Kashmir, "gravi violazioni dei diritti": in un anno imprigionate 6.600 persone

Il Forum for Human Rights denuncia "detenzioni arbitrarie, violazioni del divieto di tortura e maltrattamenti e abuso della forza", dopo la revoca dell'autonomia di un anno fa. Nel paese coprifuoco militare e sospensione delle comunicazioni (sia web che telefonia mobile)

Kashmir, "gravi violazioni dei diritti": in un anno imprigionate 6.600 persone

A un anno di distanza dalla stretta indiana in Kashmir il Forum for Human Rights in Jammu & Kashmir tira le somme. Risultato: gravi e generalizzate violazioni dei diritti umani in tutta la regione. Il gruppo, formato da ex giudici, studiosi, ex funzionari pubblici e persone della società civile in genere, si è concentrato sul periodo successivo al 5 agosto 2019, quando New Delhi aveva revocato lo status speciale.

La storia. Il governo di Narendra Modi ha cancellato la parte della Costituzione che consentiva una certa autonomia al Kashmir, conteso da sempre tra India Pakistan. In seguito a questa mossa, la regione ha subito un coprifuoco militare e una sospensione pressoché completa delle comunicazioni (sia via web, sia attraverso la telefonia mobile). Una situazione che ha fermato sul nascere qualunque tipo di dissenso.

Il report. Il documento rileva diverse gravi violazioni. “Il periodo che va da agosto 2019 a luglio 2020 è stato segnato da arresti di massa di politici, attivisti e anche minori, dall’imposizione della sezione 144 del codice penale (che vieta raduni e manifestazioni), dalla distruzione di scuole e abitazioni nelle operazioni delle forze di sicurezza contro militanti e terroristi e dall’uso di leggi draconiane per silenziare media indipendenti e/o attivisti”. Tradotto in cifre: 6.605 persone sono state imprigionate nell’ultimo anno in base alla legge sulla sicurezza pubblica, che consente un arresto preventivo della durata massima di due anni.

Messi a tacere. Radha Kumar, co-presidente del Forum, dice a Osservatorio Diritti: “Non c’è democrazia in Kashmir, ad oggi, non ci sono rappresentanti del popolo democraticamente eletti. I pilastri fondamentali e gli elementi essenziali della democrazia sono stati infranti. Le voci libere sono state messe a tacere e non sono ammesse nemmeno lievi critiche. Normalmente un rapporto come il nostro sarebbe stato pubblicato da tutti i media del Kashmir, ma non lo è stato. Solo un giornale locale lo ha ripreso, mentre un altro ha scritto solo due brevi paragrafi sulla "trilateralizzazione" della questione Kashmir (con Cina e Pakistan, che occupano le altre due porzioni di territorio) e sulla dimensione esterna del conflitto. Ma non ha citato un singolo commento sui diritti umani, in un rapporto sui diritti umani, è assurdo”.

Le Nazioni Unite. A inizio luglio i relatori speciali Onu, per la terza volta, hanno inoltrato la loro comunicazione a New Delhi, dicendosi preoccupati a causa del “continuo deterioramento dei diritti umani in J&K a seguito delle severe restrizioni imposte dopo il 5 agosto 2019: detenzioni arbitrarie, violazioni del divieto di tortura e maltrattamenti e abuso della forza”.

L’articolo integrale di Maria Tavernini, Kashmir-India: un anno senza autonomia, cancellati i diritti umani, può essere letto su Osservatorio Diritti. Foto: Seyyed Sajed Hassan Razavi 

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)