Giornata della memoria e dell’impegno: a Padova per chiedere “verità e giustizia”

Nicola Messina, Celestino Zapponi, Vita Dorangricchia, Carlo Guarino, Michele Marinaro, Piersanti Mattarella, Carmelo Agnone, Giuseppe Compani, Domenico Spatola, Giovanni Falcone, Pietro Pato Spatola, Paolo Borsellino, Giuseppe Diana, Rosario Livatino, Giuseppe Pino Puglisi. Questi, alcuni dei nomi delle 1.011 vittime innocenti delle mafie. A Padova la Giornata della memoria e dell’impegno promossa da Libera

Giornata della memoria e dell’impegno: a Padova per chiedere “verità e giustizia”

(da Padova) Nicola Messina, Celestino Zapponi, Vita Dorangricchia, Carlo Guarino, Michele Marinaro, Piersanti Mattarella, Carmelo Agnone, Giuseppe Compani, Domenico Spatola, Giovanni Falcone, Pietro Pato Spatola, Paolo Borsellino, Giuseppe Diana, Rosario Livatino, Giuseppe Pino Puglisi. Questi, alcuni dei nomi delle 1.011 vittime innocenti delle mafie. Scanditi lentamente a uno a uno da un altoparlante, e ascoltati in silenzio dagli oltre 50mila partecipanti, hanno accompagnato stamattina il corteo che ha preceduto a Padova “Passaggio a Nordest”, la Giornata della memoria e dell’impegno, promossa dall’associazione Libera in ricordo appunto di tutte quelle persone innocenti che sono rimaste vittima di tutti i tipi di mafia. L’evento, svoltosi in contemporanea in diverse piazze italiane e del mondo, è giunto quest’anno alla sua XXIV edizione. La scelta di una città del Nordest dell’Italia, Padova, è “data dal fatto che – spiegano i promotori – la mafia viene vista troppo spesso come un qualcosa che interessa il Sud del Paese. Anche al Nord, e in particolare in una regione ricca e produttiva come il Veneto, le diverse mafie si sono radicalizzate, complici anche della scarsa percezione che si ha di questo fenomeno”. Un fenomeno che, ogni anno, “bramoso di arricchirsi e di prendere sempre più potere a livello economico e politico, porta a nuove vittime innocenti”. Per “mantenere viva la loro memoria” e per “stringersi attorno ai familiari”, ma anche per “rinnovare l’impegno vivo e attivo nel contrasto alle mafie”, Libera ha organizzato la Giornata, momento culminante di un percorso che coinvolge scuole, associazioni e singoli per “costruire consapevolezza sul fenomeno mafioso, ma prima ancora sui diritti e doveri dell’essere cittadini”.

Liberarsi dal rancore. La Giornata è stata preceduta, ieri sera, da una veglia di preghiera nella Basilica di Sant’Antonio. Momenti musicali si sono intervallati con interventi e testimonianze. Tra loro, Agnese, figlia di Aldo Moro, che ha ricordato la necessità della “comprensione, come unico modo per liberarsi dal rancore”.

Comprensione e ascolto sono anche stati richiamati da mons. Claudio Cipolla, vescovo di Padova che ha invitato ogni cristiano “a offrire la propria spalla come luogo privilegiato su cui piangere”.

Verità e giustizia. La veglia si è conclusa con i saluti di don Luigi Ciotti, fondatore e presidente di Libera, che ha dato appuntamento a tutti per oggi. Alle 9 di questa mattina, infatti, migliaia di persone provenienti da tutta Italia hanno sfilato per le vie di Padova sino ad arrivare a Prato della Valle, luogo della manifestazione. Bandiere di Libera di ogni colore, ma anche striscioni e cartelloni autoprodotti hanno colorato la sfilata in città. Molti abitanti, ma anche i negozianti, sono passati dalla curiosità alla partecipazione vera e propria all’evento, convinti “che la memoria sia un bene comune e che le mafie sono un problema verso cui tutti abbiamo una responsabilità”.

Nessuno deve abbassare o, ancora peggio, voltare la testa dall’altra parte”, raccontano alcune signore.

Alla testa del corteo, alcuni familiari delle vittime, molti con le foto dei loro cari scomparsi. Tanti di loro, quasi tutti, chiedono “verità e giustizia”.

“Verità e giustizia”, ripetute allo sfinimento, sono state le parole che hanno accompagnato la processione. Gridate a gran voce dai più grandi, ma anche dai numerosi ragazzi e bambini delle scuole di ogni ordine e grado che non hanno voluto far mancare la loro presenza. “Tutti questi ragazzi sono il nostro futuro – ha detto al Sir don Luigi Ciotti -. Un futuro che noi non gli stiamo lasciando. Fa male vedere sempre più giovani che abbandonano la scuola o che, una volta finita, non riescono a trovare alcun tipo di impiego.

