“Grave carenza nella fornitura”: la Task force sui vaccini anti-Covid lancia un sito web

Iniziativa di Fmi, Banca mondiale, Oms e Omc. Mali, Chad, Congo, Siria e Yemen non arrivano all’1% di persone con una dose inoculata. In Iran diffidenza verso i vaccini e fosse comuni per le vittime di Covid

“Grave carenza nella fornitura”: la Task force sui vaccini anti-Covid lancia un sito web

Il Fondo monetario internazionale, la Banca mondiale, l’Organizzazione mondiale della sanità e l’Organizzazione mondiale del commercio hanno lanciato un nuovo sito internet dedicato alle informazioni sull’accesso a vaccini, terapie e test diagnostici per far fronte al Covid-19. Il sito web è un’iniziativa della Task force sui vaccini e le terapie anti-Covid nei Paesi in via di sviluppo, introdotta a fine giugno per identificare e rimuovere gli ostacoli alla produzione e distribuzione dei vaccini nelle zone economicamente più vulnerabili del pianeta. La pagina fornisce dati sul tasso di vaccinazione e sull’acquisto e la consegna di dosi, terapie e test divisi per Paese, regione e livello di reddito. Fornisce inoltre informazioni sulle attività e le iniziative relative al virus messe in atto dalle quattro agenzie internazionali.

In una dichiarazione congiunta sul lancio della piattaforma online, i capi delle agenzie hanno espresso preoccupazione per la “grave e allarmante carenza nella fornitura delle dosi ai Paesi a basso e medio reddito, in particolare per il resto del 2021”. Kristalina Georgieva del Fmi, David Malpass della Banca mondiale, Tedros Adhanom Ghebreyesus dell’Oms e Ngozi Okonjo-Iweala dell’Omc hanno sottolineato che l’obiettivo comune è quello di vaccinare almeno il 40% delle persone nei Paesi a basso e medio reddito entro la fine dell’anno, per arrivare al 60% a metà 2022. “Esortiamo i produttori di vaccini a raddoppiare i loro sforzi per aumentare la produzione per questi Paesi e chiediamo ai governi di ridurre o eliminare gli ostacoli all’esportazione delle dosi”, si legge nella dichiarazione congiunta. La Task force ha poi invitato i Paesi del G20 a fornire finanziamenti, comprese sovvenzioni, agevolazioni o donazioni, per colmare il gap circa la distribuzione dei vaccini anche attraverso l’Act (la collaborazione globale per Accelerare l’accesso agli strumenti covid-19) e la strategia Covax, che mira a un accesso equo al vaccino a livello mondiale.

Stando ai dati riportati sul sito web, però, i risultati non sono affatto buoni. Nell’Africa centrale la percentuale di popolazione che ha ricevuto almeno una dose è sotto il 5%, con Stati come il Mali, il Chad e il Congo (solo per citarne alcuni) che non arrivano nemmeno all’1%. Anche la Siria e lo Yemen sono a questi livelli. Sotto il 5% di popolazione vaccinata con una sola dose si trovano anche Nicaragua, Iraq, Pakistan, Afganistan e Myanmar. Poi ci sono Paesi come l’Iran, che ha una percentuale di vaccinati ben al di sotto del 10% e che si deve scontrare con la propaganda messa in atto dal Regime islamico. Esortando a diffidare dei vaccini che arrivano da Usa e Gran Bretagna e vietandone l’importazione, l’ayatollah Khamenei ha ricevuto – sotto i riflettori della tv di Stato – il vaccino iraniano CovIran Barekat, di cui però non si conoscono l’efficacia di copertura contro il virus né i rischi.

“Ma la popolazione iraniana non si fida di quel vaccino e nemmeno di quello cinese. Chi se lo può permettere va in Armenia, in Turchia o a Dubai per farsi inoculare Pfizer”, commenta Amed Jabbari, in Italia da qualche anno. “I miei genitori, per esempio, sono stati appena chiamati per ricevere la prima dose ma non sanno cosa fare: sono molto scettici, probabilmente non si vaccineranno. E come loro quasi tutti i miei parenti, i vicini di casa e molti altri abitanti del Paese”. Come riportato da Iran International, la nazione sta attualmente affrontando “la quinta ondata di pandemia, mentre medici, funzionari della sanità e ospedali segnalano la carenza di posti letto, soluzione salina, flebo e farmaci antivirali per curare il covid”. Inoltre Iran Daily ha riferito che in alcune località i cimiteri hanno esaurito la capienza e le vittime di covid vengono sepolte in fosse comuni come è successo in Brasile e in altre zone duramente colpite dalla pandemia. (mt)

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)