico pedagogiche”. Così in una recente intervista, nella quale spiega anche: “Potenziamo poi la formazione continua dei nostri insegnanti, con un focus sull’educazione al digitale, sulle materie scientifiche e sull’innovazione didattica, per accompagnare e orientare gli studenti nel percorso di studio e di vita, che sappia coinvolgerli e contrasti la dispersione”.

Dov’è il problema? I “tagli” al personale che dovrebbero riguardare 10.000 unità. E di nuovo il ministro insiste: “Niente tagli”. Anzi, continuano gli investimenti sulla scuola. Certo, in prospettiva il calo della natalità, con conseguente diminuzione della popolazione scolastica, non lascia intravedere situazioni di prosperità

E intanto ci sono i concorsi contestatissimi, i precari da inserire in cattedra, le discussioni sulle progressioni di carriera.

Insomma, ecco il moto ondoso rilevante e continuo che agita il mare della scuola. Mare che tuttavia viene osservato oggi con attenzione sempre maggiore rispetto al passato. E se non è probabilmente possibile aspettarsi tempi di bonaccia, tuttavia l’osservazione e la messa continua sotto i riflettori della realtà scolastica sono passi avanti per il Paese. Sarà stata anche la pandemia, sarà stata anche la terribile Dad, però di scuola si parla sempre di più e la consapevolezza che si tratta di un nodo decisivo per tutti cresce.

Teniamoci il moto ondoso e piuttosto che cercare di calmarlo impariamo a navigare.

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Fonte: Sir