Francesco Bettella. Quarta Paralimpiade e lo stesso sogno: la medaglia
Francesco Bettella arriva a Parigi con la maturità di chi ha già vinto tanto e con la consapevolezza di poter fare ancora bene. E poi c’è quel rugby che...
Sarà uno dei 140 atleti italiani della “spedizione” azzurra a Parigi, ma per il nuotatore padovano Francesco Bettella sarà la quarta Paralimpiade, un traguardo che non è da tutti. È la determinazione una delle qualità di Francesco, classe 1989, che lo sta sostenendo anche in questa sfida, forte delle medaglie conquistate: argento nei 50 metri e nei 100 metri dorso a Rio de Janeiro nel 2016 e del bronzo nelle stesse categorie a Tokio tre anni fa. Non scherza nemmeno ai Mondiali: l’anno scorso a Manchester ha conquistato il 2° posto nei 100 metri stile libero, il 3° nei 100 metri dorso e nei 50 metri dorso. Oggi arriva con al collo il bronzo dei 100 dorso S1 degli Europei Open conquistato a Madeira il 23 aprile scorso, «consapevole delle difficoltà in questi Europei perché non ho avuto tanto tempo a disposizione per prepararmi. È stato comunque un test importante: la medaglia dà morale e fiducia». Insomma, un ottimo carburante per Parigi. Francesco nuota col Gruppo sportivo Fiamme Oro-Civitas Vitae Sport Education, le sue specialità sono i 100 metri dorso S1 e i 50 metri dorso S1 e lo vedremo impegnato il 29 e il 31 agosto. S1 è la categoria riservata agli atleti che hanno una perdita significativa della potenza muscolare e del controllo degli arti, Francesco soffre di una neuropatia assonale, una malattia genetica rara: «Superare la disabilità non è facile, ma occorre non sentirsi diversi» spiega Francesco che ha come motto personale “la paura è una reazione, il coraggio una decisione”; un coraggio che non solo lo ha portato ai vertici dello sport paralimpico mondiale, ma anche nella vita. Ingegnere meccanico, è dottorando in Neuroscienze all’Università di Padova, dove ha lavorato sulle carrozzine da wheelchair rugby per migliorarne l’efficienza e l’ergonomia. E che il rugby sia un po’ nel suo cuore lo dice anche la scelta di restare a Parigi dopo le sue gare, per godersi proprio una partita di rugby in carrozzina e un vago accenno alla possibilità di «cambiare sport in futuro e il rugby mi piace». «Finisco il dottorato a dicembre e per me si apre un nuovo capitolo, ma ora il mio obiettivo è una medaglia a Parigi – racconta l’atleta – Arrivo dal raduno di Ostia dove ho vissuto un clima molto positivo, anche perché noi 28 del nuoto siamo un gruppo affiatato da anni e ci sono solo tre nuovi atleti. La sfida che ci aspetta è interessante anche perché siamo la Nazione da battere, avendo vinto il medagliere negli ultimi tre Campionati del mondo. Abbiamo avversari temibili: Usa, Ucraina, Brasile, Gran Bretagna, ma siamo ben preparati». Le Paralimpiadi restano un appuntamento particolare ma «è cambiato lo sguardo su di noi e oggi siamo semplicemente atleti, nessuno più cerca storie struggenti. C’è stato un grande salto nel racconto dello sport paralimpico da parte di giornali e tv, perché si è raggiunta la consapevolezza che le Paralimpiadi sono il massimo evento sportivo per noi atleti paralimpici. La gara cancella le storie personali. È un processo lungo ma ci stiamo arrivando e, come tutti gli sport minori, abbiamo un’occasione importante ogni quattro anni». Per Francesco anche stavolta l’obiettivo è tornare con una medaglia «ma so che sarà più difficile delle altre volte: sarà più impegnativo, anche perché nella nostra delegazione nuoto solo in quattro eravamo anche a Londra nel 2012. Tanti giovani e tutti motivati, ma vorrei proprio tornare a casa con una medaglia. Sarebbe fantastico confermare i miei tempi dell’ultimo periodo». Francesco sa di essere esempio per i ragazzi con disabilità, anzi vuole esserlo: «Spero di mostrare che fare sport, anche con una disabilità severa, può far svoltare la loro vita».