Non gli stiamo lasciando nulla, se non modelli sbagliati.

Tuttavia la loro presenza bella e vivace di oggi ci fa ben sperare che saranno loro un giorno a indicarci la via. Noi dobbiamo cercare di garantirgli il miglior avvenire possibile, libero da mafie, corruzione e cattiva politica. E oggi siamo in piazza anche e soprattutto per questo”.

Le stragi di ieri sono le stragi dell’oggi. Con qualche difficoltà, dovuta alle piccole strade della città a un numero di partecipanti ogni oltre aspettativa, il corteo, lento ma risoluto, ha raggiunto Prato della Valle, ricongiungendosi con migliaia di manifestanti che li attendevano. Il gran rumore che aveva invaso le vie di Padova è stato sostituito da un solenne silenzio della folla che ha ascoltato, questa volta dal palco, la lettura dei nomi delle 1011 vittime innocenti. A seguire, il messaggio del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che ha richiamato l’urgenza di “liberare la società dalla mafie. È un traguardo doveroso e possibile che richiede a tutti impegno, coscienza e coerenza”.

C’è bisogno, ha avvertito Mattarella, di “verità e giustizia” invitando tutti “al rifiuto delle violenze e delle oppressioni criminali”. “Oppressioni criminali  – ha rimarcato Roberto Montà,  presidente di Avviso Pubblico, la rete di comuni per la legalità – che rappresentano una minaccia reale e viva per tutto il nostro Paese”. Un invito a “fare memoria viva di chi non c’è più” è arrivato invece da Daniela Marcone, vice presidente di Libera: “Molti di queste persone sono state uccise diversi anni fa, e il nostro elenco si allunga ogni anno. Le stragi di ieri sono le stragi dell’oggi. Non è possibile dimenticarle”.

A conclusione della Giornata anche il presidente di Libera ha voluto salutare i partecipanti e ringraziarli di “aver avuto il coraggio di alzare la voce laddove gli altri scelgono un prudente silenzio”. Don Ciotti ha iniziato il suo intervento chiedendo “verità e giustizia” per padre Paolo Dall’Oglio, Giulio Regeni e Silvia Romano.

“Abbiamo bisogno di gesti ma anche di parole. Parole di concretezza e di vita, soprattutto per i più giovani”, ha detto di nuovo alla folla don Ciotti, ricordando una frase di don Peppe Diana: “Dobbiamo salire anche noi sui tetti e annunciare parole nuove e di vita”. Don Ciotti ha poi messo in guardia:

“La mafia è forte quando la democrazia è debole e i diritti di tutti diventano i privilegi di pochi.

Inoltre, ha cambiato sembianze negli anni, è difficile riconoscerla, ma è sempre in mezzo a noi. E proprio noi dobbiamo essere più veri e concreti affinché vinca la vita. È da 163 anni che parliamo di mafie, non è possibile in un Paese civile, come non è possibile che molti dei familiari delle vittime non conoscono a pieno la verità”. “Questa piazza dimostra che tanta gente non è ancora indurita dall’egoismo e dalla sete di potere, ma ancora crede – è la convinzione del presidente di Libera –, o meglio, non crede agli ‘spacciatori di illusioni’, e segue quell’utopia di un noi che trascende l’io”. Richiamando l’attualità più stretta, in particolare la questione delle migrazioni, il presidente di Libera ha affermato che è “impensabile far passare i migranti come colpevoli, usurpatori e nemici.

Sono vittime di un Occidente che troppo spesso li ha sfruttati. I veri nemici sono le mafie, la corruzione, l’usura, la mancanza di lavoro”.

Ai grandi assenti. Concludendo il suo intervento don Ciotti ha ricordato le parole pronunciate da Papa Francesco il 21 marzo 2014 in occasione di un incontro con l’associazione Libera:

“E sento che non posso finire senza dire una parola ai grandi assenti, oggi, ai protagonisti assenti: agli uomini e alle donne mafiosi – disse il Papa – . Per favore, cambiate vita, convertitevi, fermatevi, smettete di fare il male!

E noi preghiamo per voi. Convertitevi, lo chiedo in ginocchio; è per il vostro bene. Questa vita che vivete adesso, non vi darà piacere, non vi darà gioia, non vi darà felicità. Il potere, il denaro che voi avete adesso da tanti affari sporchi, da tanti crimini mafiosi, è denaro insanguinato, è potere insanguinato, e non potrete portarlo nell’altra vita. Convertitevi, ancora c’è tempo, per non finire all’inferno. E’ quello che vi aspetta se continuate su questa strada. Voi avete avuto un papà e una mamma: pensate a loro. Piangete un po’ e convertitevi”.

“Convertitevi! Cambiate, cambiate, cambiate!”

è stato anche il grido del presidente di Libera che ha concluso la Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie.

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Fonte: Sir