Il razzismo in Italia? Una storia lunga dieci anni (e oltre 7400 casi)

E’ il bilancio contenuto nel Quinto Libro Bianco sul razzismo in Italia, realizzato da Lunaria. I casi documentati riguardano soprattutto violenze verbali (5.340) e violenze fisiche contro la persona (901). Seguono 177 danneggiamenti alla proprietà e 1.008 casi di discriminazione

Il razzismo in Italia? Una storia lunga dieci anni (e oltre 7400 casi)

“Straniera di m., handicappata, tornate al tuo paese” le hanno urlato dopo una disputa davanti al supermercato per un parcheggio. Era la prima volta, dice Beatrice Ion, atleta paralimpica di origine rumena, che riceveva insulti di questo tipo. “Non dite che il razzismo in Italia non esiste perché io l’ho vissuto oggi dopo 16 anni che vivo qui e fa male” ha scritto sul suo profilo Facebook. Qualche giorno dopo, un venditore ambulante di rose, Sahabiddin, originario del Bangladesh è stato buttato in acqua, nei Navigli a Milano, senza nessun motivo. E ancora, le barricate a Mondragone ed Amantea, dopo la notizia di alcuni migranti risultati positivi al Covid 19. Cosa sta succedendo nel nostro paese? L’Italia sta diventando un paese razzista o lo è sempre stato?

Dalla strage di Firenze a Soumaila Sacko, contro la retorica della prima volta

Prova a rispondere all’interrogativo il Quinto Libro bianco sul razzismo in Italia, realizzato da Lunaria, che verrà presentato oggi in un evento online di Cronache di ordinario razzismo. Il report, che si apre con uno sguardo rivolto verso le proteste del movimento Black Lives Matter, ripercorre a ritroso la storia degli ultimi undici anni. “In Italia e altrove, a caratterizzare l’attitudine e il dibattito pubblico nei confronti del razzismo – nonché dei diritti dei migranti, dei rifugiati, delle minoranze – sono, come scrivo da alcuni anni, perlopiù la mancanza o la debolezza del senso dello sviluppo, della processualità, della lunga durata - scrive l’antropologa e saggista Annamaria Rivera nel testo -. È ciò che definisco la retorica della prima volta: di fronte a manifestazioni di razzismo pur gravi o estreme, a prevalere nella coscienza collettiva come tra non pochi locutori mediatici, istituzionali, politici, perfino fra taluni intellettuali di sinistra, è la tendenza a rimuoverne i segni premonitori e gli antecedenti; ma anche a sottovalutare o ignorare la propaganda, le politiche, i provvedimenti legislativi che li hanno favoriti o che, almeno, hanno contribuito a creare un clima propizio all’espressione del razzismo, anche il più brutale. Così è stato pure nel corso dell’ultimo decennio, caratterizzato da punte massime di violenza razzista. La strage di cittadini di origine senegalese, consumatasi a Firenze il 13 dicembre 2011, per mano di un neonazista più che dichiarato, Gianluca Casseri,habitué di CasaPound e attivo collaboratore del sito Stormfront, avrebbe dovuto essere considerata l’espressione di un tragico salto all’estremo che, favorito da una progressione di antefatti, non sarebbe rimasto isolato”.

7.426 cronache di ordinario razzismo

Da Soumaila Sacko a Emmanuel Chidi Nambi il dossier ripercorre una serie di episodi entrati nella cronaca dei media. Guardando ai dati, tra il 1° gennaio 2008 e il 31 marzo 2020 Lunaria ha documentato 7.426 cronache di ordinario razzismo. Si tratta di 5.340 violenze verbali, 901 violenze fisiche contro la persona, 177 danneggiamenti alla proprietà, 1.008 casi di discriminazione. Tra le violenze verbali prevalgono i 3.725 casi di propaganda discriminatori. Gli strumenti utilizzati sono diversi: dai canali della rete (siti, blog, social network) alle dichiarazioni verbali, dagli striscioni ai manifesti; sono documentati anche alcuni casi di informazione scorretta, violenta e esplicitamente discriminatoria.

A questi si accompagnano 1.181 casi di offese, minacce o molestie verbali pronunciate da singoli individui, mentre sono 434 le diverse forme di manifestazioni pubbliche (cortei, presidi, raccolte di firme) che hanno scelto come bersaglio i migranti, i richiedenti asilo e i rifugiati. “I dati più preoccupanti riguardano le 901 violenze fisiche contro le persone e i 177 danneggiamenti di beni o proprietà connessi (o ricondotti) alla presenza di cittadini stranieri si legge nel testo -. Sebbene i dati presentati in questa sezione non abbiano alcuna rappresen- tatività statistica, ci sembra che sia da guardare con grande attenzione la anomala ricorrenza di aggressioni fisiche, effettuate individualmente o in gruppo, che abbiamo documentato nel biennio 2018-2019 rispetto agli anni 2012-2017. Gli anni 2009 e 2018 sono i peggiori nel periodo considerato, almeno attraverso la lente del nostro osservatorio. Forse non è irrilevante l’analogia tra i toni, i temi e gli “argomenti” che hanno attraversato il dibattito pubblico sulle migrazioni in entrambi gli anni”.

Tra le 1.008 discriminazioni riscontrate, in 663 casi, i responsabili sono attori istituzionali (politici o amministrativi). Anche questo è un numero da non sottovalutare: ci segnala quanto ci sia ancora da fare per prevenire la xenofobia e il razzismo persino in quelle sedi che dovrebbero essere in prima fila nel prevenirli e nel combatterli. Sono invece 345 le discriminazioni commesse da privati cittadini.

“7.426 è un numero alto. Eppure, sappiamo che è approssimato per difetto. La xenofobia, il razzismo, l’islamofobia, l’anti-semitismo, la ziganofobia sono difficili da quantificare, stante che la gran parte delle ingiustizie, delle discriminazioni e delle violenze razziste resta confinata nell’invisibilità del silenzio di coloro che le subiscono e nell’omertà dei molti che ne sono testimoni passivi e, dunque, anche complici” sottolinea Grazia Naletto, presidente di Lunaria. “Il nostro database è concepito come un archivio della memoria delle discriminazioni e delle violenze razziste - precisa -. Non è una banca dati da cui possano essere estrapolati dati per produrre elaborazioni rappresentative dal punto di vista statistico. Sarebbe semplice osare un’interpretazione quantitativa, come molti fanno, anche basandosi su una mole di informazioni di molto inferiore a quella di cui noi disponiamo, ma non sarebbe corretto sul piano deontologico. Ciò che più modestamente possiamo proporre è un racconto ragionato di quella parte di razzismo quotidiano che riusciamo a documentare”. Nel testo vengono approfonditi diversi aspetti: dal ruolo dei media nella diffusione dei messaggi d’odio al razzismo istituzionale che, in linea di continuità parte nel 2007 col Governo Berlusconi e i pacchetti sicurezza di Maroni, e arriva fino ai decreti sicurezza di Salvini, passando per la linea Minniti sul decoro delle città, il codice di condotta e il Memorandum Italia-Libia. Si approfondisce, inoltre, il frame accoglienza su cui destra e sinistra  si confrontano continuamente, ma mai mettendo in discussione che essa sia una concessione o un costo per la comunità.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)