Guinea-Bissau, 30 microimprese per favorire l’empowerment delle donne

Nella regione di Gabu, il progetto “Juntas” di Aifo supporta processi di emancipazione femminile tramite il microcredito e il supporto a nuove start-up. Saranno 495 i beneficiari, di cui 194 persone con disabilità. L’obiettivo? “Favorire l’autonomia economica e contrastare le discriminazioni di genere”

Guinea-Bissau, 30 microimprese per favorire l’empowerment delle donne

Come promuovere l’inclusione sociale ed economica delle donne in Guinea-Bissau, dove la stigmatizzazione è ancora molto forte? Il progetto “Juntas: empowerment femminile nella regione di Gabu”, promosso da Aifo – Associazione Italiana Amici di Raoul Follereau, punta a favorire processi di autonomia ed emancipazione femminile attraverso il lavoro. Tramite il microcredito e il supporto a nuove start-up, sostenute da un incubatore di microimprese, aumentano le possibilità di accesso al lavoro delle donne, in particolare quelle con disabilità.

“In totale, saranno 30 le attività finanziate grazie al progetto, oltre a 76 gruppi di auto-aiuto che riceveranno un finanziamento nei prossimi mesi – spiega Elisabetta Quattrocchi, responsabile del progetto –. Nella regione di Gabu, le donne lavorano in particolar modo nel settore del commercio, facendo compravendita di beni di prima necessità come zucchero, olio, fagioli. Ma ci sono anche altri tipi di microimprese: alcune si occupano di smerigliatura del riso e lavorazione dell’arachide, altre producono sapone, miele o uova”.

Il progetto, finanziato da Aics - Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo, supporterà un totale di 495 persone, di cui 194 hanno una disabilità. Oltre al supporto a nuove microimprese, le attività mirano anche a prevenire e rispondere alla violenza di genere, ancora molto diffusa: in Guinea-Bissau sono frequenti i matrimoni precoci o forzati, le mutilazioni genitali femminili, la violenza fisica e psicologica e lo sfruttamento economico delle donne, a cui non viene riconosciuto alcun ruolo nello sviluppo del Paese. Attraverso il rafforzamento delle reti sociali del Sac (Sistema di allarme comunitario) e un percorso di sensibilizzazione nelle comunità, verrà quindi favorito un cambiamento dei comportamenti rispetto alla violenza sulle donne.

“L’impatto del progetto non si limita solo ai benefici legati al miglioramento della condizione economica delle donne e delle loro famiglie – afferma Elisabetta Quattrocchi –, ma anche al cambiamento di mentalità rispetto ai ruoli di genere, in modo da ostracizzare la violenza e andare verso una comunità più rispettosa dei diritti e delle pari opportunità”. Per questo, all’interno del progetto, è stato organizzato un innovativo percorso di formazione sull’uso di Facebook, per fornire alle donne gli strumenti per imparare a comunicare in maniera autonoma, in modo da poter pubblicizzare la propria microimpresa, ma anche avere voce nel dibattito sulle discriminazioni di genere.

“In un momento di emergenza come quello dovuto alla pandemia da Covid-19, dove Aifo si è attivata sulla linea ‘Solidali con l’Italia, solidali con il mondo’, è risultato ancora più chiaro come il benessere globale della persona, all’interno di un quadro di rafforzamento della medicina territoriale, debba prendere in considerazione anche variabili come quelle psicologiche, sociali ed economiche, in un’ottica di equità e giustizia, in particolare nei paesi più fragili – afferma Maurizio Maldini, direttore di Aifo – . Tra i fattori fondamentali c’è quindi anche l’opportunità di percepire un reddito e di rendersi autonomi economicamente: ecco perché la nostra organizzazione è impegnata nello sviluppo di competenze e nel supporto alla nascita di microimprese che favoriscano le fasce più vulnerabili della popolazione”. 

Alice Facchini

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Fonte: Sir