Iran, una manifestazione a sostegno del Khuzestan: “La popolazione è disperata”

A Bologna un presidio organizzato dall’Associazione democratica degli italiani in Italia per chiedere alla comunità internazionale di occuparsi delle manifestazioni sedate con la violenza che stanno scuotendo l’Iran. Sohyla Arjmand “Gli iraniani non hanno più paura di morire”

Iran, una manifestazione a sostegno del Khuzestan: “La popolazione è disperata”

Amnesty International parla di almeno 8 vittime e centinaia di arresti, il sito iraniano Hrana conta oltre 10 morti. Sono solo alcune delle tragiche conseguenze delle proteste che, da circa due settimane, stanno scuotendo il Khuzestan, regione dell’Iran sud-occidentale nella quale si trovano le maggiori risorse idriche del Paese. Qui viene estratto anche oltre l’80 per cento del petrolio iraniano. Una zona ricchissima dove la popolazione vive in condizioni di profonda povertà. Condizioni che si sono aggravate proprio negli ultimi giorni complice la drammatica siccità che sta colpendo quella terra, abitata principalmente da agricoltori che, così, hanno cominciato a manifestare. Manifestazioni pacifiche che, però, sono state da subito sedate dalla polizia iraniana con violenza, sparando proiettili e usando gas lacrimogeni, alimentando così il bilancio di morti, feriti, arrestati.

“In Italia, purtroppo, nessuno ne parla”, accusa Sohyla Arjmand, attivista bolognese di origine iraniana e tra i fondatori della neonata Associazione democratica degli iraniani in Italia. “La crisi idrica, causata da una lunga politica miope, corrotta e incompetente, diventa protesta sociale. Nelle piazze gridano ‘Abbiamo sete!’, e la polizia risponde con violenza. Dal Khuzestan le proteste sono arrivate sino a Teheran”. Come spiega Arjmand, la mancanza di acqua significa dighe vuote, elettricità latitante, blackout ricorrenti in un Paese dove le temperature superano i 50°. Significa condizionatori spenti e autoclavi ferme. Negli ospedali - saturi di pazienti Covid - i malati sono al buio, i respiratori non funzionano, i medici non possono prestare l’assistenza necessaria alle persone ricoverate in terapia intensiva. La denuncia arriva da un medico della capitale: il suo video sui social è immediatamente diventato virale. E, sempre sui social, sono tante le testimonianze delle violenze della polizia. Infatti, la risposta del governo non si è fatta attendere: come evidenziato dall’osservatorio indipendente NetBlocks, le autorità iraniane hanno cominciato a interrompere la connessione a internet. “Il governo non vuole che l’informazione circoli e manda i militari nelle strade per reprimere le proteste”.

Secondo le autorità iraniane la carenza di acqua in quella regione è dovuta alla scarsità di piogge da questa primavera a oggi, complice anche il cambiamento climatico in atto. Secondo i manifestanti, le ragioni sono diverse: grandi dighe sono state costruite sui fiumi più grandi per portare acqua nelle zone desertiche, un’idea non illuminata, considerato che, viste le temperature, è molta l’acqua che evapora. Anche le sanzioni americane potrebbero avere avuto il loro peso, considerato che, per ovviare alle pressioni internazionali, il governo ha incentivato lo scavo di pozzi per alimentare l’agricoltura, in un’ottica di autosufficienza alimentare.

I cronici disservizi di un sistema corrotto e clientelare sono la goccia che fa traboccare il vaso già troppo colmo per il popolo iraniano – scrive l’Associazione –. Per questo, perché la comunità internazionale alzi la voce – o quantomeno cominci a parlare – saremo in piazza. Perché vogliamo sostenere la lotta del popolo iraniano per le vitali esigenze quotidiane e per la libertà di proteste contro il regime corrotto dei mullah”. L’appuntamento è per venerdì 30 luglio alle 18 in piazza Nettuno a Bologna. “Nel novembre 2019 fu la protesta per il caro benzina barbaramente repressa, con un migliaio di morti. Quest’anno è la protesta per l’acqua. La lotta continua”.

Nelle manifestazioni degli ultimi giorni, fatto del tutto inusuale, sono stati scanditi slogan anche contro l’ayatollah Ali Khamenei, Guida Suprema. “Come mi ha confermato un’amica attualmente in Iran, gli iraniani non hanno più paura di morire. Dicono: ‘meglio morire, così finalmente ci libereremo di questa vita’. L’Iran ha una popolazione giovanissima, gli under 40 sono oltre il 70 per cento del totale. La comunità internazionale deve intervenire: quei giovani meritano di essere ascoltati e sostenuti”.

Difficile immaginare che lo scenario potrà migliorare in vista del 5 agosto, giorno dell’insediamento di Ebrahim Raisi, esponente dell’ala conservatrice e vicino a Khamenei, successore di Hassan Rouhani, uscito sconfitto dalle ultime elezioni. La stessa Michelle Bachelet, Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, è intervenuta sulla questione, richiamando il governo: “La priorità del governo è l’impatto della devastante crisi idrica, non le proteste portate avanti, legittimamente, da persone disperate. Sono molto preoccupata per le morti, i ferimenti, gli arresti indiscriminati e le detenzioni delle ultime settimane. La situazione è catastrofica. Gli spari e gli arresti non possono essere la risposta a tanta rabbia e disperazione”.

Ambra Notari

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)