Guerra in Libia, uno scontro internazionale: il ruolo di Ankara

Mentre il Governo di unità nazionale  di Fayez al Serraj ribalta la situazione di inferiorità conquistando la base di Al-Watiya, non lontana dal confine con la Tunisia, l’azione di Haftar gode ormai dell’appoggio anche di Russia ed Emirati Arabi Uniti

Guerra in Libia, uno scontro internazionale: il ruolo di Ankara

La guerra tra il Governo di unità nazionale (Gna) di Fayez al Serraj e il generale dell’Esercito nazionale libico, Khalifa Haftar, è ormai uno scontro internazionale. E mentre il Gna ribalta la situazione di inferiorità conquistando lo scorso 18 maggio la base di Al-Watiya, non lontana dal confine con la Tunisia, l’azione di Haftar gode ormai chiaramente dell’appoggio anche di Russia ed Emirati Arabi Uniti.
Il ruolo di Ankara. Gli ultimi successi del Gna sono strettamente legati all’aiuto militare ricevuto dalla Turchia, che da inizio anno manda droni e forze armate in Libia, nonostante l’embargo Onu sulle armi sia tuttora in vigore. In questo modo, il presidente turco mira ad ampliare la sua sfera d’influenza sul Mediterraneo orientale, come dimostra il Memorandum d’intenti firmato da Erdogan e Serraj lo scorso novembre.
La caduta del generale. La conferenza di Berlino di gennaio non è riuscita a imporre un cessate-il-fuoco duraturo e la mancanza di una presa di posizione chiara in Europa ha spianato la strada alla Turchia, che si è mossa in favore di Serraj, contro quello che fino ad allora era considerato il favorito nel conflitto in corso, Khalifa Haftar, appoggiato da Vladimir Putin. A poco a poco il generale è stato abbandonato da gran parte della comunità internazionale e corre il pericolo oggi di essere incriminato dalla Corte penale internazionale. “Di particolare preoccupazione per il mio ufficio – ha dichiarato la procuratrice generale della Corte, Fatou Bensouda – è l'alto numero di vittime civili, che in gran parte è il risultato di bombardamenti aerei e di operazioni di scudo umano”.
Missione Irini. In questo frangente, come accennato, l’Unione europea non è riuscita a compier alcun passo deciso. A fine marzo è stata avviata Irini, l’operazione pensata per pattugliare le acque di fronte a quelle libiche per bloccare il traffico d’armi. Italia e Austria si erano opposte all’idea che questa nuova missione potesse partecipare ai salvataggi nel Mediterraneo, ipotizzando che avrebbe potuto spingere più persone a partire dalle coste libiche. Alla fine l’Italia ha preso il comando di Irini, mentre Malta ne è rimasta ai margini, cosa gradita al Gna.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)