Imprese, Istat: tra marzo e aprile oltre il 50% di fatturato in meno per 4 su 10

Rapporto sulla situazione nell'emergenza covid-19. Il 70,2% ha fatto ricorso alla cig o a strumenti analoghi. Difficoltà ad adeguare gli spazi lavorativi soprattutto per le più piccole. Controllo della temperatura diffuso nonostante la non obbligatorietà

Imprese, Istat: tra marzo e aprile oltre il 50% di fatturato in meno per 4 su 10

Oltre la metà delle imprese (37,8% di occupati) prevede una mancanza di liquidità per far fronte alle spese che si presenteranno fino alla fine del 2020. Il 38,0% (con il 27,1% di occupati) segnala rischi operativi e di sostenibilità della propria attività e il 42,8% ha richiesto il sostegno per liquidità e credito. Riorganizzazione di spazi e processi (23,2% delle imprese) e modifica o ampliamento dei metodi di fornitura dei prodotti/servizi (13,6%) le principali opzioni adottate per far fronte alla crisi. Lo rileva l'Istat nel rapporto 'Situazione e prospettive delle imprese nell'emergenza sanitaria covid-19'.

Sono state il 45% le imprese sospese fino al 4 maggio. Il 22,5% ha aperto prima del 4 maggio dopo un iniziale periodo di chiusura". 70,2% delle imprese che hanno fatto ricorso alla Cig o a strumenti analoghi. A marzo/aprile la quota di personale in lavoro a distanza arriva all'8,8% (dall'1,2% di gennaio/febbraio). Mentre 42,6% sono le imprese che hanno chiesto un nuovo debito bancario. Il 24,1% fa fronte alla crisi di liquidita'' utilizzando i margini disponibili sulle linee di credito.

Difficoltà ad adeguare gli spazi lavorativi

L'adeguamento degli spazi di lavoro si è reso necessario per assicurare il distanziamento fisico dei lavoratori e ridurre così le probabilità di un eventuale contagio. Il 56,3% delle imprese (63,2% in termini di occupazione) ha già adottato questa misura precauzionale, il 29,3% (26,7% degli addetti) non ha ancora provveduto ma afferma di poterlo fare, il 14,4% (10,1% di addetti) dichiara che gli spazi di lavoro risultano impossibili da adeguare.

Dal punto di vista settoriale, l'adozione di questa misura risulta particolarmente difficoltosa nelle costruzioni, dove il 41,9% delle imprese ha provveduto all'adeguamento mentre il 29,4% afferma di non essere nella condizione di farlo. Le difficoltà sono decisamente minori nel comparto del commercio: ha provveduto ad adeguare gli spazi lavorativi il 68,1% delle imprese e solo il 10,2% ritiene che non sia possibile.

La difficoltà a riadattare gli spazi di lavoro dipende poi molto dalla dimensione aziendale. A dichiararsi impossibilitate a farlo sono il 15,3% delle micro-imprese e l'11,6% delle piccole (che insieme rappresentano il 7,2% dell'occupazione complessiva). Fra le medie e le grandi, più di due imprese su tre hanno già provveduto alla riorganizzazione degli spazi (30,7% dell'occupazione) mentre solo il 7,4% delle medie e il 4,3% delle grandi affermano di non poterli adeguare (2,8% degli occupati).

Controllo temperatura diffuso nonostante la non obbligatorietà

Il controllo della temperatura corporea rappresenta una delle misure precauzionali raccomandate (seppure non rese obbligatorie) dalle autorità sanitarie. Tra le imprese non cessate o comunque in condizione di riaprire entro l'anno, il 59,9% (70,2% dell'occupazione) segue questa precauzione. Nel 53,0% dei casi sono state adottate o sono in via di definizione procedure formali, che risultano agevoli per il 36,4% delle imprese e di complicata applicazione per il 16,6%. Il 6,9% delle imprese pratica invece il controllo della temperatura corporea senza seguire una procedura formalizzata.

Per contro, sono quattro su 10 le imprese che non effettuano la misurazione della temperatura. In particolare, il 14,0% delle imprese non effettua la misurazione ma è in attesa di acquisire le strumentazioni o di definire le procedure, il 7,4% ha difficoltà a reperire le strumentazioni o ad organizzare le procedure di misurazione mentre il 18,7% fornisce altre motivazioni fra cui, segnalate con maggiore frequenza, la non obbligatorietà della misura precauzionale e l'assenza di lavoratori dipendenti sul luogo di lavoro.

Le medie (74,1%) e grandi (78,4%) unità produttive tendono a utilizzare la misurazione della temperatura corporea più delle piccole (68,5%) e delle micro (57,4%).

A livello di macro settori, questa misura è stata adottata dal 79,9% delle imprese delle costruzioni (che rappresentano l'84,3% dell'occupazione del comparto) e dal 67,3% di quelle dell'industria in senso stretto (77,8% degli addetti del comparto). Nel terziario, le quote sono decisamente inferiori: commercio 55,7% (64,4% degli occupati); altri servizi 54,4% (65,5%). (DIRE)

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)