Giostre e luna park: “Siamo in ginocchio: chiediamo garanzie sulla ripartenza”

La riapertura è prevista il 15 giugno, ma sono in moltissimi i giostrai che non sanno dove potranno andare: “Dipendiamo dai sindaci. Alcuni hanno già cancellato tutte le manifestazioni per l’estate. Come siamo sopravvissuti? Cercando un impiego nella logistica o rivolgendoci alla Caritas”

Giostre e luna park: “Siamo in ginocchio: chiediamo garanzie sulla ripartenza”

“Purtroppo siamo vittime di un’anomalia: come codice Ateco hanno assimilato gli spettacoli viaggianti ai parchi tematici permanenti, pur essendo qualcosa di molto diverso da noi. Certo, entrambi abbiamo le giostre: ma loro, per esempio, hanno gli ingressi a pagamento. Noi no, siamo attaccati alle fiere, alle sagre, alle feste paesane. Tutto ciò è demoralizzante”. A parlare è Luca Moruzzi, segretario nazionale e regionale toscano dello Snisv Cisl, il sindacato nazionale italiano spettacoli viaggianti. Moruzzi, in questi mesi di pandemia, più volte si è schierato, in prima linea, a difesa dei diritti di tutte le persone che vivono grazie agli spettacoli viaggianti. “Siamo praticamente gli ultimi – considera, con rammarico –. Inizialmente la nostra ripartenza era prevista per il 1° luglio. Poi, a forza di proteste e manifestazioni, pare si stia convergendo sul 15 giugno. Nel caso dovessero scattare le regioni bianche, forse potremmo anticipare ancora di qualche giorno. Purtroppo noi dipendiamo dalle scelte dei comuni: c’è chi ci conosce e, conoscendo le problematiche della nostra categoria, ci ha già assicurato la disponibilità a ospitarci appena possibile. Ma ci sono anche le amministrazioni che non ci conoscono, oppure fingono di ignorare la nostra situazione, che già hanno deciso che, anche per quest’anno, non organizzeranno né fiere, né sagre, né feste sul loro territorio. È quello che è successo nel 2020”.

Ed è quello che racconta anche Claudia Alessandro, giostraia siciliana che, insieme al marito Pino, gestisce il Crazy Dance, una giostra che gira nei luna park siciliani, da Palermo a Trapani, fino ad Agrigento: “Il governo se n’è lavato le mani. Molti sindaci hanno annullato tutte le feste e le sagre. Se e quando riusciremo riaprire, non sapremmo dove andare”. Moruzzi, invece, ha una giostrina e, in arancio e in giallo, “ho tirato a campare grazie alla disponibilità di alcuni amministratori. Come è sopravvissuta la nostra categoria? Abbiamo goduto dei ristori come partita Iva, 1000 euro prima e 600 poi, una tantum ovviamente. Qualcuno ha ricevuto qualcosa in più con l’extra FUS del Mibact ma, per ottenere quel contributo era necessario presentare il Durc, il documento unico di regolarità contributiva. Molti di noi non hanno potuto presentarlo, preferendo sostenere la famiglia. Così, per sopravvivere, c’è chi si è dovuto cercare un nuovo impiego – aziende di logistica, soprattutto –. E c’è chi non ha potuto che chiedere aiuto alla Caritas. Siamo in ginocchio: speriamo di poter ripartire presto”.

“È da circa un anno e mezzo che non lavoriamo – sottolinea Alessandro – con tutte le difficoltà che questo comporta, sia dal punto di vista finanziario sia anche psicologico. Abbiamo ricevuto qualche sostegno da parte dello stato, ma insufficiente per le esigenze delle nostre famiglie: da gennaio a ora ci sono arrivati solamente 1.300 euro, come fai a viverci? Noi siamo dei piccoli imprenditori, paghiamo le tasse e abbiamo tante spese: la manutenzione delle giostre, gli operai, l’Inps, le assicurazioni, le bollette e via dicendo. Abbiamo dato fondo a tutti i nostri risparmi e ci ritroviamo in un momento in cui non vediamo un futuro certo. Abbiamo fatto in tutta Italia molte manifestazioni, ci sono molte famiglie in grande difficoltà. Ci manca la nostra vita, ci mancano i sorrisi della gente, le luci, i colori”.

“Abbiamo chiesto al ministro Lamorgese che siano emesse linee guida molto precise a proposito delle nostre riaperture – conclude Moruzzi –. Sappiamo già saranno più aspre rispetto a quelle dello scorso anno, ma non vogliamo offrire alibi a nessuno: le amministrazioni devono capire che, se rispettiamo le norme, noi dobbiamo lavorare e non possiamo essere rifiutati”.

Alice Facchini e Ambra Notari

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)