Kinabuti, moda e formazione per il futuro dei giovani nigeriani

Nata nel 2010 grazie a due giovani italiane come etichetta di moda sostenibile in Nigeria, oggi Kinabuti è un’impresa sociale che si occupa di percorsi di empowerment per giovani e donne: “Chiediamo ai ragazzi africani di sognare”

Kinabuti, moda e formazione per il futuro dei giovani nigeriani

BOLOGNA - “Da bambina non sapevo dire il mio nome, per questo mi chiamavo Kinabuti. Sognavo di lavorare nel mondo della moda, ma a lungo ho trascurato questo sogno, credendolo irrealizzabile. Poi sono arrivata in Nigeria e qualcosa è cambiato”. A parlare è Caterina Bortolussi, co-founder di Kinabuti, impresa sociale e organizzazione non profit attiva in Nigeria e nell’Africa Occidentale per sostenere nel loro lavoro giovani e donne africane direttamente sul territorio. Dopo aver lavorato in Italia e all’estero in vari settori, nel 2006 la creative manager originaria di Spilimbergo, provincia di Pordenone, è arrivata a Lagos in Nigeria: “Prima ho creato un’agenzia di comunicazione, ma continuavo a vedere attorno a me situazioni che non mi facevano stare bene. Mi sono detta che non volevo più lamentarmi, ma provare a fare la differenza. Di qui a riprendere il mio sogno di bambina è stato un attimo: alla fine del 2010 insieme a Francesca Rosset, ho fondato Kinabuti, la mia prima linea di sostenibile ed etica di vestiti”.

In quasi 10 anni di attività, il progetto si è evoluto insieme al percorso personale delle due fondatrici. L’etichetta di moda non esiste più, ma proprio partendo da questo settore sono nati i primi percorsi di training per giovani donne nigeriane che hanno imparato a cucire – ma anche a sfilare – uscendo dai ghetti e trovando opportunità per lavorare e sostenersi. “Ci sono state ragazze che prima vivevano nelle periferie di Lagos, prostitute, giovani madri single che hanno trovato lavoro come modelle, che sono diventate sarte, che hanno lanciato a loro volta piccoli progetti imprenditoriali e linee di moda”.

Dal 2010 Kinabuti ha coinvolto 121 mila tra donne e giovani che hanno partecipato al training. Complessivamente, l’organizzazione ha osservato come questi percorsi di formazione abbiano creato in totale 5.900 opportunità di lavoro e generato un guadagno globale, per le persone coinvolte, di 2,5 milioni di dollari. “L’idea – specifica la co-founder – è quella di dare il via a un cambiamento, dando la possibilità ai giovani di apprendere e assimilare le competenze utili per iniziare un lavoro proprio. Per questo andiamo anche nelle università per provare a colmare quel gap di competenze denunciato da molte aziende importanti, anche tra gli studenti universitari”.

La moda è stata, dunque, un primo ambito di azione sul territorio per avviare un progetto più vasto. Da qui è nato anche Dare2Dream, il progetto più ambizioso di Kinabuti, che si rivolge proprio ai giovani tra i 18 e i 24 anni che, nella visione delle fondatrici, sono il futuro della Nigeria. Tra le attività proposte, anche un talent show a cui i giovani possono partecipare per valorizzare i propri talenti nell’ambito della moda, delle arti e dell’intrattenimento. “È vero che la competizione è sulla performance, ma tutti i ragazzi e le ragazze coinvolte seguono anche i corsi base di management e digital skills per imparare competenze utili in qualsiasi campo”.
Kinabuti è anche partner dell’Ethical Fashion Initiative dell’International Trade Centre delle Nazioni Unite per alcune campagne nell’area dell’Africa Occidentale per contrastare l’immigrazione illegale. “Siamo convinte – sottolinea Bortolussi – che le opportunità per i giovani siano qui. Il nostro è un ruolo di facilitatori per sviluppare le capacità dei nigeriani, dei maliani, dei burkinabè, direttamente dove sono nati. Ciò è possibile lavorando insieme a loro, aiutandoli a credere che i sogni possano diventare realtà. Dal canto nostro, proviamo a dare loro gli strumenti per poter concretizzare queste ambizioni e la spinta giusta per incontrare sostenitori e, perché no, anche clienti”.

L’obiettivo dell’impresa sociale è, dunque, agire per rendere indipendenti economicamente le donne e i giovani anche oltre i confini nigeriani. “Ci piacerebbe – conclude Caterina Bortolussi – coinvolgere sempre più giovani perché diventino veicolo di cambiamento, contribuendo allo sviluppo sociale ed economico del proprio paese dove tutto può ancora succedere”. 

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)