In Europa 700 mila senza dimora, in dieci anni il 70% in più

Presentata a Bruxelles la relazione sull'esclusione abitativa di Feantsa e Fondation Abbé Pierre. Le stime parlano di 700 mila senza tetto che dormono in strada o in alloggi di emergenza ogni notte. In Italia oltre 50 mila persone hanno richiesto assistenza base (docce, cibo, un letto)

In Europa 700 mila senza dimora, in dieci anni il 70% in più

ROMA - L’esclusione abitativa colpisce tutta Europa e causa un aumento spettacolare dei prezzi. I senza dimora raggiungono numeri record:  +150% in Germania, nel Regno Unito l'aumento è del 71% e in Irlanda si arriva addirittura a +160%. Sono alcuni numeri della quarta panoramica sull’esclusione abitativa in Europa, presentata a Bruxelles (il prossimo 3 aprile a Parigi) ed elaborata da Feantsa (European Federation of National Organisations Working with the Homeless) e Fondazione Abbé Pierre. Mettono in evidenza la diminuzione dell’efficacia della lotta dell’Ue contro la povertà. “Come possiamo parlare di “coesione europea” quando un’altra Europa, quella dei senzatetto e delle persone non adeguatamente alloggiate, viene esclusa?”, si chiedono le due organizzazioni. Nella relazione si osserva che “in Francia almeno una persona senza dimora muore ogni giorno, a un’età che è di 30 anni inferiore a quella del resto della popolazione, mentre nel Regno Unito la quantità di tali casi è aumentata del 24% tra il 2013 e il 2017”.

Cifre allarmanti, ma secondo da Feantsa e Fondazione Abbé Pierre “non vanno lette come una fatalità, né sono inevitabili: in Finlandia, per esempio, il numero di senzatetto è passato da più di 20 mila negli anni '80 a 6.615 nel 2017. Nessuno dorme per strada e solo il 6% di loro vive in alloggi di emergenza (84% sono senzatetto temporaneamente ospitati da amici o parenti). Quindi porre fine alla condizione di senzatetto combattendo l’esclusione è possibile, ma serve una volontà politiche e una pianificazione strategica. Le due organizzazioni sottolineano, del resto che la “gestione stagionale che risponde alle condizioni meteorologiche” va a minare “la necessità di adottare strategie continue e costanti nella lotta contro i senza tetto”. Del resto, la sistemazione di emergenza è “una soluzione a breve termine, quindi inadatta ai bisogni a lungo termine: dai dormitori sovraffollati alle sistemazioni "umanizzate",i servizi non tendono ad evolversi per soddisfare le esigenze degli utenti, causando effetti dannosi e prolungando l'esperienza individuale di homelessness”.

I numeri europei. Guardando alle cifre, il rapporto segnala che oltre 23 mila famiglie, circa il 10,4% della popolazione totale dell’Ue, spendono eccessivamente per il costo della casa (almeno il 40% del reddito familiare) e quasi 9 mila vivono in alloggi inadeguati. E infine, ogni notte, almeno 700 mila persone in Europa dormono in strada o in alloggi di emergenza. Questo, secondo le stime di Feantsa, equivale ad un aumento del 70% dal 2009. In alcuni paesi dell'UE (Danimarca, Austria, Italia, Francia, Repubblica Ceca, Ungheria e Portogallo), le risorse spese per la casa sono diminuite per la popolazione nel suo complesso tra il 2007 e il 2017, ma aumentate per le famiglie povere. Tra il 2007 e il 2017, il 25% delle famiglie povere ha subito un sovraccarico del costo abitativo in Italia. Secondo l'indagine europea del 2016 sulla qualità della vita (Eurofound), la percezione (soggettiva) dell'insicurezza abitativa legata alla spesa per la casa è particolarmente forte in Spagna (38%), Portogallo (37%), Repubblica ceca (33%), Francia (30%), Belgio (29%), Italia (27%), Grecia e Polonia (26%).

La situazione in Italia. Per quanto riguarda l’Italia, le statistiche ufficiali Istat parlano di oltre 50 mila persone che hanno richiesto assistenza base (docce, cibo, un letto). Un aumento del 6% tra il 2011 e il 2014. Secondo l'ultima valutazione dei membri di fio.PSD (consigli comunali, imprese sociali, fondazioni, organizzazioni religiose) nel 2017, il numero di posti letto in alloggi di emergenza è aumentato in Italia negli ultimi anni. “Ciò è dovuto principalmente – si legge nella relazione - all'aumento del numero di senzatetto e alla comparsa di nuovi gruppi che vivono situazioni molto precarie. I membri di fio.PSD hanno dichiarato che stanno accogliendo più immigrati, richiedenti asilo, giovani (18-25 anni), famiglie e lavoratori poveri”. Tra i senzatetto che hanno usufruito dei servizi sociali di Caritas nel 2017, il 33% erano giovani tra i 18 ei 34 anni e il 30% erano donne. Secondo un'indagine nazionale sui senzatetto pubblicata nel 2015 dall'Istat, la durata media di un soggiorno in alloggi di emergenza è di 2,5 anni. In Italia, sulla base della legislazione italiana sulla migrazione, una persona deve avere un permesso di soggiorno per poter accedere a centri di accoglienza pubblici.

L'articolo 40 del Testo Unico Immigrazione – scrivono Feantsa e Abbè Pierre - sancisce che le regioni italiane possono fornire alloggio, negli stessi centri di accoglienza utilizzati da cittadini italiani e comunitari, solo a immigrati con permesso di soggiorno. Oggi, anche se i migranti in situazione irregolare non hanno il diritto di accedere ai centri di accoglienza pubblici, dei regolamenti comunali possono essere adottati dai consigli comunali”. In Italia, la quota di famiglie (povere e non povere) che non sono state in grado di mantenere la casa adeguatamente calda è aumentata del 42% tra il 2007 e il 2017. L'efficienza energetica degli edifici è un problema forte con una proporzione di abitazioni inefficienti (con un indice di energia di E, F o G) aumentata dal 68% nel 2011 al 73% nel 2014.  In Italia, come nel resto dell'Ue, le famiglie monoparentali sono più vulnerabili agli eccessivi costi abitativi e al sovraffollamento rispetto all’insieme delle famiglie. Il 50% degli stranieri si trova di fronte a un sovraffollamento delle abitazioni (rispetto al 22% dei cittadini italiani), con un aumento del 25% dal 2007.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)