Giappone, minori picchiati e vessati in nome delle vittorie sportive

Human Rights Watch ha pubblicato un report interpellando circa 800 atleti. Nel 19% dei casi gli intervistati hanno parlato di percosse e uno su quattro riferisce che è stato costretto a mangiare troppo oppure, nel 7% delle risposte, a digiunare o a non bere. Tra le imposizioni ci sono poi allenamenti massacranti, previsti anche quando ci si faceva male

Giappone, minori picchiati e vessati in nome delle vittorie sportive

“Per decenni i bambini in Giappone sono stati brutalmente picchiati e abusati verbalmente in nome della vittoria di trofei e medaglie”. A denunciarlo è Minky Worden, direttrice delle iniziative di Human Rights Watch. L’ong ha pubblicato proprio negli ultimi tempi un report elaborato interpellando circa 800 atleti appartenenti a più di 50 discipline. Un documento che porta già nel titolo il risultato di questa indagine: "Mi hanno picchiato così tante volte che ho perso il conto: gli abusi sugli atleti minorenni in Giappone".

Le violenze. Nel 19% dei casi gli intervistati hanno parlato di percosse con mani, piedi o altro e uno su quattro riferisce che quando era bambino è stato costretto a mangiare troppo oppure, nel 7% delle risposte, a digiunare o a non bere. Tra le imposizioni ci sono poi allenamenti massacranti, previsti anche quando ci si faceva male (22% dei casi). Il 6% ha parlato anche di capelli accorciati o rasati per punizione. E 5 sui 381 atleti con meno di 24 anni d’età hanno riferito addirittura di violenze e molestie sessuali. Il 18%, infine, racconta di “abusi verbali”.

Gli autori. A compiere gli abusi, scrive Human Rights Watch, sono di solito allenatori e medici sportivi, con casi anche di azioni da parte dei colleghi più anziani. Una situazione favorita da una vera e propria gerarchia presente nei team nipponici, che distingue tra veterani (senpais) e giovani (kohais).

La storia. La situazione è rimasta nell’ombra per anni fino a quando, nel 2013, proprio in vista della candidatura alle Olimpiadi (che saranno disputate in Giappone, Covid permettendo, il prossimo anno), sono emerse le prime denunce. In particolare, sette anni fa cominciarono a girare video su abusi ai danni di giovani campioni, cosa che, insieme ad alcuni suicidi di atleti, aveva portato le agenzie sportive a dichiarare la necessità di intervenire. Ma la situazione, stando al rapporto di Human Rights Watch, resta drammatica.

Mancano regole stringenti. Il direttore nipponico della ong, Kanae Doi, ha dichiarato che “le federazioni sportive in Giappone possono creare in autonomia i propri sistemi per cercare di evitare simili eventi, ma, non essendo obbligate, molte scelgono semplicemente di non farlo, esponendo i bambini a rischi inaccettabili”. Alla base del sistema sportivo, infatti, ci sono linee guida che restano ancora opzionali, anche se gli abusi, naturalmente, violano leggi nazionali, internazionali e del Comitato olimpico internazionale.

L’articolo integrale di Alessia Ferri, Olimpiadi Tokyo: Giappone osservato speciale per gli abusi sui giovani atleti, può essere letto su Osservatorio Diritti.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)