Gli esteri nei tg italiani? Nel 2018 tornano a essere "invisibili"

In calo le notizie su guerre, povertà, epidemie. In aumento quelle su migrazioni, ma solo per parlare di frontiere e porti. Tra le novità, l'ingresso delle opinioni delle persone comuni nei servizi, in particolare su temi come diritti negati e crisi economica. Il secondo report “Illuminare le periferie” di Cospe, Usigrai e Fnsi

Gli esteri nei tg italiani? Nel 2018 tornano a essere "invisibili"

BOLOGNA – In calo la pagina degli esteri nei notiziari italiani. In aumento la voce delle persone comuni e della società civile nei servizi sulle periferie. Sono le due novità che emergono dal secondo Rapporto “Illuminare le periferie. Gli esteri nei telegiornali italiani” realizzato da Cospe onlus, Usigrai e Fnsi, condotto da Paola Barretta e Giuseppe Milazzo, ricercatori dell'Osservatorio di Pavia, che quest'anno ha il patrocinio dell'Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo. Sono oltre 14 mila le edizioni di notiziari del prime time delle 7 reti generaliste (Tg1, Tg2, Tg3 per le reti Rai, Tg4, Tg5 e Studio Aperto per Mediaset, il TgLa7 per La7) monitorate dallo studio che analizza da un lato esteri e periferie nei principali notiziari e dall'altro i programmi di informazione e approfondimento sulle periferie nel corso del 2018. 
Dai risultati emerge una sostanziale contrazione nel 2018 della pagina complessiva degli esteri che, con il 19% di attenzione, torna ai valori del triennio 2012-2014: sono state 9.721 le notizie trattate in un anno con un calo di visibilità di quasi il 30% rispetto al 2016 e un media di 3,8 notizie a tg. In calo anche la visibilità della pagina degli esteri in senso stretto ovvero quella dedicata a conflitti, terrorismo, relazioni internazionali e politica estera che scende al 9% (era al 20% nel biennio 2016-2017). Il fanalino di coda è rappresentato dai temi legati alle periferie: povertà, conflitti endemici, epidemie registrano nel 2018 meno dell'1% di visibilità. “Anche Paesi come la Siria e la Libia entrano nell'agenda degli esteri in modo marginale, ormai del tutto dimenticati dall'attenzione dell'informazione di prima serata Iraq e Afghanistan”, si legge nel Rapporto. A registrare il più basso tasso di visibilità è l'Africa: 440 notizie (erano 1.152 nel 2016). “Quando i Paesi non europei si collocano nella parte alta della classifica lo sono in relazione a calamità naturali, migrazioni e fatti di cronaca che vedono il coinvolgimento di connazionali”. Ne è un esempio il caso di Silvia Romano, la cooperante italiana rapita in Kenya il 20 novembre 2018.

In aumento le notizie sul fenomeno migratorio. Nel 2018 la loro visibilità è al 10%, ma il focus si concentra sulla questione dei porti, del Mediterraneo e della gestione delle frontiere. “Si indaga ancora troppo poco o in spazi e orari da 'confino' proprio sulle situazioni di conflitto e sulle condizioni socio-economiche dei Paesi di origine”. Stessa cosa per il tema “Europa” che dal 2015 a oggi cresce nell'agenda degli esteri, passando dal 36% del 2014 al 51% del 2018, “un valore aumentato in ragione della copertura degli attentati terroristici avvenuti in differenti Paesi europei e dell'immigrazione”. Tra le novità, c'è la presenza nei servizi sulle periferie, più che in passato, delle opinioni delle persone comuni e della società civile. I soggetti intervengono nel 60% dei servizi, quasi il doppio rispetto agli anni precedenti e agli altri temi in agenda. In particolare, queste nuove voci si accompagnano alla copertura di alcuni temi come i diritti negati e gli effetti della crisi economica.

Scarsi i programmi di approfondimento sulle periferie del mondo. Sono stati individuati 91 servizi o reportage in tutto il 2018, “nel complesso di buona qualità”. La maggior parte dei programmi che si occupano di esteri e di luoghi dimenticati sono trasmessi in seconda serata, riducendo in parte la possibilità di raggiungere un pubblico maggiore, “anche se dobbiamo tenere presente che le forme di fruizione del contenuto televisivo di canali tradizionali consente una visione autonoma e sganciata dagli orari del palinsesto standard”. Tra le aree più coperte nei programmi di approfondimento c'è l'area del Medioriente e del Nord Africa. Siria, Libia e Libano sono i 3 Paesi più visibili. Al secondo posto c'è l'area delll'Africa subsahariana, seguita da America Latina, Asia, Golfo Persico e penisola arabica. “Conflitti lontani, come quello in Yemen, restano invece nell'oblio dei media”. I temi che ispirano gran parte degli approfondimenti sulle periferie del mondo sono le migrazioni, il terrorismo e il volontariato internaizonale: un terzo dei reportage riguarda migrazioni e profughi, un quarto guerre, conflitti e terrorismo, uno su 7 cooperazione e volontariato internazionale. (lp)

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)