Italia maglia nera, dopo la Spagna, per numero di infrazioni nei confronti dell'Europa

Sono 91 le infrazioni compiute dall'Italia ai danni del diritto comunitario: 69 violano le leggi dell'Unione Europea e 22 si riferiscono al mancato recepimento delle direttive comunitarie. Se il nostro Paese non sana quanto prima la situazione corrente, le infrazioni presto diventeranno multe, salate, da pagare all'Europa.

Italia maglia nera, dopo la Spagna, per numero di infrazioni nei confronti dell'Europa

In Europa siamo spesso “fuorilegge”.

Il Dipartimento per le Politiche europee della Presidenza del Consiglio dei Ministri guidato, da Diana Agosti, ha aggiornato le procedure d’infrazione aperte da Bruxelles: sono 91, di cui 69 per violazione del diritto dell'Unione Europea e 22 per mancato recepimento delle direttive. A fine luglio la Commissione Europea aveva provveduto anche ad archiviare cinque procedure di infrazione, un caso di pre-infrazione, l’adozione di tre pareri motivati e l’apertura di quattro nuove procedure di infrazione.

Resta il fatto che l’Italia occupa il secondo posto (dietro la Spagna, davanti a Grecia, Portogallo, Belgio e Polonia) nella graduatoria delle infrazioni. Di più: ben 24 procedimenti riguardano l’ambiente, più 12 a testa il settore trasporti e quello fiscalità e dogane. Un dossier all’attenzione del ministro Vincenzo Amendola (Pd) e della sottosegretaria Laura Agea (M5S) che possono contare “tecnicamente” sulla Struttura di missione per le procedure di infrazione affidata a Massimo Condinanzi.

Come Paese fondatore dell’Europa, non brilliamo. Anzi, l’Italia ha spesso mantenuto comportamenti tutt’altro che specchiati.

Emblematico il caso delle “quote latte” con tanto di condanna della Corte di giustizia europea per il mancato recupero di oltre un miliardo di euro di multe datate 1995-2009.

Ogni anno l’Italia sfondava il tetto della produzione di latte e lo Stato pagava (oltre 2 miliardi) per conto degli allevatori, ma avrebbe dovuto recuperare le somme. Nel 2013, l’Unione apre la procedura di infrazione e si rivolge alla Corte che emana la condanna. E i conti erano spietati: l’Italia aveva versato 2,3 miliardi all’Unione, incassando appena 356 milioni dai produttori di latte con altri 414 rateizzati. Ma all’epoca già 279 milioni erano considerati irrecuperabili.

Oggi, le procedure d’infrazione sono per metà al primo stadio: la Commissione Europea mette in mora l’Italia. Il secondo passo è il parere motivato, cioè siamo inadempienti e in due mesi occorre rimediare. Infine, sono 11 su 91 le sentenze della Corte.

A quel punto, l’Italia deve pagare. Come per le 200 discariche abusive: infrazione aperta il 9 luglio 2003 (governo Berlusconi), mentre dal 2015 (governo Renzi) costano in media 50 milioni all’anno.

L’Italia negli ultimi 18 anni ha collezionato sei infrazioni al mese, mentre nel 2019 Bruxelles ha incassato 107 milioni di multe, di cui la metà per il mancato trattamento delle acque reflue urbane.

E meritano attenzione almeno due casi di contenzioso aperto.

Una recente infrazione riguarda letteralmente l’aria che respiriamo. Il 1° aprile 2019 scadeva il termine di presentazione all’Unione del cronoprogramma con obiettivi per la riduzione delle emissioni inquinanti...

L’altra riguarda la direttiva 2015/849. L’Europa punta al controllo della finanza tesa al riciclaggio di denaro criminale o al sostegno economico del terrorismo. Dal 20 maggio 2015 l’Italia non si è ancora adeguata fino in fondo.

Copyright Difesa del popolo (Tutti i diritti riservati)