Il comico non è "politically correct": Grillo si spiega con "autistici e nevrotici"

Dopo la bufera scatenata dal suo intervento al Circo Massimo, con i riferimenti ad “autistici” e “psicopatici”, Grillo spiega in un post: “Le mie parole vengono rese amplificatori speciali per sorde orecchie benpensanti. Con tutto il rispetto per chi ha problemi di udito”

Il comico non è "politically correct": Grillo si spiega con "autistici e nevrotici"

ROMA – Grillo non si scusa, ma si spiega o, se vogliamo, si giustifica: “Non esiste il politically correct nel mio mestiere, se vuoi essere davvero un comico. Continuerò ad utilizzare metafore e continuerò ad esservi vicino”: il senso delle sue parole è tutto in queste ultime due righe del post, pubblicato su Facebook pochi giorni dopo la pioggia di critiche seguita al suo intervento al Circo Massimo. Nel descrivere l'Italia di oggi, l'aveva definita piena di “nevrotici”, “psicopatici”, “autistici” e “Asperger”, suscitando le immediate reazioni di chi vive sulla propria pelle – o su quella dei propri cari – queste problematiche. 

“Non è certo la prima volta, le mie parole vengono rese strumenti, amplificatori speciali per sorde orecchie benpensanti. Sorde, con tutto il rispetto per chi ha problemi di udito – rimarca nel suo post, dimostrando di non voler rinunciare alla sua vis comica, anche a costo di urtare qualche sensibilità - Sorde, con tutto il rispetto per le voci che chiedono un sostegno convincente, che non sia soltanto la fondazione dell’ennesima associazione di dotti e sapienti. Nessuno vuole davvero essere protagonista del dolore, a meno che da questo non tragga vantaggio in qualche modo. Chi soffre, chi vede le sue prospettive sempre più ridotte, ha bisogno di risposte e certo non di strumentalizzazioni”. 

E proprio il tema della strumentalizzazione del dolore è l'asse portante della sua replica “Non vi lasciate strumentalizzare da chi ha perso il sostegno in cabina elettorale, senza mai avere riflettuto su quanto di buono avrebbe potuto per il suo paese”, scrive. “Sono abituato, e’ forse l’unico lato negativo del mio lavoro, a risvegliare e gonfiare d’aria anime vuote, che possano finalmente dare scena al loro impegno vizzo, trovando qualche ora di notorietà. Al loro scalpor-mediatico. Ebbene io ve la toglierò quest’aria, vi negherò questo ossigeno già rubato a chi soffre davvero”. 

C'è poi il tema del “mestiere di comico” e dei suoi strumenti di lavoro: tra questi, la metafora. “Quando mai un comico cita delle patologie, o qualsiasi altra cosa molto seria, se non con l’intento di usarne la chiave metaforica? - domanda - Non lasciamo insultare le nostre intelligenze: in realtà queste sono parole che non vanno proprio pronunciate, come la parola povero, se non per scattarcisi vicino un selfie. Questa è la realtà: chiunque sappia di essere svantaggiato, quando sente scandire mielate parole frou frou al suo indirizzo deve sapere di essere stato appena abbandonato. L’abbandono e la strumentalizzazione coincidono, senza dubbio – riflette ancora Grillo - Conosco pienamente i problemi di chi vive il dramma di situazioni familiari quasi impossibili da sostenere, ho rovesciato il corso della mia vita per impegnarmi verso il mio paese, certo non a favore di chi se la spacchia”. E poi domanda: “Davvero pensate che un comico debba fare lo slalom del vocabolario? Non esiste il politically correct nel mio mestiere, se vuoi essere davvero un comico. Continuerò ad utilizzare metafore – conclude - e continuerò ad esservi vicino”.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)