I cambiamenti nel lavoro. Oggi c’è chi non lavora nulla e chi lavora troppo

Lavorare in presenza o da remoto dipenderà molto probabilmente dalle specifiche attività da svolgere.

I cambiamenti nel lavoro. Oggi c’è chi non lavora nulla e chi lavora troppo

Gli stravolgimenti del mondo del lavoro avvengono in modo repentino in questi giorni. Tante contraddizioni di processi che si diffondevano sottotraccia emergono alla luce del sole e richiedono una nuova consapevolezza.
Stiamo assistendo alle proteste dei ristoratori e dei commercianti che rimangono ancora sospesi tra chiusure, coprifuochi e confinamenti e attendono di poter riaprire per riprendere a lavorare. Pochi giorni prima avevano incrociato le braccia i lavoratori di una delle più grandi multinazionali di consegne a domicilio, perché rivendicavano l’umanizzazione dei tempi di consegna, ad oggi stabiliti da un algoritmo, e un contratto dignitosa.
Oggi c’è chi non lavora nulla e chi lavora troppo.

Allo stesso tempo circa per circa un quarto degli occupati (5,3 milioni di persone) le modalità di lavoro non saranno più le stesse. Il repentino passaggio allo smart working, dovuto alla pandemia, per loro sarà definitivo. La transizione, che già si poteva intuire, ha subito un’accelerazione improvvisa. Uno studio dell’Osservatorio sullo smart working del Politecnico di Milano sostiene che su 244 aziende contattate solamente l’11% non modificherà gli spazi e tornerà a lavorare nelle stesse modalità precedenti alla pandemia. Lavorare in presenza o da remoto dipenderà molto probabilmente dalle specifiche attività da svolgere. Di conseguenza saranno riprogettati ambienti e loro utilizzo, oltre che i tempi dei dipendenti.
In questi giorni sono cambiate anche le modalità di rilevazione dei dati che riguardano il mercato del lavoro per uniformare i risultati a quelli dell’Unione europea. Indossare un nuovo paio di occhiali, però, cambia anche la visione di insieme. 

D’ora in poi quanti si troveranno in cassa integrazione per più di tre mesi o i lavoratori autonomi che hanno sospeso la loro attività per il medesimo periodo non saranno più contati tra gli occupati. Un lavoro degli economisti Adrea Garnero e Massimo Taddei su Lavoce.info, intitolato “Come leggere i nuovi dati sul mercato del lavoro”, segnala che con i nuovi conteggio in Italia tra febbraio e dicembre si contano 767mila persone che hanno perso il lavoro, molte di più di quelle che erano state segnalate (426mila). Ecco qui ad esempio l’effetto del nuovo conteggio dei cassintegrati che, sebbene più protetti rispetto ai lavoratori a contratto determinato che hanno visto concludere il loro rapporto, mostrano la debolezza del “posto a tempo indeterminato”, che non riesce a garantire la stabilità come prima. Si scopre la bolla di quanti per anni sono dentro il limbo della cassaintegrazione: non lavorano e percepiscono un sussidio, e non possono trovare un altro lavoretto a costo di perdere il sussidio.
I tempi cambiano, come sostenere le persone nel cambiamento?

Copyright Difesa del popolo (Tutti i diritti riservati)
Fonte: Sir