I corridoi umanitari, un impegno italiano
Sant'Egidio punta ad estendere il progetto anche ad altri Stati europei. Pompei: "Le vie di migrazione legali sono possibili"
Il fenomeno migratorio è tra i temi che impegnano maggiormente il lavoro delle organizzazioni della società civile. Tanti i soggetti in Italia coinvolti in programmi di supporto e inserimento sociale, ma c'è anche chi ha trovato la ricetta per portare i richiedenti asilo in Europa in sicurezza, per dimostrare che "vie legali sono possibili", cercando di contrastare al tempo stesso anche "il lavoro dei trafficanti di esseri umani". E' l'esperienza dei corridoi umanitari, lanciati nel 2016 in Italia grazie a un protocollo che le principali realtà religiose italiane - Comunità di Sant'Egidio, Federazione italiana delle Chiese evangeliche (Fcei) e Tavola Valdese - hanno stretto con il ministero degli Interni e degli Esteri per portare dal Libano all'Italia richiedenti asilo siriani.
Una formula che "oggi si è diffusa in tanti Paesi europei e che ha permesso di portare finora circa 7.700 persone. Ma l'Italia resta in testa con 6.700 arrivi" spiega all'agenzia Dire Daniela Pompei, coordinatrice dei corridoi umanitari per la Comunità di Sant'Egidio. Le persone coinvolte dai corridoi però più in generale potrebbero arrivare a oltre 10mila, se si considerano "ricongiungimenti familiari, matrimoni e nascite".
"Un primo protocollo", continua la referente dell'associazione, "è stato stretto nel 2016 per portare siriani dal Libano", a cui "sono seguiti degli altri: quello dall'Afghansitan dopo il ritorno al potere dei talebani nell'agosto 2021, poi dalla Libia, e infine dall'Etiopia, che coinvolge nazionalità del Corno d'Africa: somali, sudanesi ed eritrei".
Di recente Sant'Egidio sta guardando anche ai Paesi europei. "Si tratta in pratica di ricollocamenti" informa Pompei. "Al momento portiamo richiedenti asilo da Grecia e Cipro".
Al 5 settembre 2024 il Viminale fa sapere che quest'anno sulle coste italiane sono sbarcate 43.163 persone migranti, di cui 7.465 a luglio e 8.526 ad agosto: cifre equivalenti a circa un terzo rispetto allo stesso bimestre del 2023, quando in totale furono 49.023.
Se da un lato gli sbarchi si riducono, facendo prefigurare un duro colpo ai trafficanti di uomini, dall'altra resta l'elevata pericolosità dei viaggi. È di qualche giorno fa un nuovo naufragio davanti alle coste della Libia. Sette i sopravvissuti a fronte di 21 dispersi, tra cui tre bambini. Al momento si conosce il destino solo di sette uomini adulti, i cui corpi senza vita potrebbero essere quelli rinvenuti sulle coste di Lampedusa domenica 8 settembre.
A inizio mese sono invece arrivati in tutta sicurezza una ventina di profughi (originari di Togo, Repubblica Centrafricana, Ciad, Repubblica Democratica del Congo, Nigeria, Camerun e Myanmar) a bordo di un volo decollato da Tripoli. Il 20 giugno era toccato a 191 profughi dall'Afghanistan, tramite Caritas e con il supporto di Arci. Come informa Pompei, "i prossimi sono previsti per metà mese. Ci dovrebbe poi essere un gruppo di siriani dal Libano a ottobre".
Una formula innovativa, quella dei corridoi, perché non solo consente di evitare alle persone in fuga da guerre e povertà di pagare ingenti somme di denaro per un posto a bordo di imbarcazioni fatiscenti o gommoni precari, ma anche alle autorità italiane di accogliere le persone in totale legalità, come si legge sul portale web del ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale: "La lista dei possibili beneficiari, predisposta previa individuazione e segnalazione dei casi più bisognosi di tutela da parte delle organizzazioni private", ossia donne sole con bambini, vittime del traffico di essere umani, anziani, persone con disabilità o con patologie, viene "vagliata sul piano della sicurezza dal ministero dell'Interno. Il ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale effettua quindi i controlli necessari per la concessione dei visti d'ingresso".
Una volta giunti in Italia per i richiedenti asilo scatta poi il secondo meccanismo previsto dai corridoi: le associazioni promotrici si fanno coordinatrici dell'accoglienza, coinvolgendo da nord a sud le proprie sedi territoriali oppure altre associazioni o singoli individui a cui spetterà il compito di fornire alloggio, assistenza economica e quell'accompagnamento iniziale indispensabile quando ci si trova in un nuovo Paese senza conoscere la lingua o avere altri punti di riferimento. Un servizio che durerà per il tempo necessario a espletare le pratiche per la richiesta di protezione internazionale. Ma a offrirsi per l'accoglienza spesso sono anche i parenti dei richiedenti asilo. Individui o famiglie che già vivono in Italia e quindi sono già inserite dal punto di vista legale, linguistico, scolastico e lavorativo, accelerando l'inclusione sociale della persona.
Secondo Pompei, è molto importante evidenziare che i corridoi portano in Europa "persone richiedenti asilo, e non già riconosciute rifugiate". Questo grazie al fatto che "si basa su un'interpretazione dell'articolo del regolamento visti, in cui si dà la possibilità ai Paesi dell'Ue di decidere di far entrare persone per motivi umanitari, che sono richiedenti asilo". L'obiettivo "è mostrare che c'è la possibilità di una via regolare per chi fugge da guerre, fame e persecuzioni, in un momento storico in cui, lo vediamo, i conflitti invece di ridursi non fanno che aumentare". Una "risposta di solidarietà" quindi a chi è meno fortunato, e un modello, conclude Pompei, che "l'Europa potrebbe adottare tra le modalità di ingresso regolari delle persone migranti".